2015-2025. Si chiude un cerchio

I primi numeri del Cielo sopra Esquilino, usciti nel 2015, sono un’interessante fotografia del rione. Cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale in questi dieci anni?
(Numero 57 – Bimestre gen-feb 2025 – Pagina 2,3)

Sono trascorsi esattamente 10 anni dal numero zero del Cielo sopra Esquilino. Era marzo 2015. Non è solo il numero degli anni a essere tondo. Protagonista delle prime uscite del giornale è infatti il Giubileo straordinario della Misericordia, che si sarebbe aperto a dicembre di quell’anno. Allora come oggi, il nostro rione si interrogava sui fastidi e i benefici che ne sarebbero derivati. Si chiude un cerchio, dunque, da Giubileo a Giubileo…
La copertina del numero di maggio titolava ‘Giubileo: fateci la grazia! – Il piano per Roma non può prescindere dall’Esquilino’. Molte delle ‘grazie’ invocate nell’articolo sono purtroppo ancora d’attualità: ‘facciamo in modo che il 2015 sia l’anno in cui i bus turistici tornano fuori dal centro e in cui per raggiungere gli aeroporti il treno sia più conveniente dei torpedoni inquinanti’ e ancora ‘fateci la grazia di non lasciare che i nostri condomini siano invasi da strutture ricettive irregolari’. Entrambi i temi saranno ripresi più volte e da punti di vista diversi quell’anno e i successivi, perché erano e restano di forte impatto sulla vita quotidiana dei residenti. Sui bus turistici e sui servizi di navette private da e verso Termini le battaglie di cittadini e associazioni continuano ancora oggi, ma senza risultati. Sul tema dell’overtourism e della regolamentazione dei B&B – questioni esplose negli ultimi anni a livello nazionale e internazionale – sembra che recentemente qualcosa si stia muovendo dal punto di vista normativo, come il Cielo ha raccontato in uno degli ultimi numeri, ma nel rione ormai quest’anno giubilare ha drammaticamente stritolato l’offerta degli affitti non turistici in favore degli affitti brevi.

Se alcune istituzioni culturali
hanno lasciato il rione, altre sono arrivate

Nel numero di novembre 2015 il Cielo dedicò spazio al Museo Nazionale di Arte Orientale, proponendo un’intervista al suo direttore, focalizzata sulla collezione e sul ruolo del museo nel nostro territorio. Del trasferimento da Palazzo Brancaccio al Pigorini all’Eur si faceva solo un breve accenno, essendo in quel momento una vaga ipotesi allo studio. Pochi anni dopo abbiamo visto com’è finita.
Per uno spazio di cultura che allora si chiuse, altri però sono nati. Villa Altieri, ad esempio, era stata da poco inaugurata come Palazzo della Cultura e della Memoria dopo i lavori di restauro, ma alla fine del 2015 il Cielo lamentava la situazione di stallo per cui la bella struttura restava ancora interdetta al pubblico. Ora la villa su viale Manzoni accoglie incontri, mostre e presentazioni, anche se un uso più regolare, ad esempio come sala studio, sarebbe stato auspicabile, data l’assenza di biblioteche nel rione.
Il nostro giornale registrava preoccupazioni anche sul destino del complesso cantiere di recupero dell’ex Ufficio d’igiene su via Merulana, da poco avviato dopo decenni di abbandono e vicende amministrative travagliate. Nonostante la partenza faticosa, a maggio 2018 è stato inaugurato Palazzo Merulana, che in poco tempo è diventato un polo culturale molto attivo e vissuto, aperto al territorio e alla città.
Più di recente, il rione si è arricchito anche di altri spazi come il Museo Ninfeo all’interno dell’Enpam e l’Accademia Costume & Moda negli ex magazzini MAS (si veda articolo a pag. 5); il Tempio di Minerva è stato restaurato ed è possibile visitarlo, anche se solo saltuariamente; è partito il cantiere nel palazzo dell’ex Zecca di Stato a via Principe Umberto e, a breve, verrà realizzato l’Urban Center a viale Manzoni. Appaiono invece come storie senza lieto fine alcuni capitoli irrisolti. Come quello dell’ex cinema Apollo su via Giolitti, delle cui vicende il Cielo si è occupato spesso in questi dieci anni. Nonostante le tante mobilitazioni e le proposte dei cittadini, il palazzo liberty non riesce (ancora) a rinascere e a diventare
un nuovo presidio di cultura e incontro. Eppure, facendo sistema con il teatro Ambra Jovinelli, piazza Pepe, la futura ‘nuova’ Zecca, il Tempio di Minerva, l’ala Mazzoniana di Termini e la chiesa di Santa Bibiana, potrebbe illuminare uno dei più affascinanti e problematici angoli del rione.

Occasioni mancate per un rione più verde

In quell’Anno Santo il giornale aveva ospitato fra le sue pagine anche altre proposte. Tra queste, il progetto per una ‘Trama Verde dell’Esquilino’, lanciato dal Comitato Piazza Vittorio Partecipata con l’idea di riconnettere i tanti spazi verdi del rione fra loro e con i principali monumenti, attraverso percorsi gradevoli, ombreggiati e sicuri per la mobilità pedonale e ciclabile. Un’altra proposta riguardava il Piano di Gestione del giardino di piazza Vittorio, anch’esso redatto dal Comitato ma mai formalmente adottato dal Comune.
Associazioni e volontari in questi anni hanno fatto la loro parte per la cura del verde, piantando alberi e fiori lungo le strade e curando gioielli come il parco Carlo Felice, il Giardino Confucio e quello di via Statilia, ma solo via Principe Amedeo, via di Porta Maggiore e, in parte, via Merulana hanno beneficiato di interventi pubblici per l’integrazione delle alberature dove non c’erano o non c’erano più. Speriamo che, un pezzetto alla volta, altre strade del rione diventino più verdi e piacevoli e che assi importanti come viale Manzoni possano finalmente beneficiare di un progetto complessivo che lo strappi dall’abbandono in cui giace da anni.
In questo senso un’altra occasione mancata è stata senz’altro il processo partecipato per la riqualificazione di via Carlo Alberto, di cui il Cielo scrive nel 2015, che si è chiuso senza la pianificazione di effettivi interventi da parte dell’amministrazione per quel tratto di strada su cui, solo qualche mese fa, sono stati abbattuti molti alberi e immediatamente messe a dimora nuove piante. Così come la nuova piazza dei Cinquecento davanti alla stazione Termini, che da progetto prevedeva filari di alberi e vegetazione ma che al momento risulta prevalentemente pavimentata.

Testimoni e testimonial
di questo inquieto Esquilino

Interessanti, in quei primissimi numeri del Cielo, anche due interviste che danno la misura di un cambiamento nella vivibilità del rione. Siamo nel periodo dei continui rinvii dei lavori nel giardino di piazza Vittorio, della battaglia per aprire i bagni pubblici nella casetta liberty (non ci siamo fatti mancare nemmeno questa!) e dell’eterno cantiere di piazza Dante, e lo scrittore Michele Masneri diceva ‘manca un vero e proprio punto di aggregazione, una ‘piazza’ anche metaforica’ e ancora ‘a piazza Vittorio sarebbe bello se sorgessero locali, ristoranti e bar anche per rivitalizzare i portici e i dintorni’. Era vero. Dieci anni dopo, quella piazza c’è eccome, ed è proprio il giardino, tra tavoli da ping-pong e sessioni di tai-chi, partitelle a calcio e bambini sui pattini, anziani seduti sulle panchine e rassegne di jazz da Horti, cinema all’aperto e presentazioni di libri. In questi anni hanno aperto anche diversi locali di buon livello che hanno riportato luce e vita sotto alcuni portici, insieme ad Esquilibri, la rassegna mensile dedicata ai libri usati e antichi che ormai è un appuntamento fisso per gli abitanti del rione e la città.
Molto critiche erano anche le parole di Nicola Lagioia, scrittore che vive all’Esquilino e che proprio quell’anno vinse il Premio Strega: ‘Per ora l’Esquilino è una delle tante occasioni sprecate di Roma’.
Anche se il potenziale del rione è senza dubbio ancora oggi compresso dai problemi che conosciamo bene, abbiamo avuto conferma che Lagioia è un grande estimatore di questo territorio, di cui riconosce l’energia e il percorso di rinascita, e che infatti ha scelto come sede per Multi, evento che unisce cultura e cibo, organizzato da Lucy e Slow Food Roma in giardino a settembre ormai da due anni.
In quei primi sei numeri del 2015 c’erano anche tutti gli altri temi di cui il Cielo si è occupato con attenzione e cura in questi 10 anni: i temi sociali, le sfide dell’inclusione, la pulizia e la cura, i cambiamenti del tessuto commerciale, la storia, le cucine del mondo, le comunità straniere, le sfide della mobilità, gli eventi e le iniziative culturali, le tantissime realtà associative e di volontariato che rendono questo rione così speciale, e tanto altro.
Un racconto, a tutto tondo e dall’interno, che ha cercato di illuminare in modo onesto e accurato ogni angolo di questo rione e di rendere conto della sua complessità. Una voce del rione e dal rione che, con le sue 57 uscite (più un numero zero) e le centinaia di articoli, ha tenuto aggiornati e informati noi ‘esquilini’ – quelli che nel rione ci sono nati, quelli che lo hanno scelto, quelli che ci hanno lasciato il cuore – del pezzo di strada e delle trasformazioni che in questi 10 anni il nostro pezzo di Roma ha compiuto.

Micol Pancaldi