A pochi passi dal Nuovo mercato Esquilino, un piccolo locale da 23 anni attira turisti e romani
(Numero 1 – Bimestre mag-giu 2015 – Pagina 8)
Fin da bambino nutrivo un notevole interesse per il viaggio. Mai pensato fosse necessario un lungo spostamento. A poco più di trent’anni penso il significato lo si possa ritrovare in molte esperienze. Persino il semplice immaginare può essere accolto da questa espressione così ampia.
L’Indian Fast Food. Forte dell’esperienza al Mercato Esquilino, vado verso la prima tappa del mio squisito viaggio tra culture. Sotto il riflesso di un sole primaverile, sbarco nel Nord del Punjab. Questo piccolo regno nell’India settentrionale concentra e diluisce la cultura indiana in maniera impeccabile. Sono nell’Indian Fast Food di Via Mamiani. Mi accolgono dei ragazzi molto gentili. Mi siedo ed ordino lenticchie e polpette di zucchine, riso bianco al posto del pane. Menu rigorosamente senza carne poiché l’induismo ha una forte pressione vegetariana. A ricordarmelo un Ganesh ricoperto di fiori colorati che mi scruta dal fondo della sala. Il mio piatto di lenticchie speziate è ottimo, ma l’obiettivo sono due chiacchiere con lo staff.
Aperto da 23 anni e conosciuto come tappa fissa per sedare la voglia di cibo etnico, ne colgo subito il successo dalla quantità non solo di loro connazionali, ma anche da curiosi turisti e tantissimi italiani. Credo sia questa la firma indelebile dell’accettazione commerciale del rione. Arriviamo al sodo: l’arte culinaria espressa in ogni pietanza. Poiché questo “fast food indiano” ha la caratteristica di essere totalmente veritiero rispetto alle proprie origini e di togliere solo una percentuale di piccante dalle ricette native che restano comunque molto saporite.
Tant’è che sapientemente su ogni tavolo troverete delle brocche d’acqua sempre piene, oasi e miraggio per i deboli di palato.
Forti nelle creazioni di saporiti antipasti. La pastella che regna si chiama Pakora: creata con farina di ceci e leggermente dorata in olio di girasole, va a ricoprire verdure o pollo cotti con aromi molto decisi. Il sapore è delizioso. Sorridendo uno dei ragazzi mi indica un altro prodotto: le Samosa se non erro, un impasto ripieno con piselli e spezie, buonissimo a mio avviso. A proposito di spezie, chiedo quante ne abbiano in cucina. Sorridendo, iniziano un elenco sterminato malcelando soddisfazione per tale ricchezza. Ne ricordo alcune: il famoso curry, l’immancabile peperoncino rosso fuoco, la curcuma, il coriandolo, il cardamomo, la cannella, i chiodi di garofano ed il quasi banale pepe a chiudere una lista così variopinta. Addento le polpette vegetariane dal sapore forte e deciso. Le spezie fanno il loro lavoro e rendono culinariamente artistiche semplici polpette di zucchine.
I dolci. Per completare il pranzo, l’occhio passa ad un bancone ricchissimo di dolci.
Chiedo come mai siano così tanti. La risposta è sicura: “è solo l’1 percento dei dolci che troverai in India!”. Accompagnata da un sorriso di regale rispetto verso tanta creatività. Un po’ di dolci ne capisco, ma osservare quanto si possa scoprire in poco più di 30 minuti, ad un passo da casa, mi emoziona. Il dolce più richiesto è il Burfi al pistacchio. Un sapore intenso, vagamente speziato, credo per via del cardamomo. Poi latte, farina di ceci, un paio di ingredienti segreti ed un sapore davvero ottimo. Sazio mi alzo e vado a pagare. Un’ultima domanda la butto lì quasi senza immaginare la risposta: “Ma Ganesh ha un dolce preferito?”. Un ragazzo si avvicina serio e con riverenza mi risponde: “Certo! Il Ladoo, è il suo dolce preferito!”. Sorpreso resterò con il dubbio e lascerò voi con la stessa curiosità per questo “divino” Ladoo, sperando andiate a far visita ad un piccolo tempio culinario così speciale. Esco riprendendo la via delle spezie, salutando con una stretta di mano i ragazzi del Fast Food indiano che senza dubbio incontrerò nuovamente.
Andrea Fassi