Centocinquanta anni fa veniva restituita alla pubblica devozione l’icona di Nostra Madre del Perpetuo Soccorso. Da giugno e per un anno sarà esposta nella chiesa dell’Esquilino
(Numero 3 – Bimestre nov-dic 2015 – Pagina 9)
Mentre tutti aspettano l’inizio del Giubileo della Misericordia, un altro anno giubilare è già in corso proprio all’Esquilino: quello dell’icona della Madonna del Perpetuo Soccorso. L’apertura è stata proclamata lo scorso giugno, con una cerimonia solenne e una processione che ha attraversato le vie del rione partendo dalla chiesa di Sant’Alfonso, dov’è conservata l’immagine sacra. Le celebrazioni dureranno fino al 27 giugno 2016.
Cos’è un’icona. Il termine icona deriva dal greco bizantino, si può tradurre in italiano con la parola immagine. Le icone sono immagini sacre dipinte su tavola. Le aree di maggiore produzione erano quelle bizantine e slave.
Storia della Madonna del Perpetuo soccorso. Alla fine del XV secolo l’icona arrivò a Roma grazie ad un mercante di Venezia che l’aveva portata via da una chiesa di Creta per non farla profanare. Durante il viaggio di ritorno, l’imbarcazione venne colpita da una tempesta, ma prodigiosamente tutti i passeggeri ne uscirono illesi.
Dopo una serie di vicissitudini, nel 1499 l’icona venne portata nella chiesa di San Matteo, dove la fama di immagine miracolosa divenne sempre più grande. Nel 1789 le truppe napoleoniche distrussero la chiesa e l’icona venne trasportata nella chiesa di Santa Maria in Posterula, dove cadde nell’oblio per una settantina di anni.
Nel dicembre del 1865, Papa Pio IX annunciò che l’icona sarebbe stata esposta nella chiesa di Sant’Alfonso, a quei tempi ancora in costruzione, tra le due basiliche giubilari di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano, proprio come aveva richiesto la Madonna. Alcuni anni prima i Missionari Redentoristi avevano acquistato il terreno su cui si trovavano le rovine della chiesa di San Matteo. Il Papa affidò loro la sacra immagine, con la raccomandazione di farla conoscere in tutto il mondo.
Il 26 aprile 1866, quasi 150 anni fa, l’immagine venne quindi trasportata nella nuova chiesa e, durante la processione da Santa Maria in Posterula, due ammalati guarirono miracolosamente.
Descrizione e simbologia. La tavola su cui è dipinta l’immagine di Maria misura 51,8 x 40,4 cm. In primo piano vediamo la Madonna con il bambino, Maria porge la mano destra a suo figlio che la stringe. Questo gesto simboleggia il soccorso che la Madonna porta a suo figlio (e all’umanità intera), che ha compreso il suo destino di passione e morte. Il bambino ha infatti visto gli strumenti portati dagli arcangeli Gabriele (la croce e i chiodi) e Michele (un contenitore con la lancia e la spugna). La paura viene espressa anche dal sandaletto sfilato che lascia vedere la pianta del piede di Gesù, segno della divinità incarnata.
Ogni colore in un’icona ha un significato: l’oro simboleggia la luce eterna ed il cielo, il blu e l’ocra rappresentano l’umanità, mentre il rosso e il verde la divinità. Come si vede Maria ha una tunica rossa, che indica la divinità, ma è ammantata da umanità (il blu del mantello), mentre viene sottolineata la natura divina di Cristo, con l’uso del verde, del rosso e dell’oro. Possiamo infine vedere delle lettere greche che identificano le figure presenti sulla scena: la Madonna Madre di Dio, gli arcangeli Gabriele e Michele e Gesù Cristo.
Se vi capita di passare accanto alla chiesa di Sant’Alfonso all’Esquilino, entrate ad ammirare questa splendida Immagine, che è anche una delle icone bizantine più venerate al mondo.
Antonia Niro