In una via del rione ogni giorno echeggiano ritmi e melodie grazie all’associazione ‘Scatola Sonora’ che tra note e spartiti, rappresenta un’isola di cultura
(Numero 3 – Bimestre nov-dic 2015 – Pagina 10)
Quando metti piede in via Ferruccio 32/b, l’età inizia a non contare più nulla. Qui ha sede l’associazione ‘Scatola Sonora’, un luogo unico nel rione Esquilino. Una volta entrati, non interessa se si è dei bambini, adulti nel bel mezzo della vita o anziani con diversi lustri alle spalle. La magia della musica si impossessa dell’animo di chiunque. Subito si riaccendono i ricordi, di chi uno strumento lo ha già avuto tra le mani, o i sogni, di chi, ancora senza esperienza, immagina magari un futuro su un palco o in un’orchestra.
Un’opportunità per tutti. Lo spiega bene il direttore Gian Luca Morseletto: “Chi viene qui trova un’offerta didattica riservata persino ai neonati, con lezioni collettive impartite secondo il metodo Gordon. In pratica – continua – si introducono le prime forme di espressione sfruttando la fascia di apprendimento del linguaggio, cioè viene insegnata la musica come se si ascoltasse una persona che parla. Se i bambini sono più grandi possono iniziare a studiare uno strumento in particolare, con la classica lezione frontale. A chi ha tra i 5 e i 6 anni si consigliano il pianoforte e gli strumenti ad arco, a chi ne ha tra i 7 e i 10 quelli a fiato, a seconda delle fantasie o delle esigenze”. Il livello da cui si inizia non interessa dal momento che ognuno ha un percorso personalizzato.
Un mondo variegato. Via Ferruccio ospita tre realtà diverse che si fondono in una sola. C’è un negozio che rifornisce musicisti provenienti da molte regioni del centro-sud, un’accademia rivolta a chi ha già una solida preparazione di base e come punta di diamante la scuola aperta a tutti, il cui nome rende evidente l’intenzione di legarsi al territorio in cui nasce e opera: Scuola di musica all’Esquilino. La maggior parte degli allievi, infatti, vive o frequenta le strade del rione e spesso sono intere famiglie a decidere di intraprendere un percorso di apprendimento. Capita così che nello stesso luogo si ritrovino figlio, genitore e nonno. E madri e padri non devono preoccuparsi se il bambino smetterà presto, la passione per la pratica musicale potrebbe tornare anche diversi decenni dopo.
Un’idea di successo. Inizialmente c’erano solo corsi di perfezionamento per chi era già diplomato al conservatorio e si apprestava ad entrare nell’ambito professionale. “Nel 2007 – racconta Morseletto – in seguito ad un riassetto societario mi sono trovato a gestire autonomamente negozio e parte didattica. Ho avuto l’intuizione di puntare molto di più sulla scuola, su una clientela che non fosse composta di professionisti. Mi interessava avere le persone che abitavano nel Rione e che casomai avevano poco a che fare con il mondo della musica. È stata una buona scelta dal momento che da allora gli allievi sono raddoppiati ogni anno, da 40 a oltre 400”.
Musica senza confini. L’Esquilino ha diverse positività e ricchezze, tra cui sicuramente il suo tratto caratteristico, la multi-culturalità. “Abbiamo diversi studenti francesi, inglesi, svizzeri e tedeschi – aggiunge -, anche perché nel resto d’Europa la sensibilità per la musica è più forte che in Italia. Nel tempo poi c’è stata una fortissima crescita degli allievi di origine cinese. Inizialmente le barriere linguistiche sembravano insormontabili, poi ho messo un cartello scrivendo “scuola di musica” con gli ideogrammi. Non è stato certo quello a risolvere tutto ma ha attivato quel passaparola su cui si basa la loro comunità, molto coesa. Le altre etnie, invece, come quelle indiana, bengalese e africana, non ci hanno preso ancora in considerazione, forse perché ci sono ostacoli economici”.
Una zona complicata. Decidere di stabilizzarsi e restare in questa parte della città comunque non è sempre scontato. “I problemi della zona li conoscono tutti. E la situazione peggiora la sera – afferma -, per la gente che la frequenta e per la pulizia delle strade. Questa è una negatività forte,perché per noi presentarsi bene anche all’esterno è fondamentale. Non posso nascondere che in molti ci identificano come un’isola felice, ma io vorrei essere invece parte di un continente. Siamo molto contenti di lavorare in questo rione, da qui non ci muoveremmo mai”.
Luca Mattei