Il centro sociale “Anziani Esquilino” è una realtà attiva più vitale che mai.
(Numero 6 – Bimestre mar-apr 2016 – Pagina 10)
Anziano a chi? “Ci capita di parlare con persone che dicono: “Io mi iscriverò, ma non ora. Sai, è per un problema psicologico, non mi sento ancora anziano”. Poi quando scoprono che il centro può essere frequentato da chi ha almeno 55 anni, viene loro un colpo perché, casomai, hanno già superato quell’età!”. Floriana Barile rappresenta appieno lo spirito del centro sociale “Anziani Esquilino” e non solo perché ne è la presidente: solare, sorridente, disponibile e attiva sui più svariati fronti, proprio come tutte le persone che incontro quando mi reco da loro.
La struttura. La sede del centro è situata in via San Quintino, a pochi passi dalla fermata della metro Manzoni ed è molto ampia. Dispone di numerose stanze, su due piani, ognuna delle quali organizzata per una particolare attività. In quella più grande si svolgono le lezioni di ballo di coppia o di gruppo, lo yoga e la ginnastica dolce. Altre più piccole dispongono di un biliardo o vari tavoli dove giocare a carte, vedere il televisore, leggere libri o semplicemente scambiare qualche chiacchiera. In una di queste ci sono anche dei computer, perché una delle sfide che gli anziani si sono posti è quella contro la tecnologia contemporanea e così ecco organizzati dei corsi per imparare a usare sia i pc sia i tablet. Il piazzale esterno, che affaccia sulla strada, è il luogo dove si svolgono le lezioni di tai chi e in estate diventa la meta ideale per stare un po’ al fresco. Le uniche occasioni per vedersi lontano dal centro sono, per ovvie ragioni, le esercitazioni in piscina, che avvengono nell’impianto sportivo “Bernardini” di Pietralata, e le ricorrenti gite ed escursioni, anche fuori dai confini di Roma e del Lazio.
Un impegno per il sociale. Tra le occupazioni più soddisfacenti, perché porta a dei risultati concreti, oltre al corso di bigiotteria, c’è la realizzazione delle pigotte, che va avanti da oltre cinque anni. Sono bambole di pezza commissionate dall’Unicef, che le vende alla cifra di 20 euro per beneficenza. Ogni mercoledì pomeriggio un gruppo di donne si riunisce attorno ad un tavolo e inizia a lavorare il materiale, proveniente dall’Olanda. Si tratta di inserire il cotone all’interno di una sagoma già pronta. È un lavoro semplice, che però rappresenta un modo unico di socializzare e stare insieme. Poi le bambole vengono ultimate dal fondo di assistenza per l’infanzia con i capelli e il vestito. Nel 2015 il centro ha realizzato ben 150 pigotte, un contributo notevole che può essere d’aiuto per dei bambini meno fortunati.
Uomini pigri. Quando Floriana Barile mi racconta entusiasta come avviene la creazione delle pigotte sottolinea l’impegno delle “signore”. Per cui le chiedo che fine abbiano fatto i “signori”. “Non ci sono i maschietti a fare le pigotte, credono che il cucito non sia un lavoro per loro. A dir la verità gli uomini fanno davvero poco in generale! Sono molto attivi solo nel biliardo, nei balli e nei tornei di scopa e burraco. Ma davvero in pochi collaborano nell’organizzazione. Tutti gli altri non spostano neanche una sedia!”.
Una gestione non facile. Stiamo parlando di un centro con 671 iscritti, con una frequenza giornaliera di circa 100 persone. A tenere le redini un comitato di gestione che si rinnova ogni tre anni, composto da presidente, vice-presidente e cinque consiglieri. Le difficoltà ci sono soprattutto sul lato finanziario. Il comune fornisce la struttura e le utenze, quali la luce e il riscaldamento, e consente che si svolgano alcune attività, come i corsi di ballo. Non riesce però a coprire tutte le altre necessità: dalla carta per la stampante, alla connessione a internet, fino alla manutenzione dei locali. L’iscrizione al centro poi è gratuita per cui non c’è nessun tipo di entrata finanziaria. “Abbiamo creato un’associazione, la quale ci consente di gestire delle risorse economiche con cui prenderci cura del centro; per farne parte bastano appena sei euro all’anno – spiega la presidente. Con il rinnovo della mia carica voglio battermi affinché sia possibile avere degli sponsor e sancire per regolamento una maggiore autonomia rispetto al municipio, come avviene nei centri anziani del Nord Italia”.
Luca Mattei