Un alimentari come quelli di una volta, in cui gustare panini farciti “da mille euro”
(Numero 6 – Bimestre mar-apr 2016 – Pagina 15)
Atterro a Roma molto presto. È da poco passata l’alba ed il taxi sfreccia veloce sulla Roma-Fiumicino. Ho molta fame e più la luce si fa spazio all’orizzonte più sento vuoto il mio stomaco. Devo ancora abituarmi ai ritmi dell’orario Italiano, infatti il mio abbondante appetito sembra attendere un pranzo faraonico e non una semplice colazione.
Arrivo all’Esquilino poco dopo le 7, il taxi mi lascia a via Cairoli e la fame è ormai insostenibile. Rifletto qualche secondo, non ho voglia di dolce. Cosa fare? Vincenzo!
L’alimentari all’angolo tra via Cairoli e Via Conte Verde mi viene subito in mente: lui è una delle voci fuori dal coro del rione. Ha risposto al veloce ed impetuoso cambiamento che viviamo quotidianamente a suon di qualità e semplicità. È lì dal ’59 e le sue radici nutrono persino bimbi cinesi che non possono fare a meno dei suoi panini all’olio. Vincenzo la sua battaglia l’ha vinta.
Entro e tutto è rimasto uguale: il negozio di alimentari “come una volta”. Il campanello tipico che avvisa dell’ingresso di un cliente attira l’attenzione su di me mentre la porta si chiude alle mie spalle.
Nel locale leggermente cupo si sente l’odore di pizza appena fatta, il pane caldo è in un grande contenitore che profuma di buono. Affettati pronti a trasformarsi in ripieni deliziosi giacciono silenziosi da un lato in una vecchia vetrina, ma è l’altro lato a rapirmi: semplici vaschette bianche prive di ornamenti cullano bontà preparate da Vincenzo e dalla moglie. Cicoria, spinaci, melanzane sott’olio, frittata fumante, pomodori ripieni, baccalà freschissimo. Il sapore prima di sentirlo sembra quasi di vederlo. Vincenzo mi accoglie come sempre con il sorriso e l’ironia calzate in una “parannanza” ormai sbiadita: “Andrea! Capiti come al solito al momento giusto! La vedi questa frittata? Dodici uova, salsiccetta, zucchine cipolla e io che la preparo…ti faccio un panino da 1000 euro oggi, senti qua!”. Mi mette di buon umore. E pensare che sta lì da quasi sessant’anni, conosceva persino il mio bisnonno Giovanni.
Entrano nel frattempo una mamma ed un bambino cinesi ed un ragazzo coreano. Vincenzo li saluta e propone un panino da 2000 euro, uno irresistibile da 1000 euro ed al piccolino un panino al latte con prosciutto da far invidia ai compagni. È il ritorno al passato del marketing, funziona deliziosamente.
Taglia intanto una fetta di frittata pesandola nella mia solita pagnotta integrale. Io sorrido, la nostalgia è svanita istantaneamente.
“Ti ci metto due cosette che ha fatto mia moglie, senti che profumo sti pomodori, senti!” sono pomodori ripieni, li adagia sopra la frittata dopo avermeli fatti passare lentamente sotto al naso. Il profumo è ottimo, ho l’acquolina in bocca.
“Va bene così Vincenzo, oggi salto le melanzane e gli spinaci, hai vinto tu”, faccio io anche se mangerei le sue melanzane a colazione, pranzo e cena. Vincenzo da quell’angolo di Esquilino ha visto mutare il nostro rione inesorabilmente. Ha visto i cambiamenti e li ha subiti ma, con quella luce antica del locale immutato, ha irradiato ogni etnia giunta fin qui, nel bene e nel male. Le sue radici forti non si sono mosse. Anzi. “Ci vuoi due olivette piccantine?”. Mi chiede con le olive ormai già nel panino.
“Vai sì, grazie. Lo sa che mi piacciono”. Il capolavoro è pronto. “Non uscire di qui senza averlo assaggiato, senti che roba!”. Lo addento senza farmelo ripetere. La frittata è squisita, soffice e ben cotta sa di uovo al punto giusto. Ecco il sapore degli ingredienti di un piatto preparato pensando ai nipoti che crescono. Il tutto condito con grande dedizione. Non c’è Master Chef che tenga: il panino è questo, punto.
“È buonissimo, come sempre” lo dico con il cuore, perché è vero.
Infatti mi sorride compiaciuto, come chi già conosceva la risposta. “Bentornato! Ci vediamo domani a colazione allora!” Mi saluta e sparisce nel retrobottega.
Eh sì, io non faccio colazione al bar, ma da Vincenzo. “A domani Vincè e grazie”.
Esco. Un pezzo di storia dell’Esquilino è qui e domani mi aspetta con cicoria ripassata in padella, melanzane sottolio e pane appena fatto. Sono a casa.
Andrea Fassi