Il giornalista autore di Suburra racconta il suo rapporto con il rione
(Numero 7 – Bimestre mag-giu 2016 – Pagina 6)
Cosa ne pensi in generale dell’Esquilino?
Mi piace il fatto che il rione sia di tipo europeo, con molti abitanti di diverse etnie, anche di seconda e terza generazione. Questa forte presenza ha contribuito a creare nei residenti una maggiore disponibilità e tolleranza nei confronti delle altre culture. Però nello stesso tempo credo che abbia subito un profondo degrado e sia stato considerato un angolo perduto della città e mai come una parte importante del centro storico. Prima era abitato soprattutto da anziani, e gli edifici erano un po’ abbandonati, poi vi è stato un cambiamento: sono arrivati i giovani, ma anche un grosso afflusso di immigrati, che hanno modificato la sua composizione sociale. Un fattore positivo è stato lo spostamento del mercato, che ha liberato piazza Vittorio e permesso un più facile accesso al giardino. Negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo degrado dovuto alla mancanza di un progetto qualificante di integrazione culturale e nessuna attenzione è stata data al decoro, alla pulizia, alle regole sul commercio. C’è stato un esorbitante incremento di traffico, al quale si è aggiunto anche quello deviato recentemente dal Colosseo.
Cosa dovrebbero fare le istituzioni per riqualificare il rione?
Un’amministrazione, nonostante i vincoli rappresentati dalle scarse risorse finanziarie, dovrebbe decidere su quali aree della città investire. E penso che l’Esquilino, per la sua bellezza architettonica e la sua importanza storica e urbanistica, meriterebbe una maggiore attenzione. Dovrebbe essere considerato un rione “a statuto speciale”, con un progetto di grande respiro strategico: liberarlo dal traffico, incentivare l’apertura di negozi di qualità, anche con detrazioni ed agevolazioni fiscali, dovrebbe esserci un miglioramento del decoro urbano, che coinvolga condomini e negozi.
Negli ultimi tempi si assiste alla proliferazione di minimarket, gestiti soprattutto da bengalesi, che hanno contribuito all’impoverimento dell’offerta commerciale.
Negli anni passati si è assistito all’aumento di negozi di abbigliamento gestiti da cinesi, i quali usavano questi locali come magazzini. Con la delibera comunale che condizionava l’apertura di esercizi commerciali al mantenimento della destinazione d’uso, i negozi cinesi sono diminuiti e al loro posto si è assistito al moltiplicarsi di minimarket, alimentari, tavole calde, che per l’apertura non hanno bisogno di autorizzazioni. Molti di loro svolgeranno la loro attività in modo legale, ma certo è che se si vede un negozio quasi sempre deserto e che perdura molti anni, qualche sospetto di riciclaggio viene!
Ti sei sempre occupato di inchieste scottanti come la mafia sul litorale romano, la criminalità organizzata e Mafia Capitale. Credi che anche all’Esquilino ci siano state infiltrazioni di questo tipo?
Nessuna zona di Roma si può dire immune dal fenomeno. All’Esquilino non era difficile vedere persone di un certo rilievo appartenenti alla camorra napoletana, tra cui anche i Casalesi. D’altra parte in una zona con forte presenza di esercizi commerciali, la criminalità organizzata trova grandi potenzialità di affari.
Nonostante all’Esquilino abitino varie personalità del mondo della cultura non sembra riescano a costituire una forza propulsiva per un rilancio del rione. Perché secondo te?
Su questo terreno ognuno ha le sue responsabilità. Ma certo, se il municipio convocasse due tre volte l’anno degli incontri, una sorta di “stati generali degli intellettuali” che vivono nel rione forse qualche idea verrebbe fuori. Come anche potrebbero cercare un loro maggiore coinvolgimento in iniziative culturali.
? una buona idea insediare i Servizi Segreti nell’ex palazzo delle Poste di piazza Dante?
Ritengo che in una città metropolitana le funzioni pubbliche dovrebbero essere decentrate, come succede nel resto d’Europa e negli Stati Uniti. La nuova sede dell’intelligence italiana è un ufficio pesante per i numeri che porta (dipendenti, traffico, indotto). Certo è più comodo per chi lavora essere vicino agli uffici della politica, ma per la razionalizzazione della città non mi pare una grande idea.
Per finire, una tua considerazione sul caso Regeni, per il quale ti stai molto impegnando.
Sintetizzando posso dire che il regime militare sta mostrando il suo vero volto. Forse dovremmo chiederci cosa sia oggi l’Egitto dopo l’ultimo colpo di Stato. È chiaro che di fronte a questi episodi, ragioni di opportunità economiche, strategiche e militari entrino in contrasto con la difesa dei diritti umani. Lo Stato italiano però dovrebbe fare scelte più coraggiose. Questa potrebbe essere l’occasione.
Paola Romagna, Maria Grazia Sentinelli