Considerazioni minime sul trasporto pubblico più caotico d’Italia
(Numero 9 – Bimestre nov-dic 2016 – Pagina 2)
A fianco dei “pizzardoni”, i vigili urbani della Capitale, l’automobilista romano deve fare attenzione anche ai funzionari dell’Atac. Complice il traffico e il caos dei parcheggi in città, questi operatori hanno una discreta mole di lavoro al pari della polizia locale. Le contravvenzioni elevate più frequenti sono per coloro che parcheggiano negli spazi adibiti alle fermate degli autobus. ? giusto pagare e stare attenti a non ricadere nell’errore ma, la domanda che forse in tanti si saranno posti è: che fine fanno gli introiti delle multe? Infatti, se è vero che vanno al Comune, allora perché si è costretti a pagare sul conto corrente intestato all’Atac? In questo caso l’Atac risulterebbe solo come “concessionaria”. Oppure dobbiamo pensare che ciascuna piccola somma finisca nell’immenso mare del debito della municipalizzata dei trasporti?
Tanta confusione. Se così fosse dispiacerebbe molto, non solo per la confusione che c’è tra occupazione di suolo pubblico e fornitura di un servizio di trasporto, ma soprattutto perché non si rispetta il Codice della Strada che destina i proventi delle contravvenzioni alla sicurezza e all’educazione stradale. Un po’ di confusione sorge spontanea su chi debba provvedere alla segnaletica di fermata (sicurezza), se il Comune o l’Atac, dal momento che quest’ultima non ha mai provveduto a fare educazione stradale. C’è poi un’altra questione non da poco. L’arredo di fermata non è fatto di sola segnaletica orizzontale o di pensiline: ci sono le tabelle delle linee dei mezzi che effettuano la fermata. Ma le tabelle sono il più delle volte illeggibili perché scritte con caratteri piccoli, spesso con riferimento a fermate con nomi abbreviati che solo esperti solutori di parole crociate sanno interpretare. Inoltre di frequente non sono le uniche. Nella stessa fermata, infatti, sono due o tre montate su pali distanti almeno tre metri l’uno dall’altro. A questo punto viene da suggerire: se si provasse a indicare i nomi delle sole fermate prossime nel senso di marcia, omettendo quelle già passate? Ed infine: se specializzassimo le tabelle in corse ordinarie, celeri, notturne ecc.? Ne gioverebbe la segnaletica e sicuramente chi sopporta i disservizi dei mezzi pubblici.
Un’ultima proposta. In genere le fermate dei mezzi pubblici distano le una dalle altre circa 300 metri, 150 metri a destra e 150 metri a sinistra dalla fermata. Non si potrebbe affidare la manutenzione di queste piccole cose ai condomìni frontalieri o a associazioni di volontari (meglio se ragazzi giovani) “amici del tram” ed ex dipendenti Atac? Le spese, di mano d’opera e di materiali, potrebbero essere coperte dalle contravvenzioni che loro stessi potrebbero elevare. Cosa peraltro prevista nella forma di contratti a termine, dall’art. 208 del Codice della strada, che definisce, forse troppo pignolescamente, la destinazione dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie.
Carlo Di Carlo