Lo spazio di via Bixio è probabilmente il primo in Italia dedicato ai documentari di qualità
(Numero 14 – Bimestre lug-ago 2017 – Pagina 7)
Delle vicende legate alla struttura dell’ex cinema Apollo vi abbiamo già parlato nel numero 11 del nostro giornale. Ciò che ancora non vi abbiamo raccontato è che, nei giorni in cui si combatteva per impedire la trasformazione in una sala bingo dei locali di via Cairoli, iniziava una storia che continua ancora oggi. I promotori dell’allora ‘Comitato Apollo 11’ hanno infatti dato vita ad un nuovo spazio in via Bixio 80/A, il ‘Piccolo Apollo’. In attesa e nella speranza di poter far rivivere l’Apollo, quello vero. “Mediante un accordo con l’Istituto Galilei – dice Agostino Ferrente, principale animatore dello spazio – abbiamo potuto gestire un seminterrato adibito a deposito di materiali vari. A nostre spese l’abbiamo ripulito, risistemato nel rispetto di tutte le norme di sicurezza e, con tanta fatica, adibito a centro di promozione culturale, cinematografica, letteraria e musicale. Abbiamo realizzato in piccolo quello che avremmo voluto fare in grande con l’Apollo”.
Racconti dal vero. Il centro, che ora si chiama ‘Apollo 11’, come l’associazione, offre cinema doc e d’autore (vere e proprie ‘prime’ ed ‘esclusive’ romane di film d’essai), rassegne cinematografiche, festival di letteratura, concerti, incontri e tantissime altre iniziative realizzate in gemellaggio con le più attive associazioni di promozione sociale.
L’attività che più caratterizza questo spazio è la proiezione di documentari accompagnati da incontri con gli autori e le altre figure professionali impegnate nella loro realizzazione, con esperti dei ‘temi’ trattati dai film, e spesso anche con scrittori, musicisti e altri artisti che offrono la loro performance a sostegno dell’opera.
La rassegna ora curata da Giacomo Ravesi e denominata ‘Racconti dal vero’ va avanti da 15 anni ed è la più longeva d’Italia. Rappresenta una sorta di festival permanente del documentario d’autore internazionale e ospita autori che hanno ricevuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali. I film sono sempre proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Un passaggio culturale. Si può ben dire che l’Apollo 11 abbia dato un fondamentale contributo allo ‘sdoganamento’ del documentario che, se un tempo veniva inteso dal pubblico solo nella sua accezione storica e naturalistica, è stato conosciuto via via per la dimensione più narrativa. L’idea ha funzionato tanto che il docufilm oggi è apprezzato anche dal grande pubblico. Apollo 11 ha tra l’altro esportato l’idea, e in tutta Italia sono nate esperienze analoghe, dando vita in tal modo ad una rete di diffusione più ampia. Secondo Ferrente “questa ripresa del documentario è frutto del lavoro svolto negli anni da festival, associazioni di autori, università, giornalisti specializzati e, soprattutto, cineclub come il nostro, che hanno mostrato la bellezza di queste opere. Evidentemente la fiction negli ultimi anni era diventata – ma per fortuna si sta riprendendo – un po’ standardizzata e ripetitiva. Si è sentito pertanto il bisogno di un bagno nella realtà: la caratteristica del film documentario è infatti far parlare personaggi reali che interrogano se stessi, raccontando le loro storie”.
E poi c’è la letteratura. In media una volta al mese si tiene una ‘Festa romana’. Lettori appassionati si trovano insieme per festeggiare uno scrittore che amano. Spesso si tratta a loro volta di artisti, giornalisti, attori ma anche di persone comuni che si ritrovano a tu per tu in sala con il proprio beniamino e gli leggono ad alta voce i brani che amano di più delle sue opere. Poco a poco si crea un clima di una festa vera, cioè un momento di dono e di piacere reciproco che, non a caso, gli ideatori hanno definito ‘godimento pubblico letterario’. All’iniziativa curata da Gianfranco Anzini, Daniele Mazzoli e Raffaello Leboroni hanno partecipato, tra gli altri, Stefano Benni, Gianni Celati, Patrizia Cavalli, Paolo Nori, Carlo Bordini, Edoardo Albiati, Fabio Genovesi, Giuliano Scabia.
Il sogno rimane. Certo per Ferrente la rinascita del grande Apollo rimane un obiettivo o forse è meglio dire ‘un sogno’: creare un grande polo di produzione e promozione culturale che darebbe un grande slancio alla riqualificazione non solo dell’Esquilino ma di tutta la città. “Quello che le istituzioni non capiscono – dice – è l’importanza di utilizzare le energie che provengono dai territori. I cittadini e le associazioni conoscono e amano gli spazi del rione, e spesso dimostrano di saperli valorizzare mettendo a disposizione, per lo più volontaristicamente, il loro tempo, le loro competenze, la loro passione, le loro relazioni sociali, in un’ottica che non sia solo quella del profitto”.
Un’attività di valore. Lo spazio è sempre molto frequentato, ogni giorno della settimana. Il biglietto di accesso ad ogni tipo di avvenimento costa solo 5 euro, oltre la tessera annua dell’associazione. L’incasso serve a coprire le spese di gestione e l’affitto non proprio economico che la Città Metropolitana riscuote a tutt’oggi, nonostante tutta questa attività socio-culturale avvenga in un locale che originariamente era devastato ed inutilizzato. Ancora oggi tutto si regge grazie all’impegno volontario di molte persone che amano il cinema e il territorio.
“L’Apollo – osserva Ferrente – opera in un rione in cui questo lavoro dovrebbe valere molto di più, considerando il rischio di degrado e derive xenofobe. In mancanza di contributi economici sarebbe bello un impegno da parte delle istituzioni, dalla Regione al Comune fino al I Municipio, se non altro a divulgare e promuovere le attività che ci autofinanziamo”.
Paola Romagna, Maria Grazia Sentinelli