Ogni primo sabato e domenica del mese, nella chiesa è possibile viaggiare nel tempo
(Numero 15 – Bimestre nov-dic 2017 – Pagina 8)
Il 15 giugno, giorno in cui la Chiesa cattolica ricorda il martirio di San Vito, dopo la messa tenuta dal monsignor Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare del settore Roma Centro, è stato finalmente riaperto al pubblico un importante sito archeologico del nostro rione: la cripta sottostante la chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia. “Era chiusa da una decina di anni per lavori di messa in sicurezza e rifacimento dell’impianto elettrico – ci racconta il parroco, don Pasquale Magnini – c’era una grande attesa al riguardo: la sera dell’apertura ci saranno state almeno 100-150 persone in fila per visitare il sito”.
Un viaggio nella storia. Tutto ha inizio negli anni ’70 del secolo scorso, quando si decise di restaurare la chiesa e la casa parrocchiale. “Il sito è stato scoperto durante il restauro avvenuto tra il 1973 ed il 1977, in occasione del quinto centenario della chiesa fatta costruire da Sisto IV (1477, n.d.r.)”. L’area è soggetto di studi dato che si trova su un punto che presenta vari problemi di topografia sia tardo antica che romana, e gli scavi hanno subito dato frutti: subito sotto il pavimento, sono state rinvenute delle strutture rinascimentali risalenti ai lavori voluti da Papa Sisto IV, il quale fece costruire l’attuale chiesa accanto ad una precedente che era in rovina. Al di sotto di questo strato sono state trovate delle fondazioni medioevali, legate alla struttura della casa parrocchiale. Di epoca romano-tardo antica è il terzo strato, in cui sono stati trovati resti di una struttura in mattoni e due tombe.
Vecchie mura e acquedotti. Grazie agli scavi si sono approfondite le conoscenze sulla cinta muraria serviana (risalente al VI secolo a.C.), di cui sono state rinvenute nuove parti, e sull’ubicazione di un antico varco (che andava in senso nord-sud) e che potrebbe essere identificato con la prima Porta Esquilina (di epoca repubblicana). E’ possibile vedere un tratto di basolato della strada romana (in asse con la chiesa) che probabilmente passava sotto il terzo fornice della Porta Esquilina di epoca giulio-claudia ed in seguito conosciuta come Arco di Gallieno.
Sono state inoltre rinvenute delle opere idrauliche (tra cui il castellum aquae) legate all’acquedotto dell’Anio Vetus, in questo modo le fonti scritte vengono confermate da quelle archeologiche. Un autore antico, Frontino, che scrisse un’importante opera sugli acquedotti, affermava che una parte del percorso dell’Anio Vetus attraversava la Porta Esquilina, ma fino agli anni settanta non vi erano evidenze archeologiche a riprova di ciò.
L’epoca tardo antica e medioevale. Tra il castellum aquae e le mura di epoca serviana sono stati trovati degli elementi architettonici di un ambiente che dovrebbe risalire al IV secolo d.C. Sempre all’epoca tardo antica risalgono due tombe con copertura a cappuccina (questo tipo di copertura era realizzato con delle tegole disposte a doppio spiovente e con eventuali coppi che coprivano le congiunzioni tra le tegole). E’ possibile datare queste tombe all’epoca costantiniana (IV secolo d.C.) grazie al monogramma riportato sul bollo delle tegole. Sono stati scoperti anche i resti medievali della chiesa, ricostruita in seguito da Papa Sisto IV.
Il macello di Livia. Nella prima epoca imperiale, Augusto dedica un macellum (un complesso commerciale) a sua moglie Livia. Di questo edificio si hanno testimonianze epigrafiche e si sa che era ubicato sul monte Esquilino. Sulla sua precisa posizione non si hanno notizie certe, ma grazie al Liber Pontificalis, opera che raccoglie le biografie dei Papi fino alla fine del XV secolo, si possono desumere delle informazioni su questo monumento. Infatti nella vita di Papa Leone II (795-816) si menziona la Chiesa di San Vito come “in Macello”. Inoltre anche la Basilica di Santa Maria Maggiore viene descritta come “iuxta macellum Libiae” (affianco al mercato di Libia). Se ne potrebbe dunque dedurre che il Macellum Liviae si trovasse in una zona prossima alle due chiese, ma ad oggi ancora non si ha certezza sulla precisa ubicazione.
Progetti per il futuro. Nell’attesa che gli studi più recenti possano rivelare nuove pagine della storia del nostro rione, la parrocchia continua a lavorare per valorizzare e rendere fruibile il sito. “Abbiamo iniziato a fare ricerche presso musei e biblioteche – racconta don Pasquale – a studiare per cercare di capire e rendere sempre più appetibile la visita. Stiamo chiedendo alle persone anziane del rione foto della precedente sistemazione della chiesa con l’ingresso sulla piazzetta (anni 1900-1970)”. Chissà che proprio tra i lettori de Il Cielo sopra Esquilino non ci sia chi conserva queste foto.
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PER VISITARE LA CRIPTA:
Orario provvisorio di apertura del sito archeologico
Il primo sabato del mese dalle 9:00 alle 12:00
La prima domenica del mese dalle 16:00 alle 19:00
Per ulteriori informazioni:
cripta.sanvito@gmail.com – www.sanvito-roma.it
Antonia Niro