Il mondo a scuola Num.15

(Numero 15 – Bimestre nov-dic 2017 – Pagina 14)

LYA RITORNA A SCUOLA
Il 9 maggio è venuta a trovarci la nonna di Livia, una dolcissima signora di 92 anni.
L’abbiamo invitata perché è stata alunna della nostra scuola.
E’ nata il 5 febbraio 1925 e ha frequentato la Di Donato dal 1931 il 1936, al tempo del fascismo.
Ci ha raccontato del suo tempo rispondendo alle nostre domande.
A volte, se le affiorava un ricordo, parlava a ruota libera per non farsi scappare parole e immagini che aveva da tempo riposto in un angolo della sua memoria.
Di seguito riportiamo le nostre domande e le sue risposte.
In caratteri diversi i ricordi improvvisi, anche slegati dalla domanda.
1) Cosa ti è sembrato quando sei arrivata a scuola? E’ cambiata molto da quando la frequentavi?
L’impatto è stato relativo, ma certo un po’ di impressione lo fa.
2) E’ cambiata dentro?
Sì, i banchi avevano il piano che si alzava.
C’era l’inchiostro e faceva certe macchie quando scrivevamo…
Se ci avessi pensato, avrei portato anche i quaderni; chissà dove saranno.
3) A quei tempi i bambini come si vestivano?
Era obbligatorio il grembiule e c’era, se ricordo bene, qualcosa di ricamato sotto.
La divisa si metteva nelle grandi occasioni.
La piccola italiana portava la gonna con pieghe profonde, la camicetta bianca e una cravattina.
Essere fasciste ci dava un tono, ci faceva dare delle arie, si dava molto spazio alla ginnastica.
La classe fermentava quando c’era la ginnastica e ci portavano in cortile.
Anche se il papà era antifascista si è dovuto fare la tessera fascista; appena ha saputo che la guerra era finita l’ha strappata subito.
Bisognava stare attenti come ci si comportava, altrimenti erano guai.
Io avevo una compagna ebrea seduta vicino a me; venne la bidella e la chiamò per portarla in segreteria e da allora non l’abbiamo più vista.
Era piccolina e magretta, faceva tanta tenerezza.
Papà mi spiegò il perché l’avevano chiamata.
Gli ebrei…non sapevamo neanche che esistessero gli ebrei.
Non esisteva la libertà, era tutto incanalato..
Io ho fatto l’università e l’università la facevano in pochi. Mussolini era capace di entusiasmare le folle
Ascoltavamo Radio Londra perché trasmettevano i bollettini di guerra in italiano.
Nel 1938 venne Hitler in visita e in via dei Fori Imperiali prepararono una parata.
Il mio papà raccontò che qualche giorno prima dell’arrivo di Hitler si vedevano vecchie case medievali in via dei fori imperiali.
Per accoglierlo nella parata hanno tirato su un muro finto , dipingendo finte finestre e lampadari per coprirle e non farlo vedere a Hitler .
Era meglio non avere a che fare con la polizia fascista.
4) Come si chiamava il preside?
Ceccarelli…era un bell’uomo.
5) E la maestra?
Maria Nota
6) Quali materie si studiavano?
Le materie che si studiavano erano: lettura espressiva, recitazione, ortografia, aritmetica e contabilità, nozioni varie geografia storia scienze nozioni di igiene nozioni diritto economia educazione fisica lavori domestici e manuali disciplina pulizia della persona.
7) Nelle aule c’erano i cartelloni?
C’era la carta geografica, si studiava diversamente.
8) Si davano i compiti a casa?
Certamente. Si davano canzoni da imparare a memoria, come “Giovinezza primavera di bellezza.”
9) C’erano le punizioni?
I bambini si mandavano dietro alla lavagna.
10) Le maestre erano gentili?
Certamente
11) Se sbagliavi cosa facevano?
Niente, ti mettevano un brutto voto
12) Quanto durava la scuola?
Quattro ore
13) C’era la mensa?
Non ricordo se c’era, io non ci sono mai andata.
A questo punto un nostro compagno dice
Mio nonno è venuto alla Di Donato ed è nato nel 1926 e anche lui aveva la tessera
La nonna di Livia risponde
E’ improbabile che ci siamo incontrati perché all’epoca c’erano classi maschili e femminili.
14) La ricreazione durava tanto o poco?
La ricreazione la ricordo poco, ricordo i momenti dello sport in cortile e il canto al teatro.
15) A che ora si entrava a scuola?
Alle 8.30
16) Giocavate per strada?
No, davanti casa sì e facevamo la campana
17) Quanti eravate in classe?
Una trentina e forse più.
Tra compagne non c’era confidenza e nemmeno con l’insegnante.
La maestra entrava e spiegava, chi faceva il monello dietro alla lavagna.
18) Un bambino in difficoltà come faceva?
Non me lo ricordo, penso che c’erano le bocciature.
Ricordo i termosifoni spenti, andavamo a scuola con il cappotto e ci mettevamo sotto le braccia dal freddo. La maestra portava lo scaldino.
19) Se uno stava male chiamavano i genitori?
Prima chiamavano la bidella, se poteva risolvere bene altrimenti chiamavano i genitori.
20) Quale era la tua materia preferita?
Mi piaceva tanto la poesia.
21) Si facevano le feste in classe?
No.
Al termine dell’intervista abbiamo ringraziato e salutato nonna Lya.
Quando è tornata a casa ha detto:
“Sono contenta di essere vissuta fino adesso perché ho potuto vivere questa bellissima esperienza”.
Grazie nonna Lya
Classe III-C

Alunni Di Donato