Sacrificata alle esigenze della Roma moderna anche la villa dell’aristocratica famiglia di Narni
(Numero 18 – Bimestre mar-apr 2018 – Pagina 9)
La decisione di papa Pio IX Mastai Ferretti di localizzare la stazione centrale nella zona prospiciente le Terme di Diocleziano e di ricongiungere le diverse linee ferroviarie – la Pio-Latina (la Roma-Frascati) e la Pio-Centrale (la Roma-Civitavecchia) – aveva creato un certo “scompiglio” nell’assetto dell’area, per la realizzare di un ponte sulla via di San Lorenzo, la deviazione di via di Santa Bibiana e lo scavalco della via Labicana. La necessità di garantire adeguati spazi al fascione di binari che portavano i treni alla stazione centrale di Termini aveva completato lo “scompiglio” del territorio.
Villa Sacripanti, era “sparita” del tutto, “sommersa” e sopraffatta dalla “penetrazione” delle linee ferroviarie che si attestavano nell’area di Termini dopo essere entrate inframoenia vicino a Porta Maggiore.
Nei pressi di Porta San Lorenzo. Posizionata sul versante orientale del territorio esquilino, con una superfice di quasi 44 mila metri quadrati, Villa Sacripanti occupava quella parte dell’isolato che dalla via di Santa Croce in Gerusalemme, all’altezza della chiesa e convento di Sant’Eusebio, si spingeva verso le Mura Aureliane, sino alla Porta San Lorenzo. Il suddetto isolato, fortemente allungato in direzione est-ovest, si sviluppava tra due vie quasi parallele tra loro – la vecchia via di San Lorenzo e la non più esistente via di Santa Bibiana – che si restringevano nella parte più vicina alla Porta di San Lorenzo, in prossimità della quale il terreno si regolarizzava “in forma di trapezio isoscele”. Oltre alla villa Sacripanti, che ne occupava la terza parte, l’isolato comprendeva per i restanti due terzi anche i terreni di pertinenza del convento di Sant’Eusebio.
La famiglia. I Sacripanti, che godevano del titolo nobiliare di marchesi, erano giunti a Roma da Narni nella seconda metà del Seicento, a seguito di Giuseppe Sacripanti (1642-1727), valente giurista di grande ingegno e di grandi virtù,”uno dei più eccellenti avvocati della Curia romana” e canonico della basilica di San Giovanni in Laterano, figlio di Giacinto Sacripanti e Vittoria de Basilis. Forse proprio la vicinanza alla basilica lateranense aveva spinto la famiglia Sacripanti ad acquistare dalla famiglia Nuñez una loro tenuta che si trovava nei pressi di Porta San Lorenzo. Dotata di Casino nobile, i Sacripanti lo ristrutturano come villa patrizia suburbana, così come avevano già fatto per il palazzo di città, acquistato a piazza Fiammetta nel rione Ponte per destinarlo a residenza di famiglia.
La Villa. L’entrata principale venne organizzata sul piazzale di Porta San Lorenzo dove si trovava il portale di accesso alla tenuta. Un viale portava al Casino nobile, posto al centro di un ampio piazzale di forma circolare. Tale viale, attraversando tutta la proprietà, continuava sino alla via di Santa Bibiana, svolgendosi in diagonale rispetto alla giacitura del lotto. A tale viale longitudinale si agganciavano in maniera regolare e geometrica altri due viali trasversali, paralleli tra loro, che portavano tutti ai viali di circonvallazione. Questi correvano poi internamente, lungo il muro di recinzione e quindi facilmente all’esterno della tenuta, nelle diverse direzioni, sino alle strade di bordo costituite da via di Porta San Lorenzo, sul lato nord, e via di Santa Bibiana, sul lato sud ed est. I viali dividevano la tenuta in tanti settori fortemente parcellizzati, collegandone la parte di rappresentanza con la porzione rustica del lotto, destinata alla coltivazione e costituita da terreno ortivo, per quasi otto mila metri quadrati, e terreno vignato, ripartito in appezzamenti diversi, per oltre 34 mila metri quadrati. Frammenti di costruzioni altomedievali appartenenti al periodo di papa Simplicio (468-483) si intravedevano qua e là, secondo il gusto antiquario del periodo.
Alti prelati nella Curia romana. Furono diversi gli esponenti della famiglia Sacripanti ad avere ruoli di primo piano nell’apparato amministrativo dello Stato della Chiesa. Tra questi lo stesso Giuseppe Sacripanti, che nel Concistoro del 12 dicembre 1695 venne elevato cardinale prete da papa Innocenzo XII con il titolo di Santa Maria in Traspontina (diventando anche prefetto delle Sacre Congregazioni del Concilio e di Propaganda Fide e Camerlengo del Sacro Collegio Cardinalizio tra il 1705 ed 1706). Il fratello, che fu avvocato Concistoriale, ed il nipote Carlo Maria Sacripanti (1689-1758) che raggiunse a sua volta, nel 1739, la porpora cardinalizia con papa Clemente XII Corsini (e nel conclave del 1758, dopo la morte di Benedetto XIV Lambertini, fu in gara per il soglio papale, ricevendo notevoli suffragi).
Una villa ormai scomparsa. Dopo il 1870, quando l’esigenza di provvedere alle infrastrutture per fare di Roma una grande capitale europea prevalsero – con il marchese Filippo Sacripanti ultimo proprietario – villa Sacripanti, sottoposta ad esproprio, venne del tutto smantellata, perdendosi così anche la memoria di essa. Se in questa sede se ne raccontano le vicende non è per un facile esercizio di erudizione ma per dare conto della stratificazione del nostro territorio, che nello spessore della sua storia ritrova i caratteri identitari più significativi.
Carmelo G. Severino