In alcune città europee, come pure a Napoli, sono una realtà da molto tempo. Finalmente, anche a Roma sono state inaugurate le prime “stazioni metropolitane-museo”
(Numero 21 – Bimestre nov-dic 2018 – Pagina 6)
In città come Napoli e Atene, alcune stazioni della metropolitana sono dei veri musei con allestimenti di arte contemporanea e di reperti archeologici. A Napoli le stazioni di questo “circuito museale” sono ben 15 e tra le opere di artisti contemporanei di fama nazionale e non, si possono ammirare reperti che vanno dal neolitico fino all’età moderna.
Come ben sappiamo, anche e soprattutto a Roma nel corso di lavori che richiedono scavi, ci si imbatte spesso in manufatti e resti di edifici antichi. Così è successo anche nel caso dei lavori effettuati per la fermata San Giovanni della metro C e della fermata Manzoni della metro A.
Un’area frequentata da secoli. Circa 11 anni fa (nell’ottobre del 2007), la stazione della metro Manzoni riapre con un piccolo, ma significativo allestimento museale. I reperti provengono dagli scavi realizzati durante i lavori di ristrutturazione della metro e di costruzione dell’ascensore. Grazie a questi lavori, è stato possibile gettare nuova luce sulla topografia della zona, che è stata oggetto di “scavi” fin dalla fine dell’800, con l’edificazione del quartiere umbertino. È stato quindi osservato che il fondovalle era un naturale asse di comunicazione tra l’Esquilino e il Palatino: già alla fine del XIX secolo erano state trovate da Rodolfo Lanciani tracce di un’antica via che collegava le due zone.
I segreti del pozzo. Per la realizzazione dell’ascensore, è stato scavato un pozzo di 13 metri, che ha fatto rinvenire ben tre edifici e una strada. Lo strato più antico dello scavo ha restituito una strada di epoca repubblicana, che si ricollega a quella scoperta alla fine del XIX secolo. Di notevole interesse sono le tre domus, che coprono un arco temporale vasto, che va dagli ultimi decenni del I a.C. fino al IV secolo d.C. e che, da quanto si evince dagli scavi, sono state edificate una sull’altra.
La costruzione più antica risale all’epoca augustea (30 a.C. 10/15 d.C.): di questa ci resta un muro decorato con intonaco, che presenta tracce di pittura ocra e bordeaux. Del secondo edificio resta un muro, datato tra il I e il II secolo d.C., realizzato in opera reticolata (opus reticulatum: tessere troncopiramidali disposte obliquamente, con la faccia quadrangolare visibile), tuttora esposto all’interno della metro, accanto al box informazioni del personale ATAC. Grazie al ritrovamento di grappe di bronzo e di un piccolo frammento marmoreo, è possibile supporre che il muro fosse rivestito di marmo. L’ultima domus risale all’epoca tardo antica e venne realizzata con la rasatura dei muri della costruzione precedente. La scoperta di questi tre edifici ha testimoniato l’importanza che la zona ha avuto nel corso della prima età imperiale fino all’epoca costantiniana.
I reperti rinvenuti durante lo scavo sono esposti in una vetrina accanto ai tornelli di accesso alle banchine della metro. Tra i pezzi più interessanti ricordiamo: dei frammenti di sigillata italica, risalenti al I a.C. – I d.C. (la sigillata è un tipo di ceramica fine, destinata alla realizzazione dei servizi da tavola), tessere di mosaico e frammenti di anfore risalenti al I-IV secolo d.C., un bassorilievo con testa di fanciullo del II-III secolo d.C.
Questo è stato il primo intervento di muselizzazione di una stazione della metropolitana a Roma, alla quale è seguito quello più famoso della stazione San Giovanni.
Un viaggio nella storia. Inaugurata il 12 maggio 2018, la stazione della metro C di San Giovanni ha una struttura davvero imponente e, al suo interno, è possibile visitare un vero e proprio museo.
Nell’ingresso vi è collocata una colonna con campioni di terra provenienti dai vari strati scavati. Lo scavo è arrivato fino ad una profondità di 27 metri, livello su cui si trovano le banchine e che corrisponde al Paleolitico. Accanto a questa colonna di terra, sono segnate le varie epoche storiche e la profondità a cui si riferiscono i campioni.
Sui numerosi pannelli esplicativi e monitor è possibile vedere le fasi del lavoro di realizzazione della stazione e l’opera degli archeologi, che hanno riportato alla luce interessanti reperti, che vanno dall’età arcaica a quella moderna. L’area in cui oggi sorge la stazione, in epoca romana si collocava in una valle solcata da un importante corso d’acqua denominato, Acqua Crabra. Fra i ritrovamenti più significativi, vi sono un’officina marmoraria attiva tra fine I e inizi III secolo d.C., e i reperti di una azienda agricola che poteva avvalersi di quello che è il più grande invaso di epoca imperiale a noi noto: la vasca da irrigazione, foderata di cocciopesto idraulico, poteva contenere più di 4 milioni di litri d’acqua.
Sempre nell’atrio, sono disposte teche con frammenti di statue marmoree, anfore, monete e ceramiche di epoche diverse.
Il percorso continua anche al di là dei tornelli, con pannelli che ripropongono le diverse fasi storiche e che accompagnano il visitatore fino alle banchine, verso il prossimo viaggio.
Antonia Niro