In un’intervista a tre voci, il racconto dei recenti lavori effettuati in un’area archeologica tra le più affascinanti e meno conosciute del rione. Emerse nuove ipotesi interpretative
(Numero 22 – Bimestre nov-dic 2018 – Pagina 6)
Sotto la basilica di San Giovanni in Laterano sono conservate le vestigia di una ricca villa, oggetto, assieme a quelle di altri edifici di epoca repubblicana e imperiale, di un recente restauro e studio. Ne parliamo con Giandomenico Spinola, archeologo e direttore dei lavori per i Musei Vaticani, e con i restauratori Franco Adamo e Adele Cecchini.
Pochi conoscono questo sito che si trova sotto la basilica di San Giovanni in Laterano. Potreste parlarcene brevemente?
Giandomenico Spinola: Sotto la basilica di San Giovanni in Laterano è conservata una sorprendente e, per molti, sconosciuta area archeologica. Ai resti di una villa aristocratica, della seconda metà del I secolo a.C., si sovrappongono quelli dei Castra Nova Equitum Singularium, un accampamento di cavalieri scelti, che Settimio Severo fece costruire come sua guardia personale tra il 194 ed il 196 d.C. Con Costantino, sopra queste strutture venne edificata la basilica, che nel 324 d.C. papa Silvestro dedicò al Santissimo Salvatore, mentre sopra l’impianto termale dei castra si costruì il battistero.
L’area è stata oggetto recentemente di nuovi studi e indagini archeologiche, non ancora terminati. Questa occasione rende opportuna l’analisi di alcune strutture venute alla luce già negli scavi dei secoli scorsi, allo scopo di proporre delle nuove ipotesi interpretative.
Può dirci qualcosa di più sulle possibili nuove ipotesi interpretative?
Giandomenico Spinola: Ritengo che la villa suburbana – e non due singole domus, come finora pensato – sia probabilmente un’unica grande proprietà tra le vie Tusculana e Asinaria, che perdura, con varie fasi, fino alla fine del II secolo d.C., quando vengono costruiti i Castra Nova Equitum Singularium.
A questo punto vi è anche l’occasione per ripensare nuovamente alle fonti antiche e agli studi precedenti sulle proprietà dell’area lateranense. Può tornare infatti credibile l’ipotesi che questa prima residenza suburbana fosse appartenuta a Plauzio Laterano, il console designato che fu coinvolto nella congiura dei Pisoni nel 65 d.C. e che quindi venne fatto decapitare da Nerone. In conseguenza di ciò, la residenza potrebbe essere stata confiscata e quindi passata al demanio imperiale.
Settimio Severo costruisce i suoi castra solo sopra una metà di questa proprietà, divenuta un possesso imperiale urbano, mentre l’altra metà (quella verso la Scala Santa e la Porta Asinaria) sembra essere stata da lui donata ad un console suo amico, Tito Sestio Laterano, che ha lo stesso cognome del precedente (ma non il gentilizio) e che dovrebbe esserne un pronipote.
Altra novità riguarda i resti della così detta Insula Trapezoidale, che si conservano sotto l’attuale abside della basilica. L’isolato è adiacente e coevo al nucleo principale dei Castra severiani: si tratta di una struttura su cui sono state offerte varie interpretazioni, come il riconoscimento dell’alloggio degli ufficiali degli equites o, più recentemente, di un macellum (un antico mercato alimentare).
Personalmente invece, per motivi planimetrici e strutturali, propongo la possibile identificazione con il valetudinarium dei Castra Nova Equitum Singularium, l’ospedale dell’accampamento dei cavalieri.
In che cosa sono consistiti i lavori di restauro?
Franco Adamo e Adele Cecchini: Sono stati eseguiti prima di tutto i consolidamenti più urgenti per assicurare parti d’intonaco pericolanti, quindi le stuccature dei bordi e delle lacune – dopo aver rimosso le vecchie stuccature in cemento – infine la pulitura della superficie dipinta e la presentazione estetica. Le operazioni più complicate sono state quelle di rimozione delle stuccature cementizie e di alcuni frammenti d’intonaco originale inseriti, nel precedente restauro, in modo errato con cemento; quindi la loro protezione e ricollocazione. Fino ad ora il restauro ha riguardato i Cubicula C e C1, piccole stanze da letto, e al restauro hanno collaborato Serena Cinelli, Chiara Scioscia Santoro e Corinna Ranzi.
È emerso qualche altro elemento significativo sulla storia del sito?
Giandomenico Spinola: Dopo i primi interventi di restauro, si sono potute osservare le strette corrispondenze tra gli affreschi e i mosaici di due piccoli ambienti (cubiculi, stanze da letto) con quelli delle non distanti domus di via Eleniana. La stessa ditta, quindi, sembra aver ottenuto i due appalti, forse entrambi pertinenti a proprietà imperiali.
Tra i siti su cui avete lavorato, qual è quello che vi ha colpito di più?
Franco Adamo e Adele Cecchini: Per restare nell’ambito dell’Esquilino, e sempre con la direzione lavori di Giandomenico Spinola, anche il restauro dei dipinti negli scavi sotto la Basilica di Santa Maria Maggiore ha rappresentato per noi un’esperienza particolare. Infatti, pur lavorando da anni su dipinti ipogei a Roma, come nella meravigliosa necropoli sotto la Basilica di San Pietro o nelle Catacombe, tuttavia era per noi la prima volta che ci occupavamo di dipinti attualmente conservati sotto la città moderna che appartenevano però ad abitazioni dell’antica Roma, ai vivi e non ai morti.
Su quale altro monumento dell’Esquilino vi piacerebbe lavorare?
Franco Adamo e Adele Cecchini: Ci piacerebbe, appunto, proseguire il restauro sui numerosi resti di intonaci dipinti ancora esistenti negli scavi sotto la basilica di San Giovanni in Laterano e, in futuro, vedere più valorizzato questo sito così interessante e importante per la storia di Roma.
Antonia Niro