Come in Francia dopo la Rivoluzione, così in Italia dopo la Breccia di Porta Pia
(Numero 22 – Bimestre nov-dic 2018 – Pagina 8)
Il collegio di Santa Maria si insedia all’Esquilino nell’ultimo decennio dell’Ottocento per volontà di papa Leone XIII Pecci.
Venute meno molte rigidità presenti nel mondo cattolico dopo la morte di Pio IX, il nuovo pontefice ha infatti aperto alla società civile ed alla modernità, per superare l’isolamento della Chiesa dopo la perdita del potere temporale dei papi. Leone XIII, favorevolmente colpito dall’attività educativa dell’istituto marianista Stanislas di Parigi, che opera per la diffusione della cultura cattolica in Francia, vuole analoga iniziativa anche a Roma, dove la questione cattolica resta di grande attualità per la presenza dei tanti fedeli combattuti tra la fedeltà alla Chiesa e l’amore per la patria Italia, di cui si sentono cittadini.
I terreni su viale Manzoni. Padre Joseph Simler, superiore generale della congregazione dei marianisti, per realizzare il collegio acquista, nel maggio 1884, cinque lotti edificabili facenti parte della ex villa Massimo-Lancellotti, tra via Tasso e via Matteo Boiardo, con il fronte su viale Manzoni appena tracciato. Tale localizzazione, centrale rispetto al nuovo quartiere Esquilino, ha il vantaggio della vicinanza al Laterano e, grazie alla presenza a poca distanza dei Minori francescani, con il collegio e la chiesa di Sant’Antonio di Padova, consente la formazione di un polo religioso sul versante orientale della città, il primo di una certa importanza che si realizza a Roma dopo i fatti di Porta Pia.
Il progetto architettonico. I padri marianisti, per redigere il progetto dell’istituto, incaricano l’architetto Luca Carimini e, nel novembre 1888, sono in grado di dare inizio ai lavori con l’impresa Galluppi. Per decisione della congregazione viene chiamato a Roma il marianista Bernard Ledermann, che affianca Carimini nella conduzione del cantiere cosicché, alla morte di Carimini, nel dicembre 1890, subentrati nella direzione dei lavori gli architetti Francesco e Carlo Busiri-Vici, il cantiere può procedere senza problemi.
L’inizio dell’attività scolastica. Per preparare l’apertura del collegio, negli anni necessari alla sua costruzione, i padri marianisti Auguste Subiger e Henri Lebon si trasferiscono a Roma per studiare i programmi e i metodi pedagogici italiani e formare il personale docente. Il 2 ottobre 1889 viene avviata l’esperienza didattica marianista: in attesa che l’edificio del collegio venga completato, per concessione dello stesso principe, si utilizza come sede palazzo Altieri, nel rione Pigna, attrezzato per ospitare le quattro classi elementari e le due ginnasiali. Sono appena quattordici gli alunni il primo giorno di scuola, ma quaranta alla fine del trimestre (tra cui i nipoti di alti prelati).
Esquilino periferico? Tra i genitori degli alunni circola un certo malumore per la scelta di Esquilino, considerato di tono minore rispetto alla composizione sociale degli alunni, “giovani di famiglie cospicue per nobiltà e censo”. Gli abitanti di Esquilino “non possono dare un tal contingente. Questo invece con somma facilità gli sarà dato dai quartieri centrici, specialmente dell’antica Roma, ove risiedono tutte le famiglie nobili e facoltose”. Ed in effetti, l’Esquilino in quegli anni è ancora decisamente periferia: se fino a viale Manzoni, infatti, è quasi ultimato, la parte del rione fino al viale Carlo Felice e alle Mura Aureliane è ancora rurale, con pochi fabbricati già realizzati nelle diverse lottizzazioni. E allora per assicurare una migliore accessibilità ai giovani alunni del collegio, la soluzione viene direttamente da Parigi dove i padri marianisti utilizzano un servizio di carrozze trainate da cavalli per il trasporto giornaliero degli allievi: “vetture del medesimo modello col posto del cocchiere in alto (…) si sarebbero fatte venire da Parigi e così gli alunni sarebbero stati prelevati la mattina a casa e riportati la sera, senza alcun disturbo né per i genitori né per il personale di servizio”.
Il nuovo collegio. Terminati i lavori e consegnati i due fabbricati del collegio, l’anno scolastico marianista 1891-1892 può finalmente iniziare con regolarità. Il 26 gennaio 1892, con una solenne cerimonia si procede alla inaugurazione ufficiale, con la partecipazione del cardinale vicario Parocchi e dei due cardinali Vannutelli. Incerti sul nome da dare al nuovo istituto – Collegio Marcantonio Colonna o Collegio leonino – si sceglie di chiamarlo Collegio Santa Maria, quale auspicio per una Roma non più anticlericale né laica o agnostica, ma cattolica.
Nel 1931 il collegio verrà sostituito con un grande fabbricato sulla via Tasso. Poi sarà la volta di una nuova chiesa, nel 1940, di un’aula magna con un complesso sportivo e palestre e piscine nel 1970, e di un campo di calcetto nel 1988, realizzandosi oggi come un moderno istituto scolastico inserito nel sistema d’istruzione nazionale.
Carmelo G. Severino