Antimo Luigi Farro, professore di Sociologia presso l’Università La Sapienza, ci ha anticipato alcuni risultati del suo ultimo lavoro di ricerca sull’incidenza dei processi migratori nel nostro rione
(Numero 23 – Bimestre gen-feb 2019 – Pagina 3)
Antimo Luigi Farro è professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza di Roma. Il suo campo di ricerca include: teoria sociologica, culture e movimenti sociali, questione ambientale e urbana. Abita all’Esquilino da vari anni e ha realizzato una ricerca, “Il mondo in un quartiere”, in cui analizza in che modo i processi migratori che interessano tutto il mondo si declinano in Italia; più nel dettaglio, a Roma e in particolare all’Esquilino.
Professor Farro, come è mutata negli anni la presenza dei residenti stranieri ad Esquilino? E come si è modificata la loro presenza rispetto ai paesi di provenienza?
La presenza dei residenti stranieri rappresenta una minoranza che, nel corso del tempo, è diventata più significativa. In particolare, nel periodo 2000-2016 si registra un sensibile aumento dei cittadini cinesi che da un totale di 600 diventano circa 2.200. Un’altra significativa presenza è rappresentata dai bangladesi passati da 550 nel 2000 a 1.600 nel 2016. I residenti provenienti da altri paesi, pur se in crescita – come nigeriani ed egiziani – mostrano sicuramente una consistenza minore.
Come si sono modificate nel tempo le attività lavorative nel nostro rione?
Negli ultimi anni la presenza degli esercizi commerciali è aumentata a favore degli stranieri: i negozi gestiti da italiani sono passati dai 698 del 2000 ai 541 del 2014. Viceversa gli esercizi commerciali gestiti dai cinesi, che nel 2000 erano appena un centinaio, soprattutto negozi di abbigliamento all’ingrosso e ristoranti, nel 2014 sono arrivati a 474, e alle attività tradizionali si sono aggiunti i negozi di parrucchieri, manicure e negozi-bazar di casalinghi, telefonini e altri gadget. I bangladesi nel 2014 hanno gestito 120 negozi ampliando le loro attività commerciali, dalla gestione di call-center a quella di mini market, money transfer e agenzie di viaggio. I negozi gestiti da africani nel 2014 risultano essere invece solo 9. Interessante è esaminare la trasformazione del Nuovo Mercato Esquilino. Con il suo trasferimento da Piazza Vittorio agli spazi adiacenti all’ex Centrale del latte, si è verificato anche un passaggio delle attività dagli italiani ai residenti stranieri, che ora rappresentano la maggioranza dei proprietari o affittuari dei banchi; di questi il 60% sono bangladesi, il 10% arabi, il 10% rumeni e il 20% italiani.
Quali sono le relazioni tra residenti italiani e residenti stranieri?
In generale posso dire che l’integrazione, intesa come acquisizione di regole ed elementi culturali del luogo dove i migranti arrivano, non avviene quasi mai, se non a livello individuale. Così succede all’Esquilino: le comunità vivono in mondi separati, tranne nei momenti di aggregazione condivisi, come quelli che coinvolgono i ragazzi della scuola Di Donato. Altrimenti le comunità vivono piuttosto chiuse tra di loro, cercando di mantenere le loro relazioni familiari ed amicali e le loro tradizioni. D’altra parte, i flussi migratori hanno avuto sempre le stesse dinamiche: i nuovi arrivati, generalmente, sono accolti con diffidenza dagli abitanti preesistenti. All’Esquilino i Comitati e le Associazioni, come del resto anche tutti gli altri abitanti del rione, hanno diversi orientamenti: c’è chi vede in loro una presenza negativa, per la concorrenza commerciale, il decoro urbano, le attività lavorative al limite dell’illegalità, e vorrebbe contrastare la loro presenza; c’è chi li apprezza e accetta le loro diversità, minimizzando i problemi che la convivenza tra etnie diverse crea nel rione; chi ha un atteggiamento dialogico, cerca cioè di valorizzare la multiculturalità e, nello stesso tempo, di attivarsi per migliorare ciò che nel rione non funziona. Va detto che purtroppo ci sono anche persone che sfruttano l’arrivo dei migranti per lucrare denaro e fare affari, e certo questo non aiuta a far superare le diffidenze e i pregiudizi anche verso quei migranti, che sono poi la maggioranza, che rispettano le regole e costituiscono una ricchezza per tutto il rione.
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La presenza di residenti stranieri a Roma e all’Esquilino
Dai dati elaborati dall’ufficio statistico di Roma Capitale, si rileva che i residenti stranieri a Roma a fine 2017 ammontano a 385.621 unità che rappresentano il 13,4% dell’intera popolazione romana. Di questi il 24,1% proviene dalla Romania, seguita dalle Filippine (10,9%), dal Bangladesh (8,2%), e dalla Repubblica Popolare Cinese (5,0%), paesi che mantengono le stesse posizioni detenute già negli anni 2000. Si nota negli ultimi anni una forte crescita del flusso degli stranieri provenienti dall’Africa, in particolare dalla Nigeria (+9,3%), mentre è in diminuzione il numero di migranti provenienti dall’America del Sud, in prevalenza peruviani ed ecuadoregni. La maggiore concentrazione di stranieri è nel Primo Municipio con un totale di 42.806 unità che rappresentano il 23,7% di tutta la sua popolazione. Seguono il XV (con il 19,3%) ed il VI (con il 17,7%).
Restringendo il campo d’analisi all’Esquilino, l’anno dell’ultima rilevazione statistica è il 2016. Dai dati elaborati dal Centro Ricerche IDOS risulta che il nostro rione è, dopo il Centro storico, la zona urbanistica con maggior presenza di residenti stranieri. Questi, infatti, risultano essere 10.590 e rappresentano il 28,7% dell’intera popolazione dell’Esquilino (incidenza più che doppia della presenza straniera sull’intera città). Le principali comunità di residenti sono quella cinese e quella bangladese, anche se nel nostro rione si assiste ad una forte crescita di migranti africani.
Maria Grazia Sentinelli