Numero 34 – Bimestre gen-feb 2021 – Pagina 2
La città ha sempre avuto problemi con la ‘monnezza’. Ma Roma non è sporca, la sporcano
Il rapporto dei romani con la ‘monnezza’ è sempre stato difficile. Numerose targhe in marmo punteggiano diversi palazzi della Roma barocca e ricordano le pene pesantissime comminate a chi imbratta o scarica monnezza in certi angoli e vicoli. Visto però che la situazione, con il passare dei secoli, non è cambiata, in molti hanno iniziato a farsene una ragione. Il primo passo è stato mettere una bella scritta sullo stemma araldico della città: SPQR, ossia Sono Porci Questi Romani.
Un tempo il Capodanno era la festa dell’immondizia
Il passo successivo è stato formalizzare la festa dell’immondizia mediante il ‘butto dalla finestra’. Era un rito che si svolgeva la notte di capodanno, alla mezzanotte, quale inizio di anno nuovo. Si aprivano le finestre e si buttava in strada tutto quello di vecchio o rotto messo da parte durante l’anno. Piatti e scodelle, bicchieri, bottiglie e fiaschi impagliati, bucce della frutta e scarti delle verdure che erano servite per il cenone, e magari sedie vecchie da rimpagliare, cassettoni tarlati, materassi sporchi e pulciosi: tutto finiva in mezzo alla strada per la gioia dei cronisti dell’anno nuovo, che raccontavano dei quintali di spazzatura raccolta ed esponevano le foto più significative. L’anno nuovo entrava in città per strade fiorite e addobbate. Solo la diffusione dell’automobile posteggiata sotto casa e la mancanza di spazi dove spostarla, ha determinato la fine di questa festa.
Il ‘porta a porta’ non è una novità
Durante l’anno funzionava la raccolta ‘porta a porta’. Uno spazzino, non ancora operatore ecologico, con una trombetta chiamava donne scarmigliate e ciabattone a ‘conferire’ la monnezza a un carrettino a ma-no. Se si perdeva questo incontro, poco male: le scale erano state fatte e si buttava tutto in strada, mica si riportava a casa. Ci mancherebbe altro… noi romani siamo persone pulite! Con questi precedenti, si dif-fuse la leggenda che Roma fosse una città sporca, ma, come diceva Petroselli, grande sindaco, ‘Roma non è sporca, la sporcano’. Chi? Gli extracomunitari, oggi direbbero in molti. Ogni epoca ha il suo capro espiatorio!
Cambiano le formule ma i risultati non migliorano
Fine anni ’70, inizi ’80, arrivano i cassonetti. Ma nelle strade non si notano miglioramenti. È vero che si produce più monnezza per il maggior uso delle plastiche e degli imballaggi. Proviamo a separarli: facciamo la differenziata. E, dato che ci siamo, rifacciamo il porta a porta. Miglioramenti nella pulizia della città, quasi nulli e talvolta peggio di prima.
Ma una soluzione alla città sporca c’è ed è una vecchia formula: cambiamo nome all’organismo che si do-vrà occupare dell’igiene urbano: AMA è un bel nome. Al posto di Sono Porci Questi Romani avremo ora: Ammazza Monnezza Assortita. Naturalmente i risultati non cambiano, però si possono cambiare presidenti, amministratori, direttori, dirigenti e consulenti come più piace. Questi a loro volta daranno la responsabilità dei mancati risultati alle deficienze di organico: bisogna assumere, specie ora che le elezioni comunali si avvicinano. Ecco il bando per 125 operatori ecologici, qualificati e con esperienza, addetti a tempo pie-no alle attività di spazzamento, raccolta dei rifiuti e tutela del decoro urbano. Poco prima si era svolta la selezione per 100 operatori ecologici generici part-time. Per un’azienda che ha un bacino di utenza di 2.876.614 persone (2017) e che raccoglie annualmente 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti ma ne tratta appena il 20%, affidando il restante 80% a impianti esterni o privati, con un fatturato di quasi 810 milioni di euro e 7.560 dipendenti, forse questa iniezione di forze nuove non risolve il problema.
E infatti il problema, in forma embrionale e selvaggia, si sta risolvendo da solo: a fine novembre 2020, l’AMA ha rimosso quasi 3.000 tonnellate di rifiuti di vario genere da aree degradate. Al 1° dicembre ha sostituito circa 240 cassonetti dati alle fiamme.
Al verde fai da te nelle micro aiuole attorno agli alberi, a una mobilità che usa sempre più i mezzi propri, si aggiunge la pulizia e lo smaltimento fai da te, con soluzioni che di civile hanno ben poco.
Carlo Di Carlo