Con il protocollo firmato dal Primo Municipio e da alcuni enti e associazioni pubblici e privati, l’Esquilino diventa un laboratorio per la realizzazione di buone pratiche di contrasto al gioco d’azzardo
(Numero 28 – Bimestre nov-dic 2019 – Pagina 1,4)
Gioco d’azzardo e criminalità, gioco d’azzardo e dipendenza: sono accostamenti che ricorrono spesso e che rimandano ad un sottobosco di illegalità e malaffare, ma anche ad una dimensione di sofferenza, che può toccare vette tali da sfociare in pensieri e azioni suicidari. E il crinale sul quale corre la distinzione tra l’approccio ludico e le sue declinazioni patologiche è un terreno molto sdrucciolevole, come dimostrano dati e ricerche che documentano quanto il disturbo da dipendenza dal gioco d’azzardo sia statisticamente importante.
Azzardo Capitale. Il territorio della capitale non è certamente esente dal fenomeno, tanto che l’associazione Libera, in un rapporto dedicato al problema, nel descrivere la situazione romana e considerando l’alta concentrazione sul territorio cittadino di slot machine,ne ha fatto una sintesi parlando di ‘effetto Las Vegas’. Il comune di Roma, del resto, nel giugno del 2017, ha affrontato il problema con una delibera finalizzata a regolamentare il fenomeno delle sale da gioco e che prevede, tra l’altro, una distanza minima di almeno 350 metri tra queste e i cosiddetti ‘luoghi sensibili’, cioè scuole, centri anziani, luoghi di culto, centri giovanili.
Il protocollo. L’approvazione alla fine del luglio scorso di un protocollo di rete che riguarda in particolare il territorio dell’Esquilino, rappresenta di fatto un unicum nel panorama romano e non solo, sia per la tipologia dei soggetti coinvolti, sia per la metodologia che si è scelto di adottare. Promotore dell’iniziativa è la Res (Rete Esquilino Sociale), che raccoglie un gran numero di associazioni e comitati particolarmente attivi nel rione. Secondo Gianguido Santucci e Giovanna Palmieri, che fanno parte della Res e che da tempo si occupano del problema, “Si tratta di avviare sul tema del gioco d’azzardo un percorso di buone pratiche all’interno di un rione, mai sperimentato fino ad ora”.
Capofila è il Municipio Roma I Centro, che avrà il ruolo di coordinamento delle attività connesse all’attuazione del progetto. L’aspetto innovativo del protocollo è nel fatto stesso che sia stato sottoscritto da diversi enti e soggetti, sia pubblici, sia privati, i quali, con diverse modalità e a partire dalle proprie competenze, concorreranno a più livelli e con diversi approcci alla realizzazione degli obiettivi, “per un’azione di contrasto e arginamento al gioco d’azzardo e al trattamento delle dipendenze nel rione Esquilino”. Accanto ai soggetti promotore e capofila, lo hanno sottoscritto il primo distretto della Asl Roma 1, con la firma anche del responsabile del Dipartimento di salute mentale, l’Associazione Libera Roma e l’Auser Lazio. Il protocollo prevede attività di formazione, informazione, prevenzione e sostegno, centrate sui danni che derivano dal gioco. Saranno coinvolte le scuole (medie e medio-superiori), le facoltà di Ingegneria informatica e di Scienze della formazione, i centri anziani, i commercianti, e naturalmente i cittadini. “Il protocollo prevede molte iniziative – spiega Emiliano Monteverde, assessore alle Politiche sociali del Primo Municipio – cioè formazione, animazione sul territorio, partecipazione dei cittadini, verifica della efficacia della normativa vigente, interventi sul piano sanitario. E questo è il solo modo giusto per affrontare il problema”.
Le azioni previste. All’università il compito di progettare un software per la realizzazione di una mappa interattiva, con la segnalazione della presenza di slot machine in prossimità dei luoghi sensibili: grazie ad una applicazione, alla mappa potranno accedere tutti e questo consentirà anche ai cittadini di esercitare un controllo sul territorio. L’associazione Libera Roma proseguirà nella realizzazione di laboratori di formazione e informazione nelle scuole del rione, sulla scia dell’esperienza già realizzata lo scorso anno scolastico al liceo Newton. La Asl Roma 1 si occuperà della formazione destinata sia alle associazioni aderenti al progetto, sia agli operatori sanitari chiamati ad intervenire nell’attività di secondo livello, cioè nell’accoglienza e il trattamento delle persone che chiedono un aiuto. “Bisogna considerare che solo l’1% di coloro che hanno un disturbo da gioco d’azzardo patologico accede ai servizi – spiega Onofrio Casciani, responsabile del Dsm Asl Roma 1 – Allora, il primo obiettivo di un’attività sul territorio è quello di fare emergere la domanda. Inoltre, è necessario uniformare il linguaggio: deve essere chiaro a tutti che il gioco d’azzardo patologico non è un vizio, ma una malattia”.
Tutto questo prenderà l’avvio a fine anno. Un primo risultato, però, già è stato conseguito: nel corso degli incontri organizzati dagli enti firmatari per la messa a punto del progetto, sono emerse alcune carenze legislative riguardo alla tutela dei luoghi sensibili ed è già stato proposto un emendamento di cui si farà portatrice la consigliera regionale Marta Leonori.
[BOX] Il gioco d’azzardo in Italia
Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità, sono oltre 18 milioni gli italiani che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’anno precedente l’intervista; si tratta in prevalenza di uomini, soprattutto tra i 40 e i 64 anni, con una leggera prevalenza delle donne tra gli over 65. La fascia di età nella quale si inizia a giocare si colloca soprattutto tra i 18 e i 25 anni. I giocatori definiti ‘problematici’ sono 1,5 milioni e, tra questi, i più rappresentati hanno tra i 50 e i 64 anni. L’indagine riscontra una correlazione positiva tra gioco problematico e stile di vita problematico: infatti tra i giocatori d’azzardo problematici è più alta la percentuale di fumatori, di forti consumatori di alcolici e di altre sostanze stupefacenti.
Ragazzi in gioco. Tra la popolazione scolastica in età compresa tra i 14 e i 17 anni, oltre il 29% dichiara di aver giocato d’azzardo almeno una volta nell’anno precedente: tra questi, si stima che oltre 80 mila siano a rischio, mentre i giovani giocatori problematici sono quasi 69 mila. E, come per gli adulti, si registra un’associazione tra comportamento di gioco e stili di vita non salutari (consumo di fumo, alcol e altre sostanze stupefacenti). Gli studenti italiani giocano soprattutto presso i tabaccai (46,7%), nelle sale scommesse (41,1%), nei bar (28,8%); scelgono il luogo dove giocare perché vicino casa (49,9%) o perché non viene richiesto il documento di identità (20,9%).
Paola Mauti