Il nostro viaggiatore del gusto ritorna lì dove tutto era iniziato: la caserma Pepe e i suoi profumi speziati d’oriente
(Numero 40 – Bimestre mar-apr 2022 – Pagina 14)
Entro nel Nuovo Mercato Esquilino. Di nuovo. Dopo tanti anni. Il mio primo articolo di Esquisito veniva fuori da qui. Sono un po’ più stanco di quando ho iniziato, forse anche provato, ma nel tempo i desideri sono rimasti vivi.
Cammino tra i banchi. Gli sguardi taglienti, i sorrisi, persone ovunque. Ho deciso di capire, carpire, attraverso un nuovo me. Per quanti difetti questo luogo abbia, sarà il mio crocevia verso nuove esperienze.
Ritorno sui miei passi e parto dal primo banco. Giallo rosso, rosa, verde, verde-scuro… polveri di colori. Prendo cento grammi di cumino e cinquanta di curcuma. Mi viene voglia di India. Metto le due bustine in tasca, saluto ed esco. Quell’odore di verdura, spezie, carne e pesce rimane lì, chiuso in quel pezzetto colorato di universo, perso tra contraddizioni, errori e bellezza.
Un assaggio di Puri Puri e sei a Nuova Delhi
Mi viene voglia di cibo indiano. Ne ho visitati di ristoranti qui all’Esquilino ed è arrivato il momento di ricominciare. Lavori sui marciapiedi ovunque, pietre dissestate, cammino su via Principe Amedeo e incrocio, fuori dal ristorante Little India, gli occhi del proprietario. Mi fa ridere pensare che molti, quando mi consigliano ristoranti indiani, dicano: «Dai quello a via Principe Amedeo, ma no il primo, il secondo. Ma no il secondo, il primo».
Insomma. Uno è Himalaya’s Kashmir e ve ne ho già parlato qualche anno fa. Qui sono invece sulla soglia dell’altro, Little India. Guardo il proprietario ed entro.
Stile denso, colori, estetica eccessiva e ricca. È bello. Mi siedo, mi sorridono. Mi cade una forchetta e mentre, senza farmi vedere, la raccolgo ordino acqua naturale. Il menu è vario, ricco come i colori che ho intorno.
Ordino un curry di lenticchie. Le spezie mi esplodono in bocca, la consistenza sabbiosa delle lenticchie ammorbidisce il sapore, inibendo le papille. Assaggio il Puri Puri, una crema fatta con ceci, peperoncino verde, coriandolo, cipolla fresca, uova, patate, salsa di tamarindo e dentro puri croccante. Praticamente sono a Nuova Delhi. Figo penso. Le spezie, la forza sensoriale mi trapassa la lingua e schizza sulle papille facendomi strizzare gli occhi.
Per tagliare l’entusiasmo e ristabilire equilibrio ordino un Korma di pollo. Sono bocconcini di pollo in salsa delicata di yogurt e mandorle. L’oleosità delle mandorle e lo yogurt con i suoi grassi inibiscono, con l’untuoso, il palato. E torno a Roma, in equilibrio.
Chiudo con un Rasgulla. Una morbida palla di formaggio dolce indiano e semolino, cotta in sciroppo di zucchero. Molto dolce, forse troppo. E l’India che conoscevo un po’ se ne va.
Pago, mi alzo ed esco. Mi piace raccontare come un apprendista che sogna, senza timore di imparare qualcosa da strade diverse. Spengo la torcia della curiosità e torno a lavoro. Da ora in poi sarà il Nuovo Mercato Esquilino il mio campo base, la stella polare malconcia che mi indica la prossima terra ferma del gusto del mondo.
Andrea Fassi