Nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile sono previsti per il nostro rione pochi interventi marginali
(Numero 29 – Bimestre gen-feb 2020 – Pagina 2)
Come illustrato nel precedente numero di questo giornale, entro il 5 ottobre del 2019, tutte le città con più di 100.000 abitanti che avessero voluto avere i finanziamenti per costruire metropolitane, ferrovie urbane o linee di tram, avrebbero dovuto dotarsi di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums) nel quale pianificare gli interventi desiderati. L’Assemblea Capitolina ha approvato il proprio il 2 agosto 2019. Proprio al limite, perché dopo l’approvazione – nei cinquanta giorni seguenti – si potessero accogliere eventuali osservazioni, con una procedura simile a quella che si segue per l’adozione del Piano Regolatore. Questi tempi stretti giustificano che il piano sia stato portato in Assemblea Capitolina ‘blindato’, cioè da prendere così come è, impossibilitato ad accogliere osservazioni o modifiche che potessero venire dal consiglio Comunale o altri, municipi compresi. Nonostante la sindaca avesse affermato che “il cittadino potrà scegliere o votare direttamente le opere strutturali che reputa più efficaci per una nuova mobilità.”
Osservazioni alla cieca. Ma il cittadino come avrebbe potuto intervenire non disponendo degli elaborati sui quali esprimere un giudizio? La risposta banale è che il piano è stato costruito sulle indicazioni e proposte segnalate dai cittadini all’Amministrazione. Ma allora il Pums sarebbe una specie di coperta di pezze a colori. E quanti di coloro che avrebbero voluto formulare proposte conoscevano le linee guida del Ministero e dell’Unione Europea per la redazione dei Piani?
L’interpello diretto ai cittadini, senza distinzione tra singoli, associazioni (forse una volta si sarebbero chiamati Comitati di Quartiere), portatori di interessi (le varie Federazioni, da quelle di trasporto a quelle dei costruttori di strade e asfalti) e delle Ferrovie e dell’ANAS, comporta risposte basate sulla situazione ed esperienza attuale e locale. La situazione, recependo osservazioni specifiche, potrebbe addirittura peggiorare: se si chiede ad un automobilista quale sia la soluzione per entrare al centro, probabilmente auspicherà la creazione di più parcheggi e magari l’eliminazione delleisole pedonali e delle corsie riservate al mezzo pubblico.
Una minestra riscaldata. Come abbiamo visto, accanto alle idee sollecitate pubblicamente, l’assessora alla mobilità dell’epoca, Linda Meleo, ha fatto approvare il 9 giugno 2017, la delibera n.13 che incardina nel Piano 25 interventi programmatici che facevano parte del Piano dei Punti Fermi del sindaco Ignazio Marino e che erano solo idee che giacevano da tempo nei cassetti dell’Agenzia della Mobilità. La riesumazione di queste idee nell’attuale Pums, spacciate come progetti immediatamente cantierabili, purtroppo è avvenuta senza una loro attualizzazione e senza un inserimento nel contesto del Nuovo Piano Regolatore, delle nuove tecnologie e, soprattutto, dei nuovi costi.
Un piatto di lenticchie per l’Esquilino. In un quadro di spesa di circa 10 miliardi di euro (in 10 anni), purtroppo le iniziative che riguarderanno il nostro rione sembra si riducano alla linea tramviaria Piazza Vittorio-Fori Imperiali (ossia Piazza Vittorio-Largo Corrado Ricci, con proseguimento forse fino a piazza Venezia) – che prenderà il nome di Linea 4 e che è il tratto innestato a piazza Vittorio dell’attuale 14 – e all’ammodernamento dell’intero tracciato della linea Termini Laziali-Centocelle-Giardinetti, che prenderà il nome di Linea G, per sottolineare la natura metrotranviaria del servizio.
E ci sarà una manciata di rastrelliere per biciclette, un altro po’ di corsia riservata su via Emanuele Filiberto e un ‘probabile’ sensibile miglioramento nelle percorrenze e frequenze nelle linee Atac dovuto all’introduzione di nuove tecnologie informatiche.
Carlo Di Carlo