I Redentoristi di villa Caserta e le origini della loro curiosa denominazione romana
(Numero 30 – Bimestre mar-apr 2020 – Pagina 8)
Nel 1855 i Redentoristi appartenenti alla congregazione del Santissimo Redentore, detta dei Liguorini dal nome del fondatore sant’Alfonso dei Liguori, si insediano all’Esquilino, a poche centinaia di metri dalla basilica di Santa Maria Maggiore, nella villa suburbana già del principe Michelangelo Caetani, duca di Caserta e di Sermoneta.
La casa generalizia all’Esquilino. Dovendo trasferire nella città di Roma la loro casa generalizia – così come imposto da un decreto pontificio di Pio IX Mastai Ferretti dell’ottobre 1853 – i padri Liguorini hanno comprato nel giugno 1854 dal principe Caetani la villa Caserta, che il nobile patrizio ha da qualche tempo messo in vendita per appianare i debiti di famiglia. I frati già conoscono questa parte del territorio che si sviluppa tra le alture esquiline e le pendici del Laterano e del Celio. Vi sono stati infatti per quindici anni, tra il 1783 ed il 1798, alloggiati nel convento di San Giuliano ai Trofei di Mario, allorché Pio VI Braschi aveva voluto una loro presenza a Roma assegnando loro il piccolo convento.
Ville suburbane, chiese e conventi. L’area esquilina è decisamente periferica, lontana dalla parte più popolosa della città la quale si trova localizzata soprattutto nell’ansa del Tevere, nella pianura del Campo Marzio e nell’area del tridente barocco, lungo via del Corso e via del Babuino, verso Porta del Popolo e piazza di Spagna. Dopo lunghi secoli di abbandono e declino, però, da diverso tempo la città ha riconquistato le aree di collina verso est, appoggiandosi alla via Paolina, alla via Gregoriana, alla strada Felice e arrestandosi infine alle pendici del Quirinale, del Viminale, dell’Esquilino. In questa parte del territorio orientale della città si estendono grandi ville suburbane appartenenti agli alti prelati della curia romana e all’aristocrazia papalina. Ne interrompe la continuità spaziale solo la presenza secolare di alcune delle più antiche chiese di Roma – Sant’Eusebio, Santa Bibiana, San Marcellino e San Pietro – intorno alle quali nel corso dei secoli sono sorti conventi degli ordini monastici che, a loro volta, hanno costituito piccoli agglomerati abitati, edificati in maniera discontinua, immersi nel ‘non costruito’ degli orti, comunque spazi marginali semisommersi dalla vegetazione circostante.
I frati della Coroncina. Ristrutturato alla funzione di casa generalizia il casino nobile del principe Caetani e riadattate le vecchie scuderie per farne la chiesa della congregazione intitolata a Sant’Alfonso dei Liguori, i frati Liguorini danno avvio alla loro attività di predicazione tra la gente del luogo che familiarmente comincia a conoscerli non come i Redentoristi o i frati Liguorini – come nelle province napoletane – ma come ‘i frati della Coroncina’.
Per noi oggi tale denominazione appare del tutto misteriosa e pertanto sorge spontanea la domanda del perché di questo nome. Forse perché – vestiti con una sottana nera chiusa sul petto, una cintura a fusciacca dello stesso tessuto della sottana, un collare piuttosto ampio e un sovracollare in tela bianca – i padri Liquorini portavano alla cintura una corona del rosario terminante con una medaglia? Potrebbe essere… ma allora perché soltanto all’Esquilino furono denominati in tal modo?
Via della Coroncina. La spiegazione ci viene data dalla ricerca storica, che ci informa che, quando i padri si insediarono all’Esquilino, il primo tratto della via Merulana si chiamava ‘via della Coroncina’. Infatti l’elenco delle vie di Roma compilato da Antonio Nibby nel 1838 riporta una via della Coroncina che corrispondeva al tratto iniziale della via Merulana, laddove il sagrato di Santa Maria Maggiore s’apriva verso la basilica di San Giovanni in Laterano, “facendosi largo” all’interno di un piccolo nucleo edificato “annidato tra la basilica liberiana e le chiese di Santa Prassede, Sant’Antonio e San Vito”.
La spiegazione di tale nome, poi, la fornisce nel 1847 Alessandro Rufini nel ‘Dizionario etimologico storico delle strade, piazze, borghi e vicoli della città di Roma’, raccontando dell’esistenza di “una piccola corona posta per adornamento sopra una nicchia esistente nella parete del muro di una casa situata in essa strada al civico numero 26 nel cui interno scorgesi l’immagine di Maria santissima forse cognita sotto il nome della Madonna della Coroncina”.
Pia Colini Lombardi, in un articolo apparso sulla rivista Capitolium nel 1934, indagando a quasi un secolo presso i pochi abitanti di vecchia data superstiti sul luogo e presso i ‘romanari’ ha raccolto altre versioni del nome, considerandole però tutte poco convincenti, concludendo che la “più suasiva rimane quella del Rufini”anche “per il suo rimontare più addietro” nel tempo.
Soltanto via Merulana. Il tratto iniziale della via Merulana, denominato via della Coroncina, rimase immutato ancora per lungo tempo, fino ai primi decenni del nuovo secolo XX, anche quando si procedeva a costruire i palazzi moderni del nuovo Esquilino lungo la via Merulana nel suo sviluppo verso la basilica di San Giovanni in Laterano. Infatti è stato soltanto negli anni del governatorato fascista che la via della Coroncina, finalmente allargata e adeguata alla sezione stradale della più ampia via Merulana, perse ogni motivo di distinzione. A questo punto, la via della Coroncina scomparve dallo stradario perdendosene ben presto ogni ricordo.
Carmelo G. Severino