La città è invasa dalla micro-monnezza. Per risolvere il problema bisogna anche pensare in piccolo
(Numero 43 – Bimestre set-ott 2022 – Pagina 2)
SPQR è scritto nello stemma della città di Roma. Il motto Senatus Populusque Romanus è tradotto da sempre in Sono Porci Questi Romani. Purtroppo è vero. Già il sindaco Luigi Petroselli, alla fine degli anni settanta, diceva che Roma non è sporca, ma la sporcano. E se la sporca la gente tutta, romana e non, abitanti e visitatori, allora la cosa diventa davvero preoccupante.
Gli articoli di giornale che trattano dei rifiuti urbani, dei loro contenitori – i cassonetti – e del loro smaltimento – inceneritori e discariche – possono riempire sale e sale di biblioteche. Cassonetti strabordanti, sacchetti di immondizie abbandonati sulle strade, vetro, lattine, plastiche e residui organici si tengono compagnia senza discriminazione alcuna. Qualche volta incivili mini-inceneritori fai da te aiutano nello smaltimento.
Non è un andamento recente: lussuose lapidi di marmo, in molte zone di Roma, sono dedicate ai poveri rifiuti abbandonati in mezzo alla via o agli angoli delle strade: ancora oggi minacciano pene pecuniarie e fisiche (tratti di corda) a chi non rispetta le prescrizioni.
Ogni giorno produciamo miriadi di mini-zozzerie
La sporcizia che si vede per le strade non è però solo quella dei rifiuti prodotti nelle abitazioni o nei negozi. Ci sono anche le mini-zozzerie: l’incarto delle caramelle dei bambini, i biglietti della metro, la carta della pizza mangiata al volo o la bottiglietta del succo di frutta bevuto cammin facendo. E poi i mozziconi delle sigarette e i pezzettini di carta di vario genere, che svolazzano dal marciapiede alla strada, dalla strada al marciapiede. Su alcuni sono riportati anche appunti e indirizzi, quasi a comporre un’agenda fantastica.
A queste zozzerie umane si sommano quelle naturali stagionali. Le ortiche e le erbacce che prosperano nelle fessure tra marciapiedi e muri delle case. Le foglie d’autunno e i resti dei fiori di primavera.
La nuova frontiera del design:
il cestino della spazzatura
A Roma i cestini per la carta ci sono sempre stati, molto semplici e capienti, soprattutto nei giardinetti. Da tempo, ormai, sono diventati polifunzionali per contenere lattine e mozziconi. Ma qualche anno fa sono diventati molto brutti: i capienti cestini in ghisa con lo stemma della città sono stati sostituiti da sacchettini di plastica che svolazzano su un piccolo e instabile supportino, quindi a loro volta sostituiti da contenitori che sembrano voler richiamare le urne cinerarie.
È però vero che alle carenze istituzionali supplisce la fantasia del fai da te. Mancano posacenere? Che problema c’è? In via Emanuele Filiberto qualcuno ha legato alcune lattine di pomodoro agli alberi: all’occorrenza ci si potranno gettare le cicche. Le bottiglie vuote di birra, messe una di fila all’altra sul muretto del giardino di piazza Dante, davanti l’ufficio postale, fanno una barriera di birilli niente male. E poi c’è sempre l’extracomunitario che, armato di scopa, pulisce accuratamente i marciapiedi e si accontenta delle mance lasciate in due scodelle all’estremità del tratto che sta curando.
Piccole grandi soluzioni alla portata di tutti
In qualche parte del mondo, non a Roma, i netturbini hanno risciò elettrici e passano due o tre volte al giorno. Questi stessi netturbini hanno un cellulare con un numero dedicato, a disposizione dei commercianti per il ritiro di tutte le tipologie di rifiuti due o tre volte al giorno. In Lombardia i cestini sono più intelligenti di molti dirigenti nostrani (e infatti li chiamano ‘smart bin’) e hanno dei sensori di riempimento che ‘contattano’ il netturbino quando è il momento di cambiare il sacchetto.
È forse chiedere troppo? Allora almeno si potrebbe riproporre quanto già fatto a Roma qualche tempo fa: in occasione dell’Anno Santo, ai turisti e a tutti i cittadini si potrebbe distribuire un piccolo manuale di educazione ambientale e un ‘mozzichino’, cioè quel portacicche di plastica tascabile che già in passato l’Ama ha regalato. L’insieme di tanti piccoli interventi potrebbe contribuire ad avere una città più pulita e più accogliente.
Carlo Di Carlo