Ultima fermata Esquilino

Circa 500.000 persone ogni giorno attraversano il rione. Le centinaia di pullman, la nuova tramvia e la mobilità pedonale allo sbando stanno rendendo l’Esquilino un mero capolinea. Serve invece una regia unica che restituisca vivibilità, decoro, salute e sicurezza alla popolazione
(Numero 54 – Bimestre lug-ago 2024 – Pagina 4,5)

Uno dei grandi problemi che attanagliano il nostro rione, dove arriva e si concentra un unicum eterogeneo di persone e mezzi di trasporto, è sicuramente quello della cattiva mobilità. Le criticità che esporremo in questo articolo sono legate alle diverse esigenze di mobilità in una prospettiva di tutela del Centro storico, patrimonio dell’Umanità, e soprattutto dell’ambiente e della salute delle persone che, a vario titolo, si trovano ad attraversare l’Esquilino. Sono criticità destinate ad amplificarsi nell’anno giubilare.
Roma è la città italiana con il più alto numero di incidenti stradali: sono 13.181 l’anno, quasi il doppio rispetto a Milano e il 30% sul totale dei grandi comuni; vanta inoltre il triste primato di investimenti di pedoni e ciclisti (dati forniti dalla Polizia Municipale e relativi all’anno 2022). Una ricerca dell’associazione Mapparoma, evidenzia poi che il Primo Municipio è quello dove gli incidenti sono più frequenti, con il picco proprio nella nostra zona.

Non c’è bisogno di interventi straordinari,
ma di una manutenzione di strade,
segnaletica, illuminazione, attraversamenti sicuri

Circa mezzo milione di persone ogni giorno attraversano l’Esquilino, fra Stazione Termini, mercato, giardini e le varie attrattive turistiche (dati Questura di Roma). In un’area così densamente frequentata la qualità delle infrastrutture è fondamentale: non c’è bisogno di interventi straordinari, ma di una manutenzione di strade e segnaletica, marciapiedi ampi, attraversamenti sicuri con strisce pedonali ben visibili e illuminate. Gli interventi devono essere realizzati ‘a regola d’arte’ e controllati da tecnici comunali secondo gli standard da tempo adottati in tutta Europa.
Guardando al nostro rione, un primo esempio su cui riflettere è l’attraversamento in via Mamiani, dove qualche anno fa ha perso la vita un professore, travolto da una moto. Era stato richiesto un marciapiede e/o dissuasori che impedissero la sosta e lasciassero una piena visibilità a pedoni e ai mezzi in transito: la soluzione realizzata è stata quella di una pittura, con vernice gialla. Il risultato: ancora oggi c’è mancanza di sicurezza per via delle auto parcheggiate irregolarmente e spesso nemmeno sanzionate.
Altro esempio l’attraversamento del tunnel Turbigo, su via Giolitti, dove le strisce non esistono proprio: si è costretti ad uno slalom fra cassonetti AMA, peraltro posizionati irregolarmente, che ostruiscono e limitano la visibilità di veicoli che arrivano in velocità.
La speranza era che alcuni di questi interventi di messa in sicurezza potessero essere attuati all’interno degli investimenti per il Giubileo ma, per quanto è dato sapere in questo momento, nulla di tutto ciò è previsto.
Non è concepibile che la capitale d’Italia, con l’obiettivo della ‘fascia verde più grande d’Europa’, faccia giornalmente transitare nel centro storico e sostare, su via Giolitti, 540 pullman per Fiumicino e Ciampino, cui si aggiungono navette per centri commerciali, per il porto di Civitavecchia e altro ancora. Sono mezzi altamente contaminanti, che producono inquinamento acustico e di cui non si conosce veramente l’impatto: nell’area più movimentata della Capitale non esiste alcuna stazione fissa di rilevamento della qualità ambientale.
Occorre avere coraggio: perché non potenziare il servizio sul Leonardo Express – forse l’unico treno italiano di sola prima classe – riducendo il costo del biglietto per renderlo competitivo e attestando fuori dalle Mura Aureliane i collegamenti di trasporto su gomma per gli aeroporti? Il sindaco Roberto Gualtieri è anche Commissario straordinario per il Giubileo e potrebbe davvero intervenire per difendere la salute dei pellegrini e di noi residenti. Il rifacimento dell’Hub Termini, che vede coinvolti Regione, Comune e Grandi Stazioni (Ferrovie dello Stato), sarebbe l’occasione ideale per mettersi d’accordo su un progetto che vada in questa direzione. La ferrovia a Ciampino corre praticamente parallela alla pista di decollo e atterraggio: sarebbe fantascienza pensare una stazione ferroviaria ‘Ciampino Aeroporto’?

Tramvia Termini – Tor Vergata:
la soluzione meramente trasportistica
che rischia di mettere la parola ‘fine’
alle speranze di riqualificazione del rione

Sicuramente il progetto che più impatterà sulla vita del rione sarà quello della tramvia. È stato approvato dalla Conferenza dei Servizi del 05/12/2021 indetta dal Responsabile Unico del Procedimento, l’ingegner Alessandro Fuschiotto, e svoltasi in forma ‘Semplificata ed Asincrona’ grazie ad un articolo della legge n. 241/1990 (ex art. 14-bis). Sarebbe stata necessaria ‘l’istituzione di un apposito tavolo congiunto che metta a sistema e integri i numerosi interventi in atto, allo scopo di trovare soluzioni progettuali congrue e adeguate, attente alla riqualificazione delle aree in oggetto’ considerando che ‘il tratto compreso tra l’attuale capolinea delle Laziali e l’incrocio tra le vie Giolitti e Gioberti, di nuova progettazione, si trova in un’area ad altissimo rischio archeologico’ (parere della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma). A riguardo non si hanno notizie trasparenti da questo tavolo, se mai convocato, né delle reiterate richieste di ascolto da parte dei cittadini inoltrate all’Assessorato Mobilità che, dopo tante giravolte, ha fornito alla Regione la documentazione per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Da questa si evince che il percorso della tramvia nel tratto prospiciente il Tempio di Minerva Medica utilizza un binario unico ricalcando il tracciato attuale. Il monumento ha ricevuto fondi PNRR per 1,2 milioni di euro per essere valorizzato, ma quale valorizzazione sarà mai possibile se rimarrà per sempre occultato e il suo accesso precluso dalla tramvia? L’assessore alla Mobilità di Roma Capitale, Eugenio Patanè, in audizione alle commissioni congiunte Giubileo e Mobilità, agli inizi di maggio ha spiegato che il progetto è ora in ‘valutazione unica’ – una procedura particolare, individuata con la commissaria governativa Lucia Conti – che fa sia da VIA che da Conferenza decisoria definitiva. Ancora una scorciatoia per avallare una soluzione meramente trasportistica che metterà una pietra tombale sulle speranze di riqualificazione del rione.
La parola d’ordine per ridurre il caos attuale, e più ancora quello che si prospetta, dovrebbe essere una sola: semplificazione. Non si conoscono i dati relativi ai flussi di traffico previsti dal progetto, ma non ha senso portare altri passeggeri in superficie ad un capolinea a 300 metri sempre su via Giolitti. E se proprio necessario far arrivare la tramvia a Termini, perché non investire concentrandosi sulla sede tramviaria in via di Porta Maggiore che corre parallela e distante circa 100 metri?

Per Porta Maggiore e via Giolitti
manca una moderna visione
urbanistica e paesaggistica

L’asse di via Giolitti, da Porta Maggiore a Termini, necessiterebbe di una nuova sistemazione urbanistica come area verde ad attraversamento esclusivamente pedonale e ciclabile, che colleghi la (disastrosa) linea ciclabile di via Prenestina con i 600 metri del sottopassaggio di Santa Bibiana (gli unici del rione!) e la successiva linea (malmessa) di Piazzale Tiburtino e viale Pretoriano. Si valorizzerebbero anche l’ala Mazzoniana di Termini e la Cabina ACE, con i suoi spazi museali in preparazione, il nuovo Polo culturale della Zecca e la auspicabile riqualificazione dell’ex cinema Apollo.
Il punto è che il nodo di Porta Maggiore e via Giolitti mancano oggi di una moderna visione e progettazione urbanistica e paesaggistica.
È necessario che gli Assessori comunali all’Urbanistica, all’Ambiente e alla Cultura capitolini nonché la Regione e la Soprintendenza, si pronuncino in modo inequivocabile per una completa trasformazione e rinaturalizzazione dell’area, limitando drasticamente il traffico privato e dei mezzi pesanti, dando spazio alla mobilità dolce, valorizzando le aree archeologiche, storiche e artistiche, come chiedono da anni cittadini e comitati.

Giovanni Marucci