Tutti i sabati nel cortile del Nuovo Mercato Esquilino ReFoodgees
raccoglie il cibo invenduto e lo redistribuisce gratuitamente
(Numero 39 – Bimestre gen-feb 2022 – Pagina 1,4)
Lunghe file dalle 16 alle 18 del sabato, persone che vengono a prendere il cibo donato dagli operatori del mercato: pane, frutta, verdura che vanno a finire sulle tavole di chi ha più bisogno, ma anche di gente sensibile alla lotta contro lo spreco alimentare.
Roma SalvaCibo è un progetto iniziato quattro anni fa, da tre anni è presente anche nel nostro rione grazie all’associazione ReFoodgees, nome che mette insieme, in inglese, le parole ‘cibo’ e ‘rifugiato’. La maggior parte dei suoi volontari sono infatti migranti, rifugiati, richiedenti asilo, provenienti da varie parti del mondo e di varia età che, partendo dal loro bisogno di cibo, si sono aperti ad un’attività sociale e inclusiva che si ispira ad un’economia solidale, antispreco ed ecologica.
La redistribuzione si rivolge soprattutto a persone bisognose, per lo più migranti, ma anche a italiani finiti in povertà, magari perché hanno perso il lavoro o perché hanno una pensione bassa. Tra le persone in fila incontriamo Mustafa, rumeno, che ci racconta come tutte le settimane venga al Nuovo Mercato Esquilino per beneficiare di questa iniziativa. Anche Francesca, italiana, si dichiara ugualmente soddisfatta: «È importante che aiutino anche noi italiani e non soltanto gli stranieri».
Viola De Andrade Piroli, Presidente di ReFoodgees, ci tiene a sottolineare come questo sia «un progetto contro lo spreco alimentare e quindi rivolto non soltanto alle persone bisognose, ma a tutta la gente del rione che crede in un mondo ecologico, che riusa e recupera invece che sprecare». Evidenzia inoltre come una costante presenza settimanale abbia permesso all’associazione di instaurare rapporti di fiducia con i fruitori del progetto, sia volontari sia abitanti del rione, e di diventare un punto di raccordo tra i bisogni del territorio: ReFoodgees si impegna così a fare rete con le altre realtà sociali del territorio e i loro servizi.
Il messaggio contro lo spreco diventa
un messaggio di inclusione, solidarietà, miglioramento
delle relazioni umane, economia circolare
Dalla raccolta e distribuzione del cibo, l’attività si è allargata proponendo momenti di socializzazione. Iniziative come concerti, mercatini, laboratori, spettacoli teatrali, portano i volontari a fraternizzare tra loro e ad aprirsi agli altri, creando spazi di inclusione e relazioni di solidarietà con i residenti. La più recente è stata il mercatino di Natale, tenutosi lo scorso 11 dicembre, che ha messo in mostra e in vendita i prodotti artigianali delle varie associazioni della città, offrendo regali etici, sostenibili e originali. Il concerto della Stradabanda Spmt ha aggiunto un tocco magico alla splendida giornata di festa.
Gli operatori del mercato
hanno aderito numerosi all’iniziativa
Salvatore Perrotta, presidente della cooperativa che si occupa della gestione del Nuovo Mercato Esquilino, ci racconta che se i banchi del mercato non vendono, in due o tre giorni il cibo diventa rifiuto da smaltire. Invece, grazie a ReFoodgees e a una adesione massiccia da parte degli operatori del mercato, ogni sabato si riesce a raccogliere oltre una tonnellata di cibo che viene sottratto al ciclo di smaltimento e redistribuito a famiglie che la pandemia ha proiettato in una dimensione di maggiore sofferenza economica. Perrotta ci tiene a ribadire che «L’iniziativa ha una forte valenza culturale perché punta a creare la coscienza di un rapporto sostenibile con l’ambiente, all’insegna dell’usare meno, sprecare meno». Anche da qui può partire un cambiamento positivo per il nostro pianeta e per le generazioni future!
[BOX] Cosa dicono i numeri
Denaro, ambiente, fame: la lotta allo spreco alimentare rappresenta l’Obiettivo 12 dell’Agenda di sostenibilità 2030 delle Nazioni Unite, con il dimezzamento degli sprechi alimentari globali pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori, e la riduzione delle perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto, entro il 2030. Sì perché nei paesi sviluppati il cibo viene spesso sprecato alla fine della catena di produzione, quando arriva sulle nostre tavole; nei paesi in via di sviluppo, invece, viene perso nelle prime fasi di produzione, quando i raccolti vengono lasciati a se stessi o non lavorati a causa di poveri sistemi di immagazzinamento o perché gli agricoltori non riescono a far arrivare le proprie merci sui mercati.
Secondo Waste watcher, nel 2020 in Italia, forse complici le difficoltà economiche, gli sprechi alimentari sono diminuiti, riducendone il costo complessivo del 20%. Altro fattore positivo è la percezione: «7 italiani su 10 (il 66%) ritengono ci sia una connessione
precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo». La conferma arriva da un’indagine Coldiretti/Ixè 2020: il 54% della popolazione italiana ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando diverse strategie: consumo degli avanzi, maggiore attenzione alla data di scadenza, spesa km0, riduzione delle quantità acquistate, dono in beneficienza dei prodotti alimentari non consumati. Tuttavia, lo spreco alimentare ammonta comunque a circa 36 kg all’anno pro capite e cresce durante l’estate. Il problema resta rilevante perché ogni famiglia italiana getta nella spazzatura cibo per un valore di 4,91 euro la settimana per un totale di 6,5 miliardi. Anche lo European Green Deal contiene la cosiddetta strategia Farm to Fork, un piano decennale per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile sotto diversi aspetti e riducendo il suo impatto sui Paesi terzi. L’UNEP, United Nations Environment Programme, che monitora da anni l’evoluzione di pratiche e azioni che danneggiano l’ambiente a livello mondiale ed elabora, ogni anno, un rapporto che fotografa la situazione, stima l’impatto del cibo non consumato con una percentuale tra l’8 e il 10% delle emissioni di gas serra su scala globale: «se la perdita e lo spreco alimentare fossero un paese, sarebbe la terza più grande fonte di emissioni di gas serra».
Maria Grazia Sentinelli