Ambiente confortevole e nella piena tradizione del Paese orientale, per un’esperienza al peperoncino
(Numero 5 – Bimestre gen-feb 2016 – Pagina 15)
Viaggiare restando nel proprio quartiere ha un che di fascinoso. Certo è che il filtro della nostra tradizione culinaria modifica inevitabilmente i sapori importati da Paesi più o meno lontani. Non mi perdo d’animo perchè si possono scovare angoli del mondo anche qui. Sto imparando ad amare il rione Esquilino, è lo specchio del nostro Paese: un potenziale inestimabile, parzialmente inespresso. Ma la politica non mi appartiene. Amo il cibo ed amo scoprire nuovi piatti, questo mi basta. La mia avventura continua in Corea del Sud. Scelgo il ristorante Bi Won di via Conte Verde 62, voci di quartiere mi dicono sia buono, si parte!
A tutto peperoncino. Sono stato diverse volte a Seoul, ho avuto modo di apprezzare la cucina tradizionale Coreana. Ha una caratteristica fondamentale: la piccantezza. Non vi è spezia indiana che regga; i cuochi coreani per soddisfare i propri clienti devono abbondare di peperoncino. Cotto, crudo o in polvere l’importante è che ci sia! O in alternativa la paprika, tanta paprika. Le mie origini, per un quarto calabresi, mi forniscono le armi sufficienti per affrontare questa nuova avventura.
Come è tipico nella loro tradizione il tavolo è fornito di una piastra su cui il cliente può cuocere alcune pietanze. La trovo un’idea deliziosa, dà un senso di “fatto in casa”. Ordino però piatti preparati dal cuoco altrimenti dovrei valutare le mie capacità culinarie e non sono qui per questo.
Mi viene portato subito un antipasto freddo che anticipa gli altri piatti solo di pochi minuti, in Corea è uso portare tutte le pietanze insieme. La freschezza delle materie prime si percepisce subito, una verdura cotta ricoperta di paprika e peperoncino fa da apripista al resto: alghe disidratate, bocconcini di manzo e fagiolini in salsa di cipolle e aceto. Tutto davvero buono e saporito. In un batter d’occhio si forma una pila di ciotole vuote sul mio tavolo. Il primo ed il secondo sono già pronti e mi attendono.
Mi piace questa modalità di proporre tutti i piatti insieme. Nei miei viaggi a Seoul si finiva ad assaggiare un po’ da tutti i piatti, un modo diverso di vivere la tavola.
Alte temperature. Come primo ho ordinato un “Risotto con tuorlo d’uovo e verdure miste in terra cotta in salsa piccante molto caldo”. E’ scritto così nel menu. Il “molto caldo” mi fa sorridere: “Che sarà mai!”, penso. In effetti il risotto è in un contenitore bollente che per via della mia solita distrazione finisce con l’ustionarmi un dito. Poco male, sarà anche bollente, ma il piatto arriva ben ordinato ed invitante. Preparato in maniera quasi geometrica: verdure da una parte, uovo perfetto sopra a nascondere il riso bianco. Il fortunato affamato deve farne un pasticcio e mischiare il tutto per gustarne il sapore nel complesso. In poco tempo resta solo una vuota ciotola tiepida. Mi è piaciuto. Insieme si può mischiare una salsa così rossa da far pensare all’inferno. Non mi sono tirato indietro: la mia lingua ha fatto la fine del dito.
La lattuga. Il piatto tra i piu famosi nella cultura coreana è il Bulgogi: saporito anch’esso, è composto da carne marinata in salsa di soia, zucchero, aglio, olio di sesamo, paprika e pepe cayenna. Accompagnato da riso e da foglie di lattuga. Il ruolo della lattuga è incredibile a mio avviso: con le bacchette si posano assaggi di pietanze dentro la grande foglia, la si arrotola e si mangia tutto insieme. Una sorta di involtino in cui mille sapori speziati vengono stemperati dalla lattuga. Buonissimo!
La moltitudine di altri piatti mi attira, ma sono pieno e la piccola grande Corea è riuscita a convincermi piu di molti altri paesi. Bevo un paio di bicchieri di Hite, tipica birra Sud Coreana e sono fuori, soddisfatto e pronto per la prossima tappa!
Andrea Fassi