Residenti e turisti del rione vedono cassonetti sporchi e strabordanti, raccolta e spazzamento insufficiente, strade indecorose, informazioni assenti, personale spesso non curante. Secondo Ama è tutto a posto e praticamente risolto. Pronto l’addio ai cassonetti, arriveranno isole ecologiche rionali e mini compattatori sul territorio
(Numero 43 – Bimestre set-ott 2022 – Pagina 1,3)
Al punto di raccolta di via di San Vito, chiedo ad un operatore Ama perché sui cassonetti manca l’indicazione di cosa andrebbe messo dentro. Lui risponde: ‘Ma signo’ non serve. Ci sono i colori: per l’organico c’è er marrone’. Gli faccio notare che prima non era così, che i cartelli c’erano, lui si arrende: ‘Vabbè, bisognerebbe scriverlo, ma non dipenne da me!’. Nel sottoportico di piazza Vittorio, un altro giorno, chiedo ad un altro operatore ecologico: ‘Non ci sono più cassonetti dell’umido a piazza Vittorio. Dove butto l’umido?’ Si guarda intorno disorientato e poi dice: ‘Guardi un po’ in giro; prima o poi ne troverà uno’.
I controlli fanno miracoli
Tornando a casa penso che di certo non si trattava di lavoratori coscienti della mission della loro azienda né coscienziosi, ma solo di gente preoccupata di sbarcare il lunario. Evidentemente l’Ama pensa che accertarsi che il personale, pagato con le (alte) tasse dei romani, lavori realmente non rientri tra i propri compiti. L’amministrazione comunale sembra però aver chiesto un po’ di chiarezza, incalzando l’azienda sui controlli. E dopo nuove visite di idoneità, sono miracolosamente guariti 200 spazzini, ora di nuovo idonei al servizio. Ultimamente, dopo un’altra verifica, è stato recuperato un altro 20% della forza lavoro esentata per motivi di salute. Notizie clamorose. Evidentemente, per guarire i malati non servono sempre i miracoli. Talvolta bastano i controlli.
Rifiuti: il cambiamento è in ritardo
Le soluzioni strutturali richiedono tempi lunghi, ma l’emergenza incalza
Il problema è serio e parte da lontano, tuttavia sconcerta la strategia che negli ultimi anni sembra voler adottare la dirigenza di Ama: negare l’evidenza. Lo scorso 9 aprile l’allora Amministratore unico, Angelo Piazza (nominato dal sindaco lo scorso novembre e ora già sostituito), in una lettera indirizzata al direttore del quotidiano La Repubblica, si lamentava perché le foto sulla raccolta dei rifiuti pubblicate dal giornale non corrispondevano allo stato attuale delle cose. Secondo lui, la chiusura in quei giorni della discarica di Albano aveva causato qualche difficoltà ma, scriveva, ‘La situazione è rientrata a regime, consentendo ai cassonetti di ricominciare ad essere svuotati senza difficoltà. Ciò è dipeso dalla profonda riorganizzazione aziendale avviata a novembre che ha consentito di incidere positivamente sui servizi Ama’. E qui sciorinava una serie di cose positive, tra cui lo spazzamento delle strade, tornato ad essere un asse portante con personale dedicato a questa attività.
Il confronto tra il contenuto della lettera e la situazione disastrosa delle strade lasciava sconcertati.
Cambio dei vertici, nuovo consiglio di amministrazione e nuovo presidente. Una nuova nota inviata a Repubblica a fine luglio riporta: ‘Dopo l’ultima raccolta straordinaria, ora la città è in condizioni adeguate di decoro’. Smentita subito dai presidenti di municipio, che insorgono indignati, e dai cittadini che incalzano. Ad Esquilino i social esplodono. Una cittadina scrive: ‘I cassonetti su via di San Quintino vanno sanificati, c’è puzza di animali morti’. Incalza un’altra: ‘All’Esquilino non si è tornati alla normalità. Miasmi irrespirabili, blatte e larve che fuoriescono dai cassonetti’. Infine in molti concordano: ‘Pagare la tassa Tari ad una azienda come Ama è sbagliato. Sono soldi buttati in un’azienda che non rende, inadeguati e incapaci’.
Di chi le responsabilità di questo disastro?
Sicuramente la causa primaria va individuata nella situazione strutturale: gli scarsi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti di Roma. L’Ama spesso non sa dove conferire i rifiuti raccolti e spesso è costretta a portarli fuori regione o addirittura all’estero, pagando profumatamente e inquinando per il trasporto.
Di recente il sindaco Roberto Gualtieri ha pubblicato un nuovo Piano rifiuti che finalmente prevede la costruzione di un termovalorizzatore con recupero energetico, in grado di trattare 600 mila tonnellate di rifiuti all’anno. Si presume sarà pronto nel 2026. Parallelamente dovrà aumentare la raccolta differenziata: dall’attuale 40% al 65% nel 2030. Tempi lunghi per uscire dall’emergenza!
I problemi strutturali non devono però giustificare o far passare sotto traccia i cattivi comportamenti dei cittadini che, con scarso senso civico, lasciano materassi, frigoriferi, vestiti e altre cose ingombranti vicino ai cassonetti, contribuendo attivamente a trasformare l’incuria in degrado. Mentre i cittadini che si attivano per pulire gli spazi pubblici, è cronaca recente, rischiano addirittura la multa.
Problemi annosi, soluzioni inconsistenti
Tornando ad Ama, non si può però nascondere che c’è qualcosa che non va nell’azienda. Da anni – nonostante le diverse amministrazioni comunali e i numerosi cambi dei vertici aziendali – non riesce a garantire alla città un servizio accettabile. Nella Commissione speciale emergenza rifiuti del primo municipio dello scorso 8 giugno, presieduta dal consigliere Niccolò Camponi, il vice capo area dell’Ama rassicurava sui futuri cambiamenti: nuovi cassonetti, nuova gara per il ritiro dei rifiuti delle utenze non domestiche, con due passaggi al giorno invece che uno, nuovi spazzini che verranno immessi sulle strade. Senonché nella discussione con i consiglieri e i cittadini emerge che gli arrivi dei nuovi cassonetti si sono bloccati per gli eccessivi aumenti di prezzo, che la tipologia scelta non è la più idonea in quanto la fessura per mettere dentro i rifiuti è molto stretta e che i cassonetti sono leggeri e non facili da afferrare da parte delle macchine, che l’Ama purtroppo ha personale anziano con vari problemi di salute che andrebbe rinnovato. E ancora, che la vecchia società appaltatrice del ritiro dei rifiuti delle utenze non domestiche salta spesso il giro e che l’Ama non ha sufficienti ispettori da utilizzare per i controlli, che la vecchia gara è stata aggiudicata con il massimo ribasso e quindi la cooperativa non riesce a garantire il servizio. Forse il finanziamento da parte del Comune di Roma è basso, ma sappiamo pure che la Tari di Roma è la più alta d’Italia. E forse si poteva evitare, lo scorso anno, che l’azienda elargisse corposi premi di produttività ai propri dirigenti. I problemi sono veramente annosi e sembrano irrisolvibili.
Isole ecologiche e microaree per il compattamento,
queste le soluzioni per il Municipio
Una visione più generale di come affrontare la situazione ce la propone Stefano Marin, assessore all’Ambiente del Municipio Primo. L’assessore individua come necessità primaria la riorganizzazione gestionale dell’Ama e il ripensamento dell’intero ciclo dei rifiuti della città. Indica come passi verso il miglioramento della situazione:
1) la realizzazione di isole ecologiche nei singoli rioni, assistendo i cittadini nel conferimento della differenziata con personale specializzato;
2) l’individuazione di microaree ai confini dei municipi dove posizionare impianti di compattamento della plastica e del cartone, diminuendo in tal modo il volume dei rifiuti prima di portarli negli impianti centrali di trattamento;
3) l’immissione di tutto il personale dell’Ama – liberato dalla raccolta porta a porta (ove esistente) o dallo svuotamento dei cassonetti – sulle strade per lo spazzamento e il controllo;
4) la predisposizione di aree ecologiche gestite con personale Ama, anche per i grandi eventi.
Noi cittadini intanto rimaniamo qui ad aspettare, sconsolati, sfiduciati e arrabbiati, sperando che ancora possa avvenire quel miracolo che altrove chiamano gestione ordinaria dei rifiuti.
Maria Grazia Sentinelli