Incontriamo Susanna Nicchiarelli, regista e sceneggiatrice che, dall’esordio nel 2009 con ‘Cosmonauta’ alla sua ultima trilogia al femminile, ha collezionato premi e riconoscimenti prestigiosi, dalla Mostra del cinema di Venezia ai David di Donatello
(Numero 52 – Bimestre mar-apr 2024 – Pagina 6)
Susanna Nicchiarelli vive da anni all’Esquilino. Ha scelto con convinzione e consapevolezza questo rione per sé e per i suoi due figli. Da qui dunque parte la nostra chiacchierata. “Io sono cresciuta a Vigna Clara, in una Roma completamente diversa da quella in cui vivo oggi. Ho avuto molte difficoltà da adolescente, in un mondo diviso in vincenti e perdenti, dove non rientrare nella categoria giusta per motivi economici, estetici o caratteriali ti condannava alla marginalità, dove essere o apparire diversi non era mai una ricchezza ma una colpa. L’Esquilino è l’opposto: qui c’è di tutto, e in questo grande miscuglio c’è molta libertà. Lo vedo nei bambini, nei ragazzi, ma anche nella vita che facciamo noi adulti. In questo disordine c’è la libertà di crescere come si vuole, di scegliersi i propri amici, e si ha accesso a tanti spazi di solidarietà e inclusione, per cui si impara che lasciare indietro qualcuno non è giusto. Penso alla scuola Di Donato che frequentano i miei figli, ma anche a Spin Time, dove vado spesso, anche con i bambini per le feste di compleanno dei compagni che vivono lì o per una cena in osteria. In questo quartiere i miei figli crescono in maniera opposta a come sono cresciuta io: crescono innanzitutto nel mondo reale, con le sue contraddizioni e le sue ingiustizie, ma anche con l’idea che si può costruire un mondo diverso, circondati dall’esempio di giovani e adulti che con questa speranza lavorano ogni giorno. Perché, come ha detto Ken Loach quando è venuto a Spin Time pochi mesi fa, la speranza è politica. Ecco, per me vivere all’Esquilino e crescere i miei figli qui significa tutto questo. Ma è un equilibrio fragilissimo, che va protetto. Già oggi trovare una casa in affitto nel rione è quasi impossibile: i prezzi sono altissimi, inaccessibili per molte famiglie e, per una di origini straniere, pur con ogni garanzia, spesso i contratti d’affitto sono esplicitamente preclusi. È una deriva pericolosa che rischia di trasformare e impoverire il quartiere”.
«In questo rione i miei figli crescono nel mondo reale»
Proprio a partire dalla scuola, come genitore, Susanna ha deciso di avere un ruolo attivo in questa direzione. “L’esperienza nell’Associazione Genitori Di Donato è stata ed è per me una delle esperienze più importanti e coinvolgenti della mia vita. Credo che sia fondamentale in ogni aspetto della vita non dimenticare mai la comunità nella quale siamo, cercare di contribuire ad alimentare un pensiero critico, costruttivo, politico. Con l’Associazione Genitori mi sembra di agire nella realtà molto di più che con il mio lavoro, in una maniera più concreta anche se più circoscritta. Faccio tante piccole cose pratiche, da aiutare un’altra mamma a compilare un modulo d’iscrizione on-line, a preparare il calendario dei corsi pomeridiani. Siamo tanti, tra genitori volontari e istruttori, e ognuno fa quello che può per far sì che la scuola resti aperta ogni pomeriggio e che tutti i bambini, di qualunque estrazione e provenienza, possano accedere alle diverse attività proposte e condividere questo spazio comune, che gli appartiene. Noi genitori abbiamo un luogo dove incontrarci, conoscerci, aiutarci, parlare, e i nostri figli si abituano a crescere in un ambiente dove le decisioni si condividono e si prendono insieme, come comunità.”
L’anno scorso Susanna è stata responsabile scientifico di un progetto di educazione al linguaggio cinematografico dell’istituto Di Donato, vincitore di un bando del Ministero della Cultura e del Ministero dell’Istruzione. “Il rapporto tra la nostra scuola e il cinema è da sempre stretto e la Dirigente è molto interessata a far lavorare i ragazzi su questo linguaggio. Il progetto dello scorso anno ha coinvolto la primaria e la materna, 500 bambini, grazie alla collaborazione dei docenti della scuola. Ho coordinato le attività e condotto alcuni dei laboratori insieme ad altri professionisti del cinema, molti dei quali anche loro genitori dell’istituto. Abbiamo organizzato varie proiezioni al Multisala Tibur, a San Lorenzo, e accompagnato ogni classe nella realizzazione di opere tutte loro: corti d’animazione alla materna, documentari e cortometraggi di finzione alla primaria. È stato un percorso divertentissimo. Alcuni bambini, avendo cominciato la scuola negli anni del Covid, non erano mai stati in una sala cinematografica. Grazie al progetto hanno visto tanti film sul grande schermo e con i docenti professionisti di cinema si sono ritrovati a disegnare costumi e scenografie, a recitare, a lavorare come una troupe, con telecamere e microfoni, ragionando sull’illuminazione e le inquadrature, e infine sul montaggio, grazie anche alla collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia e i suoi allievi. Per me è stato emozionante. La meraviglia e l’intelligenza dei bambini davanti al cinema mi ricorda perché ho scelto questo mestiere. Vederlo attraverso gli occhi dei ragazzi ti ricorda quanto è affascinante.”
«All’origine del film ‘Chiara’ c’è l’esperienza
che ho vissuto in questo rione nei mesi della pandemia»
Dal cinema come strumento didattico, arriviamo al cinema come professione. Negli ultimi cinque anni Susanna si è dedicata a una trilogia dedicata a figure femminili molto complesse e interessanti: ‘Nico, 1988’ (2017), ‘Miss Marx’ (2020) e infine ‘Chiara’ (2022). “La realizzazione degli ultimi tre film ha rappresentato per me un percorso anche politico ed esistenziale. Nel film su Santa Chiara ho raccontato di una comunità, di donne e di uomini, del sogno della costruzione di un mondo diverso, della scelta di stare dalla parte di chi viene lasciato ai margini. Penso che all’origine del film ci sia l’esperienza che ho vissuto nei mesi della pandemia. Mia figlia era in prima elementare quando è iniziato il lockdown. Nel giro di pochi giorni, con alcuni genitori all’Associazione della scuola, che ancora conoscevo poco, mi sono ritrovata al mercato di piazza Vittorio a confezionare pacchi da distribuire alle famiglie in difficoltà per affrontare quell’emergenza. In un momento drammatico in cui tutti avevano paura, ho incontrato persone che volevano invece stare insieme e aiutare. Alla frammentazione abbiamo reagito facendo comunità con ancora più forza, e credo che questo abbia influito molto sulle ultime cose che ho fatto come regista. Raccontando di Chiara in qualche modo ho raccontato quello che ho visto in quei mesi”.
Chiudiamo la chiacchierata con i progetti in partenza. “Sto chiudendo una serie televisiva sulla Resistenza tratta da un romanzo per ragazzi, ‘Fuochi d’artificio’ di Andrea Bouchard. Un progetto nato all’Esquilino perché Bouchard era venuto a scuola a fare un corso di scrittura creativa e a presentare il suo libro in occasione del 25 aprile, la serie è prodotta da Costanza Coldagelli assieme a Fandango, e l’ho scritta insieme a Marianna Cappi, entrambe mamme della Di Donato e residenti nel rione. Insomma, da ‘Chiara’ a questa ultima serie, c’è ormai tanto Esquilino nelle storie che racconto e che voglio raccontare.”
Micol Pancaldi