Michele Sicca è il giovanissimo nuovo segretario dell’Anpi Esquilino, che ci ha spiegato il rapporto delle nuove generazioni (e dei boomer) con la Memoria e l’impegno sociale, l’attivismo di piazza e quello 2.0
(Numero 40 – Bimestre mar-apr 2022 – Pagina 6)
«Dobbiamo necessariamente rivolgerci alle nuove generazioni con linguaggi diversi per far loro conoscere i valori democratici che ispirarono i giovani partigiani di allora. È fondamentale ricordare che molti giovani aderirono alla Resistenza ed è necessario riuscire a ricollegare idealmente i giovani di oggi con i giovani di oltre settanta anni fa», con queste parole Mario Spagnoli iniziava il suo mandato di segretario della sezione Anpi Esquilino Monti Celio, intitolata a don Pietro Pappagallo. Oggi, dopo quattro anni, questa missione sembrerebbe almeno in parte aver avuto successo. Il nuovo segretario, Michele Sicca, è infatti giovanissimo, ha 21 anni e studia storia alla Sapienza. Una sbirciatina al suo profilo Facebook sembra subito smentire il luogo comune che vorrebbe i giovani di oggi tutti frivoli e disimpegnati.
Michele Sicca, come arriva un giovane oggi ad avvicinarsi e poi ad iscriversi all’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)?
Ho iniziato a interessarmi alla politica alla fine delle scuole medie. Vengo da una famiglia che mi ha sempre spinto verso un certo mondo, ma la consapevolezza è arrivata grazie ad un professore illuminato.
L’Anpi è stata quindi per me sempre un punto di riferimento. I primi contatti però sono avvenuti al liceo Cavour, dove ha insegnato Gioacchino Gesmundo, martire delle Fosse Ardeatine. Da lì alla prima tessera nel 2018 ho conosciuto una bellissima comunità di antifascisti e antifasciste che si impegnano ogni giorno sul territorio. Per me è stato un dovere partecipare.
Pensi che l’importanza della memoria della Resistenza sia sentita nella tua generazione o è qualcosa che si sta andando perdendo?
Credo che i luoghi dove imparare e conoscere questo pezzo fondamentale della nostra storia siano sempre di meno, che la scuola non riesca a trasmettere bene il significato di quegli anni, che l’idea che ‘sia una cosa del passato’ stia prendendo troppo piede, soprattutto fra i più giovani.
Credo anche però che la nostra generazione sappia dare una risposta forte a tutto questo: nell’associazionismo studentesco, nei collettivi delle scuole, nella partecipazione, anche da giovanissimi, alle attività dall’Anpi. Abbiamo meno strumenti di chiunque altro, ma secondo me siamo quelli che più di tutti sono gelosi di questa memoria, quelli che più la vogliono custodire.
Dal tuo profilo Facebook si capisce subito che sei un ragazzo molto impegnato nelle battaglie politiche e sociali. Ti consideri una eccezione rispetto ai tuoi coetanei?
Non credo si tratti di eccezionalità. Ho avuto la fortuna di avere la famiglia giusta, incontrare il professore giusto, scegliere il liceo giusto. Tanti e tante come me, in questa società sempre più parcellizzata non hanno avuto le mie stesse possibilità, per questo per me è importante fare quello che come Anpi facciamo. Avvicinare i ragazzi e le ragazze all’attivismo, raccontare la storia delle lotte del passato, mostrare loro che se si crede in qualcosa il mondo può davvero cambiare, questo sento come nostro più importante compito.
Io ho iniziato a fare politica nella Rete Degli Studenti Medi, il sindacato studentesco. Per me da subito attivismo politico ha significato dare risposte alle necessità dei miei coetanei: ascoltarli, discuterci a volte anche aspramente, ma solo per trovare il modo giusto di rappresentarli.
Ecco, credo che manchi questo alle nuove generazioni, qualcuno che li rappresenti e secondo me questa è anche la chiave per far capire l’importanza dell’impegno politico e sociale.
Come interagisce l’Anpi Esquilino con il suo territorio di riferimento?
Gli ultimi due anni di pandemia hanno sconvolto il nostro modo di stare sul territorio. Eravamo abituati a stare nelle strade e nelle piazze con i banchetti, a parlare con le persone, a trasmettere anche con quel calore umano i nostri valori.
Tutto questo non lo abbiamo fatto più, ma siamo pronti a ricominciare. Con la regressione del virus riprenderemo quegli spazi, ricostruendo saldamente il rapporto con il territorio e con la cittadinanza.
Nel tuo mandato di segretario, come pensi di continuare a coinvolgere persone nuove e soprattutto i giovani nella missione dell’Anpi?
Il lavoro nelle scuole e con gli studenti e le studentesse sicuramente ci aiuterà a coinvolgere i giovanissimi, ma io credo che ancora più importante sia la partecipazione di chi ora ha tra i 40 e i 50 anni. Forse quella fascia d’età sembra essere la meno interessata e attiva, quando invece rappresenta una enorme fetta del nostro territorio. Sono convinto che l’Anpi e la nostra sezione possano crescere ancora molto, e la mia più grande speranza è che possano crescere durante questo mandato per cui darò il massimo.
Davide Curcio