Una questione di sicurezza e di contratti da milioni di euro
(Numero 7 – Bimestre mag-giu 2016 – Pagina 2)
Roma è buia, in molte vie si ha una sensazione di povertà e soprattutto di insicurezza. E questa non interessa solo chi cammina. Ma anche gli automobilisti hanno paura di non vedere pedoni e ciclisti. Nel 2014, secondo la Fondazione Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), i pedoni uccisi sulle strade capitoline sono stati sono stati 154, su un totale di 245 in tutta la provincia, 1.817 gli investimenti, 509 le uscite di strada, 864 gli urti contro ostacoli fissi.
Furti in casa. Se si ha il timore che ladri acrobati possano entrare da finestre o balconi allora è necessaria una luce radente alle facciate che metterebbe in risalto la sagoma del furfante. Esempi di questo tipo di illuminazione li troviamo all’Hotel President di via Emanuele Filiberto e all’Hotel Porta Maggiore nell’omonima piazza.
La situazione nel 2015. A Roma l’anno scorso sono stati installati 193mila punti luce, di cui 10.500 di luce artistica. Le lampade sono 218mila. Secondo l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale, i romani promuovono con un voto di 6,3 (in una scala da 1 a 10) la soddisfazione per il servizio. Salvo casi particolari, come monumenti o palazzi, l’illuminazione delle strade è regolata dalle norme UNI EN 12301 che per ciascun tipo di via fornisce i criteri guida per la progettazione. Purtroppo buona parte degli impianti di Roma sono vecchi e precedenti la norma. Lo stato in cui versano dipende da scarsa pulizia dei corpi illuminanti, ritardata sostituzione delle lampade invecchiate, alberi non potati e voltaggi abbassati, forse anche volutamente.
A basso consumo. Terminato due anni fa, Il Piano Luce prevedeva il potenziamento e l’ampliamento del servizio. Ha comportato la sostituzione delle vecchie lampade con delle nuove a basso consumo. Rispetto al 2009 è diminuito il consumo di energia del singolo impianto. Con il piano attuale 2015-2017 ci sarà la sostituzione di 188.700 lampade a vapore di sodio ad alta pressione, con quelle a LED, al ritmo di 10mila lampade al mese.
Nella mani di Acea. Questo servizio, tipico bene pubblico puro, in quanto soggetto ad obblighi di continuità, sicurezza e universalità e non riconducibile ad una domanda individuale, a Roma è affidato in esclusiva dal 1997 per 30 anni ad Acea s.p.a., alla quale è stata data anche la concessione d’uso gratuito dei beni demaniali. La società nel 2013 ha trasferito la gestione del servizio ad Acea Illuminazione Pubblica, di cui è proprietaria al 100%. Il contratto di servizio tra comune e Acea, più volte aggiornato, regola per gli impianti sia la fornitura forfettaria di energia per l’alimentazione, sia la conduzione, l’esercizio, la manutenzione ordinaria, accidentale e programmata, l’innovazione e la valorizzazione, sia l’adeguamento alla normativa vigente. L’accordo economico fissa il canone per ciascun anno (2015 -2017) in 51,1 milioni di euro (iva esclusa). Vanno aggiunte le manutenzioni straordinarie per 10 milioni e l’ammodernamento e messa in sicurezza degli impianti per 5 milioni (iva esclusa), oltre al 4% del canone per la copertura della responsabilità civile e penale. La quota del 2016 è di 32,2 milioni, con un onere per abitante di 11 euro. Forse nel tempo potrà diminuire per effetto del risparmio energetico e dei minori costi di manutenzione.
Energia a forfait. Il vantaggio economico dell’investimento per la collettività dipende da come risparmio ed efficienza energetica, garantiti dall’investimento, verranno suddivisi fra gestore del servizio e committente. Le caratteristiche tecnologiche degli impianti sono solo un aspetto della qualità del servizio che dipende dalla progettazione eseguita secondo indici di sicurezza fissati dal Campidoglio, e soprattutto dal mantenimento dei livelli di esercizio che il Concedente (comune) impone al concessionario (Acea Illuminazione). Il contratto in vigore stabilisce gli oneri economici derivanti da variazione nella consistenza degli impianti, e in maniera dettagliata sugli investimenti (come il Piano Led), ma non dice nulla sulle misure da fare sugli impianti: valori di tensione di alimentazione, illuminamento piano strada, effetti laterali, perdita di efficienza luminosa, correlazione tra disagio percepito e livelli di luce e valutazione della pericolosità del luogo illuminato. Chissà se nella prossima revisione della convenzione tra comune ed Acea Illuminazione nel 2018 questi temi troveranno spazio.
Carlo Di Carlo