Di fronte alle ferrovie laziali, in via Giolitti 241/g, c’è un piccolo portico, grigio, sporco e puzzolente, sconosciuto quasi a tutti. Nella ‘Casa dei diritti sociali’ si danno insegnamenti e aiuto in cambio di sorrisi e ambizioni
(Numero 39 – Bimestre gen-feb 2022 – Pagina 5)
È un crocevia di vite che di giorno passano veloci verso una destinazione, a volte si fermano incuriositi da un banchetto scassato che espone la sua merce: due vecchie cinture, uno zaino seminuovo, una borsa da viaggio scolorita. Per gli intellettuali qualche libro ingiallito ritrovato in cantina e per gli amanti del fumetto intramontabili Tex e Diabolik di quarta mano. L’uomo che offre al pubblico i suoi prodotti è il custode prezioso e quotidiano di questo angolo di mondo, un moderno San Pietro che tiene le chiavi della catena con la quale tutte le sere sigilla il suo baracchino e le chiavi di una porta che invece tutti i giorni si apre per offrire a tanti che aspettano parole nuove. E poi quando arriva la notte ecco che il portico si trasforma in un rifugio di fortuna a chi adagia per terra i suoi cartoni per il sonno.
Insomma, se passi di lì a ogni ora vedi il mondo che si muove. Dalla mattina presto questo marciapiede si affolla di gente colorata, gente che parla cento lingue, una babele al contrario dove tutti si incontrano, si intendono con uno sguardo, un gesto, uomini e donne che aspettano di entrare nella scuola più malandata della città ma, sicuramente, la più aperta a tutte le ore di tutti i giorni di tutto l’anno, sicuramente la più aperta a chi ha bisogno di essere ascoltato e accolto per imparare a conoscere una lingua bella, melodiosa e tanto difficile come l’italiano. Se li guardi bene vedi tutto: curiosità, impazienza, preoccupazione, baldanza, allegria, speranza, fiducia. Arrivano da tutte le parti del mondo con i loro capelli ricci, crespi, biondi, oppure coperti da un velo colorato, occhi neri, azzurri, a mandorla, occhi tristi, occhi furbi, occhi che guardano lontano e hanno tanta voglia di sapere. Hanno lasciato la loro terra, hanno lasciato tutto per vivere qui e cercare di essere felici, e per fortuna ci siamo incontrati; noi gli diamo l’ABC, i nostri verbi, le nostre leggi, la nostra pizza, il caffè e il cappuccino, e intanto ci prendiamo i loro sorrisi e le soddisfazioni per un dettato senza errori o una frase semplice che li racconta e ce li fa scoprire, e ci stringiamo le mani, battiamo il cinque, ci diciamo ‘Ciao’, e ci diciamo ‘bravi’. Intanto il custode ci guarda, sorride, poi arriva la notte e domani si ricomincia.
Bruna Fioramonti