Dopo 104 anni quel che resta della Roma-Fiuggi diventa una linea metropolitana
(Numero 31 – Bimestre giu-lug 2020 – Pagina 2)
Il Piano Regolatore è storicamente lo strumento adottato dalle Amministrazioni per organizzare lo sviluppo futuro delle città. In questi ultimi anni al PRG (Piano Regolatore Generale) si è associato il PUM, il Piano Urbano della Mobilità, che è da poco diventato PUMS inglobando il tema della Sostenibilità. I due piani dovrebbero essere sovrapponibili, ma non lo sono. Anzi il piano della mobilità arranca dietro il Piano Regolatore e, nella città costruita, cerca di mettere pezze a inconvenienti vecchi e nuovi che sostanzialmente si riducono alla durata dei tempi degli spostamenti e alla mancanza di spazio per la circolazione: spazio conteso tra mezzo pubblico e mezzo privato, tra veicoli fermi e veicoli in movimento… talvolta dimenticando i pedoni. Negli ultimi tempi il piano della mobilità si è fatto carico anche dei danni che il traffico procura all’ambiente: inquinamento atmosferico e acustico.
Gli interventi nell’Esquilino. Come abbiamo già visto, nel PUMS approvato dal Consiglio comunale, due grandi interventi sono previsti per l’Esquilino: il tram piazza Vittorio-largo Corrado Ricci e la trasformazione della Roma-Centocelle (cioè quel che resta della centenaria Roma-Fiuggi) in metro di superfice: la linea G. Queste due linee non figurano nei finanziamenti per Roma approvati nella conferenza Stato-Regioni il 27 dicembre 2019. La Roma-Centocelle sarà però finanziata se il comune si atterrà ad alcune ‘prescrizioni’. Le piccole modifiche, le ha chiamate l’assessore Pietro Calabrese, sono state accettate e il nuovo progetto è stato finanziato il 6 aprile di quest’anno. La modifica più rilevante riguarda l’allargamento delle rotaie, ossia lo scartamento della linea che attualmente è ridotto (950 mm) rispetto a quello delle linee tramviarie (1445 mm). Questa differenza ha comportato due reti differenti, vetture non intercambiabili e depositi differenti. Certo costerà di più, circa 20 milioni, IVA compresa.
Tutto chiaro allora? NO. Il tratto tra Porta Maggiore e Ponte Casilino è rimasto a binario sfalsato, con ovvia limitazione della frequenza delle corse. Lo spostamento del capolinea dalle Laziali a piazza dei Cinquecento, lungo via Giolitti, non è definito. Non si accenna a come sarà fatto il tratto che lambisce Minerva Medica, che dovrebbe evitare danni da vibrazioni e ridurre il rumore. La tecnologia per farlo esiste: sistemi antivibranti che separano elasticamente larmamento dal piano di posa, ma anche i cerchioni delle ruote delle vetture dovranno essere del tipo insonorizzato. Ci sono poi i problemi che nascono dalle normative sulla sicurezza che sono entrate in vigore a luglio scorso. Tra queste c’è quella che prevede che i treni a raso non devono superare i 30 km/h e un’altra che prescrive che devono fermarsi agli incroci, anche se hanno il verde, per poi ripartire dopo aver ben guardato che non arrivi nessuno. Una buona tecnologia può far superare questa normativa.
Mettendo insieme queste e altre difficoltà tecniche, è verosimile che ci vorranno almeno due anni prima dell’inizio dei lavori.
La proprietà. E dell’assetto proprietario che si dice? Si dice di una serie di passaggi: da Atac ad Astral, ossia all’Azienda Strade Lazio, Società della Regione, da questa a Cotral e poi a Atac, con tutto il buio che si ha sul suo futuro.Chi dovrà fare le opere di ammodernamento? Forse Astral? Quanto tempo ci vorrà? Sono domande che ancora restano senza risposta.
Due ultime domande. Per finire ci rimangono due dubbi. Il tracciato nel tratto che corre parallelo alla Metro C, non poteva essere diverso? Ed è proprio necessario mantenere e rifare il tratto da Porta Maggiore a Termini, quando diverse linee tramviarie da Porta Maggiore arrivano a Termini?
I progettisti avranno avuto le loro brave ragioni e senz’altro hanno operato per il meglio, però se le buone ragioni le avessero fatte conoscere anche a noi…
Carlo Di Carlo