Da Totila ad Enrico IV una porta secondaria delle Mura Aureliane protagonista della storia
(Numero 14 – Bimestre lug-ago 2017 – Pagina 10)
Lungo le Mura Aureliane, costruite dall’imperatore Aureliano nel III secolo d.C., si aprono delle porte di accesso alla città. Alcune si trovano nel nostro rione. Tra queste ce ne è una che non tutti conoscono perché è un po’ nascosta nei pressi della più nota Porta San Giovanni: la Porta Asinaria.
Sul tracciato di un’antica via. La porta prende il nome dall’omonima via che l’attraversava: Via Asinaria. Probabilmente la strada venne fatta edificare da un membro della famiglia degli Asinii, verso la fine dell’età repubblicana, e fungeva da collegamento tra varie vie (Ardeatina, Appia e forse la via Latina). Dopo la costruzione delle mura aureliane, quello che era un semplice accesso alla città, venne monumentalizzato. In realtà gli studiosi ad oggi non sono ancora d’accordo nello stabilire quando e se fu lo stesso Aureliano a volerne la monumentalizzazione, o se fu Massenzio o ancora Onorio nel 401-402 d.C.
Un unicum a Roma. Durante un restauro la porta venne dotata di due torri semicircolari, affiancate a quelle quadrate preesistenti. Le torri circolari, di quattro piani, sono alte 20 metri. I due piani inferiori sono ciechi, mentre i due superiori presentano cinque finestre arcuate. Ogni piano è marcato da alcune fila di mattoni che sporgono dalle torri. Quelle quadrangolari presentano delle feritoie e, successivamente alla costruzione delle torri semicircolari, vennero utilizzate come vani scala. La presenza di torri quadrangolari affiancate da torri semicircolari fa della porta un esemplare unico a Roma. Il corpo centrale presenta un solo fornice e si sviluppava su tre piani (l’ultimo oggi è andato perduto): i primi due corrispondono ai corridoi dove le sentinelle facevano la ronda, l’ultimo era un corridoio merlato e scoperto.
Di qui è passata la storia. Questa porta, che oggi ci appare un po’ nascosta, in realtà ha visto attraversare la storia. Durante la Guerra Greco-gotica, il comandante bizantino Belisario la attraversò per entrare in città mentre i Goti stavano scappando da Porta Flaminia, nel 536 d.C.. Mentre nel 546 d.C., il capo dei Goti, Totila, la attraversò per entrare nella città e saccheggiarla. Come racconta lo storico bizantino Procopio di Cesarea, i Goti riuscirono ad entrare a causa del tradimento di alcuni soldati a guardia della porta stessa (La Guerra Gotica, Libro III, Capitolo XX). Nel Medioevo (1084) attraverso questa porta entrò a Roma l’imperatore Enrico IV, allora in contrapposizione con Papa Gregorio VII.
Fiumiciattoli e mulini. Nel Liber Pontificalis (una raccolta di brevi biografie dei Papi, compilata nel corso di vari secoli) leggiamo che Papa Callisto II nel 1122 fece deviare il corso di un piccolo fiume nei pressi delle Mura Aureliane per costruire un canale a cielo aperto, che si trovava proprio nei pressi della Porta Asinaria. Il canale era attraversato da un ponticello e lungo i suoi argini si trovavano dei piccoli mulini che funzionarono fino alla seconda metà dell’800, quando vennero distrutti per costruire il nuovo quartiere. E’ possibile vedere i mulini e il canale raffigurati nelle incisioni di Dupérac ed Acquaroni.
Dall’età moderna ai giorni nostri. A causa del progressivo innalzamento del terreno circostante e della risistemazione dell’intera area di piazza San Giovanni, anche per far fronte al maggior traffico che affluiva in città, la porta venne chiusa nel 1574, contemporaneamente all’inaugurazione della nuova Porta San Giovanni. Prima che venisse completamente chiusa, la Porta Asinaria venne spogliata del travertino che la rivestiva e delle soglie. Negli anni ’50 del secolo scorso la porta venne liberata dal terriccio che la nascondeva parzialmente, inoltre venne realizzata una decorazione in travertino che sostituiva quella antica. Infine, tra il 2004 e il 2006 il complesso monumentale è stato oggetto di un restauro che ha permesso il consolidamento di alcune parti murarie.
Antonia Niro