Alimentazione sana e consumo consapevole: nel rione è possibile grazie al gruppo di acquisto solidale Gasquilino
(Numero 7 – Bimestre mag-giu 2016 – Pagina 12)
Era il 1862 quando il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach scrisse Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, un saggio in cui sostenne la necessità di migliorare le condizioni materiali dell’essere umano per migliorarne quelle spirituali. “La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello, in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia”. Solo diversi decenni dopo la deriva del capitalismo ha portato a un consumismo sfrenato e un’assuefazione dell’uomo nei confronti della grande industria alimentare. Fino a quando qualcosa non è cambiato nella sensibilità sociale globale.
Un consumatore consapevole. La filosofia dei GAS, Gruppi d’acquisto solidali, nati in Italia negli anni ’90, è presente da anni anche all’Esquilino grazie all’organizzazione Gasquilino. Nora Inwinkl, una delle referenti, non poteva trovare parole migliori per spiegare il loro approccio rivoluzionario: “Il consumatore oggi è attivo – dice -, responsabile e consapevole, non va al supermercato e sceglie quello che trova, ma inizia a capire come viene prodotta la carne, quali sono le stagionalità di frutta e verdure, quali sono le condizioni dei lavoratori e si assicura che non ci siano condizioni di sfruttamento dei braccianti, soprattutto immigrati. L’acquisto diventa responsabile perché si decide in prima persona a chi dare soldi, quale economia alimentare, quali forme di produzione sostenere e quali aziende premiare”.
Come nasce il gruppo? “Tutto è iniziato all’interno della scuola “Di Donato” grazie ad un gruppo dell’associazione dei genitori che ha sentito l’esigenza nell’economia familiare di fare la spesa in un modo differente e dare ai figli prodotti buoni – ricorda -. Inizialmente le riunioni e il ritiro della merce avvenivano presso l’istituto ma ciò non era possibile per legge, così ci siamo spostati nelle case dei partecipanti e infine nelle sedi di altre associazioni. Oggi ci appoggiamo nella sede di Slow Food”.
Entrare a farne parte. Ci sono due percorsi da compiere. Prima si entra nella comunità fisica, ci si presenta e si partecipa alle riunioni, di solito una ogni due mesi. Poi si accede direttamente alla piazza digitale, perché tutte le attività avvengono online. “Una volta lette tutte le regole e aver fatto un primo bonifico si viene inseriti in una piattaforma dove poter procedere con gli ordini – racconta Nora -. Chiuso il file, ogni referente del gruppo lo manda al produttore che prepara le buste o le cassette e le consegna nelle sedi indicate. Si viene poi a ritirare la spesa, e la cassiera, che riceve tutti gli scontrini, mette al corrente di tutti i vari movimenti che ogni utente ha effettuato”.
La selezione dei produttori. Chi fornisce i beni viene scelto in diversi modi: si possono trovare nella rete regionale e provinciale e nei diversi GAS della città dove sono già accreditati; altri produttori si presentano autonomamente e illustrano le proprie prelibatezze; in altri casi vengono cercati ex novo e non è detto che siano solo del Lazio. “Abbiamo avuto rapporti con aziende siciliane – ricorda Nora -. I gasisti sono legati al territorio, mentre allevatori e agricoltori possono anche lavorare lontano. Non sempre ci sono casi di km 0. Si tende a valorizzare il prodotto e questo porta a rivolgersi a particolari zone anche se non sono proprio vicine”. Si crea così una fiducia reciproca: i venditori vengono pagati solo dopo aver inviato la merce, gli acquirenti sanno con certezza da dove provengono e come sono prodotte quelle squisitezze. “All’inizio il pagamento avviene in contanti e comunque chiediamo sempre scontrino e fatture, senza fare nulla in nero. Da un po’ di tempo, inoltre, siamo diventati più numerosi per cui abbiamo deciso di aprire un conto in Banca Etica che ha proposto una soluzione ad hoc per i GAS, quindi paghiamo tramite bonifico”.
Una scelta anche economica? “La carne biologica comprata al GAS – spiega la gasista – costa il triplo rispetto a quella della grande distribuzione, perché gli animali non hanno avuto trattamenti ormonali. Si paga di più ma il vantaggio è nella qualità. Per tanti altri prodotti, invece, si risparmia perché dialogando direttamente con il produttore si abbattono diversi costi, come il trasporto e gli intermediari. L’unico impegno è quello organizzativo ma la forza del gruppo attenua questo peso”.
Rischio dipendenza. “Ognuno fa le proprie scelte – conclude Nora -. A volte gestire il GAS può trasformarsi in un vero e proprio lavoro. Però ognuno decide come gestire il proprio tempo libero e decide di farlo per avere un’alimentazione sana. Io mi sento dipendente dal GAS ma in modo positivo! Mangio del buon cibo e costruisco relazioni sociali interessanti all’interno del territorio in cui abito”.
Luca Mattei