Parte dal Nuovo Mercato Esquilino l’itinerario attraverso il variopinto mondo culinario del Rione. Alla scoperta di materie prime, ricette e storie di angoli del mondo remoti trapiantati nel nostro quartiere
(Numero 0 – Bimestre mar-apr 2015 – Pagina 8)
Sembra esista una vera e propria isola sospesa all’interno della città di Roma. Raggiungerla è facile. Territorio deliziosamente libero nel nostro tessuto sociale è parte della nostra Capitale, è poco vicino al suo cuore e proprio per questo è tanto importante. L’isola Esquilino è cosi discussa da destare sospetti circa le sue tante metamorfosi negli ultimi decenni, i suoi rilievi sono ormai disegnati da variopinte etnie attraverso pennellate di sapori forme e colori. L’odierno Esquilino accoglie, ingloba e rigenera, crea ambasciate culinarie, messi di culture lontanissime, che ormai su quest’ “isola” non solo vivono, ma ne modellano ogni aspetto. Nel bene e nel male.
Da dove cominciare se non dalla fonte che genera ognuna di queste fantasiose arti culinarie, per così addentrarci attraverso un percorso culinario piu unico che raro? Ovviamente dal Mercato Esquilino, fucina di prodotti provenienti da ogni territorio del mondo. Oggi alle spalle di una delle piazze piu grandi di Roma dove, fin dagli ultimi anni dell’Ottocento, nasceva e cresceva il mercato che nutriva migliaia di romani con i prodotti delle nostre terre. Spostato di poche decine di metri invece popola e nutre parte del quartiere il Nuovo Mercato Esquilino, specchio non fedele del vecchio antenato spodestato. Entrarvi non è una passeggiata, ma un’esperienza vera.
Dovrete acuire tutti e cinque i sensi per calarvi nel mondo parallelo di questo mercato. Dimenticare le violenze subite dal rione perchè qui parleremo solo di cucina, in questo melting pot incredibile di culture. Ognuno dei sensi ne trarrà beneficio e soprattutto esperienza, fidatevi di me.
Se poteste scoperchiare il tetto del mercato sarebbe come osservare il globo dallo spazio, con rapide occhiate volereste dall’India alla Cina dal nord Africa fino alla stessa Italia per tornare ad osservare un po’ di Sud America, Bangladesh e Sud Est asiatico. Culture mai state più vicine l’una all’altra come in questa realtà.
Decido di andarci presto. Entro alle otto del mattino da via Filippo Turati. Prima di varcare la soglia scorgo bancarelle e muri coperti di eventi e feste tipiche. Da un frizzante Natale Peruviano ad un poco conosciuto cantante di origine Rumena che trionfante invita al prossimo concerto i compaesani strappati alla terra volenti e non. Il mercato è nel pieno dell’attività, come se non dormisse mai. Forte della mia convinzione, mi addentro e mantengo quanto detto. Faccio sì che ogni senso mi accompagni. L’impressione che tutto sia una scoperta funziona!
La vista istantaneamente risponde agli stimoli colorati che mi si presentano a pochi metri. Colori, tantissimi colori. Il vivo rosso della carne, l’arcobaleno della moltitudine di spezie, il curry, il cardamomo, la paprika. Mi perdo tra odori fortissimi e colori che mi ricordano un viaggio passato in Turchia in un mercato di Istanbul, dove la similitudine con parte di questo luogo a pochi chilometri da dove sono nato è chiara e trasparente. Sorrido e poso lo sguardo su un banchetto di pesce, granchi enormi, l’odore questa volta distoglie la mia attenzione dalle fascinose spezie riportandomi alla realtà, alzo gli occhi e vedo decine di bancharelle, le studierò tutte e scoprirò insieme a voi cucine particolari, vere, appartenenti a realtà lontane con storie da raccontare trapiantante in una Roma accogliente e multietnica ancora da scoprire. Senza dimenticare l’icona della storia dolciaria nostrana che l’Esquilino ospita da decenni. Saranno le spezie a farci da guida nella nostra prima tappa, andremo insieme nella lontana India e conosceremo le origini e la storia di chi le ha trasformate ponendo nuove radici qui, in una zona di Roma che ha imparato tantissime lingue, in primis quella del cibo. Abbiamo tutti gli ingredienti del mondo, non resta che partire.
Andrea Fassi