Per i musulmani osservanti digiuno e privazioni durante il giorno vanno conciliati con i ritmi urbani dello studio e del lavoro. Poi la ‘Festa dell’interruzione’ con gioia e doni. E per stabilire l’inizio del periodo da tradizione si guarda sempre la luna, ma anche i social
(Numero 46 – Bimestre mar-apr 2023 – Pagina 4)
Per gli abitanti dell’Esquilino è una consuetudine ormai: a piazza Vittorio, ogni anno, il marciapiede sul lato nord dei giardini si trasforma in una moschea a cielo aperto. L’asfalto è ricoperto di tappeti sui quali sono inginocchiati i fedeli, agli angoli file ordinate di scarpe… una moltitudine di musulmani celebra così Eid al-Fitr (la festa dell’interruzione), la preghiera comune che segna la fine del Ramadan. Il rito prosegue nelle case e nei luoghi di incontro delle varie comunità con banchetti, scambio di doni, abiti nuovi indossati per l’occasione: si condivide la gioia per lo spirito rinnovato dopo il mese di astinenza. In quest’occasione le comunità islamiche di tutto il mondo si aprono alle città in cui vivono, e a Roma uno dei luoghi scelti è proprio il nostro rione, che ospita musulmani di diverse etnie. Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico, è dedicato al digiuno, uno dei cinque precetti fondamentali dell’Islam (i cinque pilastri), al quale sono chiamati tutti i fedeli. Fanno eccezione malati, anziani, diabetici, bambini, donne in gravidanza, allattamento o nel periodo mestruale. La data di inizio del Ramadan varia, perché si stabilisce solo ‘all’avvistamento della luna’. È necessaria, cioè, una conferma visiva del sorgere della luna nuova.
Serve un pieno di energie
prima di iniziare le attività quotidiane
Fatiha, da 24 anni in Italia, viene dal Marocco e abita da sempre all’Esquilino con la sua famiglia. Tre figli, ormai adulti, che con i genitori praticano ogni anno il digiuno, conciliandolo con gli impegni di lavoro e studio. Prima del sorgere del sole, una ricca colazione a base di latte, frutta secca, datteri, fichi, cibi che danno
l’energia necessaria per affrontare la giornata. Poi, la sera, un pasto abbondante: minestra, carne e dolci. Non per i figli, precisa Fatiha, «Loro mangiano italiano e le pietanze sono diverse. Comunque il cibo non è un’ossessione, non ci pensiamo, il senso del digiuno è nella testa e se lo vivi così non pesa». Fatiha ci tiene a sottolineare il significato spirituale del Ramadan, che è un mese di preghiera e misericordia. «L’elemosina rituale è un dovere religioso. Dobbiamo praticare la carità, donare a chi ha bisogno. Mio figlio, in quei giorni, tutte le sere scende in strada e porta cibo a chi non ha da mangiare, a chi non ha una casa». Mark invece è arrivato dal Bangladesh nel 1998 e dirige un Caf in via Machiavelli. Mi spiega che il mese del Ramadam è una sorta di ‘tagliando’ che ogni musulmano osservante effettua una volta l’anno. In quei giorni, per rinforzare lo spirito, si pratica un ferreo autocontrollo che, oltre a rinunciare ad acqua e cibo, significa non compiere cattive azioni, non cedere alla rabbia, alla voglia di fumare o di avere rapporti sessuali. «Tutti noi, inseriti nella vita lavorativa e sociale della città, non possiamo modificare i nostri impegni. Si mangia e si beve solo prima dell’alba, quindi ci si alza molto presto. Poi si va direttamente al lavoro e solo al tramonto, dopo la lunga preghiera della sera, si può mangiare e riposare. Nei nostri paesi, durante il Ramadan molte attività si fermano, i tempi di lavoro cambiano e solo la sera le città si animano».
‘Mubarak’, buona festa, è l’augurio
che si scambiano i musulmani per Eid al-Fitr
È tardo pomeriggio e nella moschea di piazza Vittorio, adiacente alla chiesa di Sant’Eusebio, arrivano i fedeli per la preghiera serale. Qualcuno accetta di rispondermi e raccontare come vive il Ramadan all’Esquilino. Kamal mi dice che l’anno scorso ha chiesto al suo datore di lavoro di poter uscire un’ora prima in quei giorni, visto che non fa la pausa pranzo. «Mi ha risposto di no, ci sono rimasto male». Zahid, pakistano, lavora al mercato e confessa che in quei giorni fa fatica a stare in piedi. A Roma è solo e per il pasto della sera si ritrova qui, con altri giovani fedeli. «Quando saprete il giorno esatto di inizio del Ramadan?» domando. «Grazie ai social, lo scopriamo tutti nel momento in cui viene comunicato l’avvistamento della luna nuova, anche se una data di massima già c’è, quindi non ci prenderà di sorpresa!» E m’invitano a partecipare al banchetto dell’Eid al-Fitr: la festa che rompe il digiuno è aperta a tutto il rione.
Paola Lupi