Jacqueline Risset, l’arte e l’impegno

Alla Fondazione Caetani la mostra dedicata alla poetessa e traduttrice di Dante
(Numero 1 – Bimestre mag-giu 2015 – Pagina 5)

Sui cedri profumati, le palme e gli alberi di canfora di Piazza Vittorio, si posava lo sguardo di una poetessa e critico di fama internazionale, grande interprete e traduttrice in francese della Divina Commedia. Jac-queline Risset, scomparsa lo scorso settembre, aveva scelto come seconda patria l’Italia. Dal 1998 viveva all’Esquilino. “Quando decidemmo di trasferirci qui i nostri amici trasteverini ci dicevano ‘L’Esquilino? Che coraggio!’ – racconta Umberto Todini, suo marito e compagno di una vita – Lei invece lo giudicava co-smopolita e ‘vero’. E cosi vi ha vissuto felice e operosa come sempre, più di sempre. Sempre in viaggio fra Roma, Parigi e il mondo”.
L’attività intellettuale. Nata a Besançon nel 1936, nel corso di tutta la vita ha dato attenzione ai rap-porti tra letteratura, scienze umane, politica, filosofia, vigilanza civile. Ha scritto su riviste e quotidiani ita-liani ed esteri e insegnato Letteratura francese all’Università degli Studi di Roma Tre, dove nel 1996 ha creato il Centro di Studi italo-francesi, di cui è stata direttore e presidente.
Con la traduzione della Divina Commedia ha prestato a Dante la sua poesia. Grazie ad essa la conoscen-za e l’amore per Dante sono cresciuti enormemente nel mondo francofono. A lei la Fondazione Camillo Caetani sta dedicando la mostra Jacqueline Risset e le arti e con l’Università di Roma Tre ha creato Offici-na Risset, per valorizzarne il lascito intellettuale.
L’impegno civile e l’appello per Colle Oppio. Jacqueline era anche un’osservatrice attenta e impe-gnata dell’attualità italiana. Con un articolo comparso su Le Monde nel 2010, si è cimentata nell’arduo compito di spiegare ai francesi le contraddizioni di un’Italia splendente per la bellezza dei paesaggi e dell’arte ma che nasconde nel profondo anche aspetti più bui.
Ai temi nazionali e internazionali coniugava anche l’impegno per le problematiche legate al territorio. Con l’appello pubblicato nel 2011 su La Repubblica, si opponeva all’idea che la salvaguardia della Domus Au-rea dovesse realizzarsi con lo sbancamento e la distruzione dei giardini di Colle Oppio. Sottolineava la va-lenza storica del parco e la sua importanza per gli abitanti di tutti i rioni confinanti. Avanzava inoltre una proposta per impedirne il degrado: limitare il numero di autobus turistici che ogni giorno gravano sulle rovine della Domus.
L’appello (che diede vita ad una raccolta di firme presso il chiosco di Colle Oppio) si conclude ponendo un dilemma ricorrente per storici e archeologi: una storia (in questo caso quella della Domus e della sua sal-vaguardia) può cancellare un’altra storia (quella dei giardini e di quanti li amano)? Ma infine, che senso ha – sosteneva sempre Jacqueline Risset che si proponeva di intervenire in merito – portare alla luce quattro mura diroccate per la gioia degli studiosi ma rovinare per sempre uno dei punti più suggestivi di Roma? Perché il diritto ad esistere di quella bellezza scomparsa deve prevalere sulla bellezza esistente?

[BOX]
Jacqueline Risset e le arti
Fondazione Camillo Caetani – Via delle Botteghe Oscure, 32
Fino a metà maggio – Ingresso libero in gruppi di 3/10 persone su appuntamento telefonico al numero 06.68803231

Antonia Niro