La cultura ecclesiastica abita qui

Tra piazza di Santa Maria Maggiore, via Gioberti, via Napoleone III, via Cattaneo e via Carlo Alberto, si trovano quattro istituti di eccellenza di cultura ecclesiastica appartenenti alla Santa Sede, realizzati tra il 1926 e il 1928 per volere di papa XI Achille Ratti. A quasi un secolo di distanza, con il Giubileo alle porte, vogliamo ricordare il loro insediamento
(Numero 56 – Bimestre nov-dic 2024 – Pagina 8)

L’area su cui sorgono fu acquisita dalla Santa Sede nel 1926, allorché la presenza di un ampio isolato di oltre 8 mila metri quadrati di proprietà del Comune di Roma – in buona parte costituito dagli edifici dell’ex ospedale militare realizzato dopo il 1870 intorno al convento di Sant’Antonio Abate e dismesso da decenni – aveva stimolato l’interesse di papa Pio XI Ratti, Il papa infatti vi aveva visto la possibilità di creare un polo pontificio di cultura cristiana in un’area così centrale, accanto alla basilica di Santa Maria Maggiore.

Il nuovo polo pontificio nasceva
in un luogo ricco di storia e significato

L’isolato individuato è in stretto collegamento con le altre due grandi basiliche della cristianità, grazie agli assi sistini che dalla fine del Cinquecento strutturano il territorio Esquilino e vede inoltre la presenza della chiesa di Sant’Antonio abate ‘che ha un valore storico ed artistico di rilevante importanza’.
L’area è suscettibile di proficue trasformazioni e dà quindi la possibilità di insediarvi alcuni istituti di studi ecclesiastici: il Pontificio istituto superiore per gli studi orientali, il nuovo Pontificio istituto di Archeologia cristiana, il Pontificio Seminario Lombardo ed il Collegio Russicum, che il pontefice intende costituire quanto prima. Istituzioni prestigiose che con il Concordato tra Stato e Chiesa godranno da lì a poco di molti benefici: ‘mai assoggettati a vincoli o ad espropriazioni per causa di pubblica utilità (…) esenti da tributi ordinari che straordinari’.
Il Pontificio istituto superiore per gli studi orientali è stato il primo ad essere insediato nei locali dell’ex ospedale militare, che non necessitavano di particolari interventi di ristrutturazione. Voluto nell’ottobre 1917 da papa Benedetto XV per promuovere gli studi relativi all’Oriente, l’istituto non aveva una sede propria e veniva ospitato presso l’Istituto biblico dei gesuiti.
Per il Pontificio istituto di archeo- logia cristiana, appena istituito da Pio XI nel dicembre 1925, si procedette invece diversamente, realizzando nell’area retrostante, all’incrocio tra via Gioberti e via Napoleone III, un fabbricato di nuova edificazione. Pio XI Ratti, che aveva ripreso una proposta del 1918 di Benedetto XV, era fortemente interessato all’istituto di archeologia cristiana, per il quale non soltanto aveva scelto personalmente la nuova sede ma si era occupato anche della sua distribuzione interna ne aveva infatti delineato ‘di suo pugno con il lapis rosso’ i tratti fondamentali, perché gli spazi interni dovevano garantire piena autonomia funzionale anche alla Pontificia Commissione di archeologia sacra e all’Accademia di archeologia in quegli anni colà ospitati.
Il terzo istituto ad essere insediato nell’area è il Pontificio Seminario Lombardo, localizzato in via Gioberti, angolo piazza Santa Maria Maggiore, destinato al perfezionamento negli studi sacri dei presbiteri diocesani della Lombardia, inviati a Roma dal proprio vescovo per frequentare una delle università pontificie.
Pio XI, che del Seminario era stato ‘l’antico alunno, affezionato e riconoscente’ – volle così assegnargli una sede definitiva, da realizzarsi con un intervento di demolizione parziale della preesistente Casa degli emigranti e con una nuova edificazione nell’area contigua (Nel 1965 l’edificio verrà totalmente ricostruito).
Il quarto degli istituti pontifici fu il Collegio Russicum, intitolato a Santa Teresa del Bambin Gesù, destinato ad occupare sul lato sud orientale dell’isolato, tra via Carlo Alberto e via Carlo Cattaneo, la parte dell’ex convento con la chiesa di Sant’Antonio Abate. Per il progetto, Pio XI aveva voluto incaricare, per la fiducia che gli accordava, Antonio Muñoz, direttore della Ripartizione Monumenti di Roma che, pur non essendo architetto, aveva una profonda conoscenza dell’arte orientale ed era proprio in quei mesi impegnato nel restauro della chiesa di Sant’Antonio abate che, dismessa per lunghissimo tempo, era stata da poco destinata al rito cattolico orientale.

Ancora una volta riemerge
la stratificazione storica dell’Esquilino

Nel corso degli scavi per realizzare sia la nuova biblioteca dell’Istituto di archeologia sia il Collegio Russicum, vengono trovati importanti reperti tardo imperiali del III-IV secolo d.C. Più in particolare gli operai rinvengono i resti dell’aula basilicale già riccamente decorata in opus sectile della domus di Giunio Basso, che papa Simplicio aveva fatto ristrutturare consacrandola all’apostolo Sant’Andrea.
Portata a temine l’indagine archeologica – che mette a nudo le fondazioni della chiesa paleocristiana e consente di risolvere alcuni problemi inerenti alla struttura – si completano i lavori per la biblioteca, coprendo ogni cosa. Per quanto riguarda invece la sala – pavimentata con un mosaico geometrico bianconero appartenente alla domus degli Arippi e degli Ulpii Vibii – il bel mosaico viene staccato e rimontato come pavimento di uno degli ambienti all’interno del collegio. È oggi una testimonianza della straordinaria stratificazione storica presente all’Esquilino, che i gesuiti del Russicum hanno il dovere di tutelare.

Carmelo G. Severino