Continua il viaggio gastronomico attraverso i cinque sensi. Seconda puntata: l’olfatto
(Numero 18 – Bimestre mar-apr 2018 – Pagina 15)
Non ho mai prestato attenzione agli aromi. Odorare, annusare. Mai. Ho sempre mangiato per mangiare, come un adolescente che torna da scuola affamato. Sbagliavo.
Il profumo è vita. Perché l’aroma è l’essenza di tutto: senza odore non c’è gusto. Un po’ come le sfumature nella vita. Privata degli odori, legati alla memoria, la vita scorre via sciolta nel tempo, inodore. Volevo tutto e subito, mangiavo più veloce degli altri, fiero di aver pulito il piatto. E per carità, non è che fossi solitario e schivo perché non sapessi gustare le pietanze, ma quel modo di mangiare era un campanello di allarme. Lo specchio di una vita distante da tutto.
Olfatto, ricordi e sentimenti. Tra le aree del cervello che si occupano della percezione degli odori e quelle in cui sono elaborate le emozioni sembra ci sia una sovrapposizione. A sostenerlo è una ricerca della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Insomma, se non sai annusare non sai vivere. Per questa ragione esistono alcuni punti in comune tra olfatto e “alessitimia”, disturbo traducibile in una sorta di analfabetismo affettivo. Da quando ho iniziato a conoscere l’alfabeto degli odori la mia vita emotiva ha un gusto più completo. Un tempo mi “tappavo” il naso. Senza accorgermene non allenavo la mia capacità olfattiva. Ora incontro alcuni ricordi quando un aroma sprigiona le sue sfumature tra palato e canale olfattivo. Più o meno qualche centimetro sotto l’altezza degli occhi.
Un profumo è memoria, è esperienza. E’ vita. Come nel romanzo di Marcel Proust, ricordiamo una fragranza, un’essenza, e la colleghiamo a vissuti di tempi passati. L’odore della pasta che ti ha sempre cucinato la nonna al mare d’estate. Quell’odore che riempie le narici di fame quando respiri e ti rassicura quando espiri.
In quel preciso punto del setto nasale vi prendono forma i ricordi legati all’olfatto, una memoria aromatica, un pensiero saporito, il profumo di una persona, un dolore.
Un gusto. Su questo argomento recentemente è stato fatto un esperimento per verificare il meccanismo inverso rispetto a quello rievocato da Proust: i ricordi sono in grado di risvegliare le regioni del cervello sensibili agli odori? Ad alcuni volontari è stato chiesto di creare legami tra foto di oggetti e vari odori. Successivamente il neurologo Jay Gottfried ha così potuto constatare che la loro corteccia piriforme, fondamentale per l’olfatto, si riattivava anche solo con la vista delle foto, senza la presenza dell’odore.
Quanto è potente l’olfatto? Memoria di ricordi e bussola per i sapori.
L’importanza del naso. Non mi fu diagnosticata alcuna forma di alessitimia, ma non porre attenzione ad alcun aroma rifletteva difficoltà ad entrare nel profondo della vita. A prestare attenzione alle sfumature. Poi, qualche anno fa, mi ruppi il naso per un pugno. E oggi ne benedico il risultato. Il mio naso, importante, delineato, prese una lieve curva come per farsi vedere e dirmi: “Hey, ci sono anche io! Devo fare la gobba per avere un po’ di attenzione!?” Così mi accorsi di lui. Oggi annuso e cerco le sfumature di ogni alimento. Riesco a ricordare qualsiasi fragranza o aroma. Anche quelli che apparentemente si presentano come nuovi rivelano invece tesori, memorie che avevo a malapena vissuto e che ora sono pronto a ricordare. Non assaggio pietanza senza prima cercarne la fragranza più profonda. Come nella vita.
E voi, sapreste riconoscere l’odore della vostra vita?
Andrea Fassi