Dopo dieci anni di lavori, inaugurata a Piazza Dante la nuova sede unica dei servizi segreti italiani
(Numero 26 – Bimestre lug-ago 2019 – Pagina 1,4)
Questa è una notizia che parla di grandi opere, modernità, sinergie nella pubblica amministrazione, possibili anche grazie a piccoli ma quotidiani gesti di tolleranza, pazienza, spirito civico e partecipazione rionale. Una grande buona notizia da prima pagina che impatta su Roma e su tutta l’Italia, costellata da anni di piccole storie di cronaca locale non sempre positive.
Il 6 maggio scorso è stata finalmente inaugurata, dopo 10 anni di cantiere, la nuova sede unica dei servizi segreti italiani, a Piazza Dante. Una giornata storica da diversi punti di vista, a cominciare dalla presenza delle più alte cariche dello Stato e locali, forse per la prima volta riunite all’Esquilino, dei nuovi ‘inquilini’ del palazzo, dei proprietari dell’immobile e degli abitanti del rione. Tra le autorità presenti: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, i Presidenti del Senato e della Camera, della Corte costituzionale, della Regione Lazio, il Sindaco di Roma, i ministri del Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, i membri del Comitato parlamentare per la sicurezza pubblica, gli ex presidenti del Consiglio che si sono succeduti dal 2007, anno della riforma dei servizi segreti, i vertici dei Servizi segreti e alcune rappresentanze estere, delle autorità giudiziarie, delle forze dell’ordine, l’amministratore di Cassa Depositi e Prestiti, la Banda Interforze e molte altre istituzioni.
L’unione fa la forza. Fino a qualche mese fa era la storia di un cantiere edile imponente e impattante, al solito in grande ritardo rispetto ai tempi previsti a causa di nuovi ritrovamenti archeologici e della determinazione, da parte dei responsabili dei lavori, di compiere una ristrutturazione nel rispetto della storia e del rione. Fuori dal cantiere, il triste (e in questo caso paradossale) spettacolo della crescita del bivacco, della microcriminalità e la negazione di uno spazio verde per le famiglie della zona. Ma l’Esquilino ci ha abituati bene, perché la reazione degli abitanti, che mai si rassegnano, è stata di abnegazione e, perché no, creatività. Per evitare lo stato di abbandono, gli ubriachi molesti, l’avvilente ‘muro’ a tutela del cantiere, visto il silenzio delle istituzioni, i comitati di zona, con in prima fila il Comitato Piazza Dante, insieme con gli istituti scolastici di ogni grado, hanno risposto con l’arte e la letteratura. Così, al cantiere di Cassa Depositi e Prestiti si aggiunse il ‘Cantiere dei poeti’, un’iniziativa che ha dato un volto nuovo allo spazio pubblico, colorando con versi e opere d’arte – anche grazie al contributo di scrittori e pittori residenti – la palizzata che delimita l’area dei lavori, dove confluiscono strade intestate proprio a quei letterati che hanno avviato e reso grande la letteratura e la poesia italiana: Dante in primis, Leopardi, Foscolo, Machiavelli etc. E il risultato finale è stato una piazza in cui i versi di Leopardi sono riportati in italiano e inglese, ma anche in cinese e arabo – lingue del rione e del mondo che viviamo – in modo che tutti possano godere del bello passando da lì.
Se è vero che riunificare sotto un unico tetto tutti i servizi di intelligence italiani sparsi in diverse sedi romane, con relativi costi e inefficienze, consente di fare di più e meglio per il Paese, altrettanto accade se si uniscono le forze per fare del bene alla piazza e alle strade del proprio Rione.
I servizi segreti ripartono dal rione. Il maestoso edificio umbertino delle Casse di risparmio postali, utilizzato fino a diversi anni fa dal Ministero delle Comunicazioni, diventa ufficio unificato di Dis, Aise e Aisi, predisposto per durare per altri 200 anni. Tutte le ‘spie’ per la prima volta riunite e sottoposte al più grande trasloco di burocrazie e archivi secretati della storia repubblicana. Bianca e luminosa la parte storica, disegnata nel 1914 dal Genio civile e dall’architetto Luigi Rolland, progettista del teatro-cinema Adriano a Prati e padre del grande Luigi Moretti, archistar razionalista orgoglio dell’Esquilino, dove nacque e abitò per tutta la vita. Il palazzo a vederlo è una ‘nave da crociera’ di cento metri per lato, alto ventotto, con una nuova soprelevazione di vetro e acciaio che gli dà quel tocco di modernità, e un leggendario garage sotterraneo già rifugio antiaereo durante la Seconda guerra mondiale (ecco perché in tutta Roma ci sono cartelli che indicano con scritta nera su sfondo giallo ‘piazza Dante’), destinato ad ospitare i mezzi, tecnologici e di mobilità (una ventina), degli 007 italiani.
Il giardino dei ‘segreti’. Durante i lavori di ristrutturazione, quasi tre anni fa, è stato anche riscoperto un ambiente di nove metri di altezza per otto di larghezza con decorazioni tra mosaici, paste vitree, pietre preziose e marmi, risalente al I secolo, parte di una villa costruita dall’allora console Elio Lamia, e considerata simile alla Domus Aurea.
La promessa delle istituzioni è che il giardino sarà restituito alla popolazione, migliorato dal punto di vista delle strutture e della vegetazione, e auspicabilmente nel presidio della sicurezza. Sentinelle di queste nuove promesse sono sempre quegli infaticabili e coscienziosi cittadini residenti, insieme con le associazioni del rione, che hanno chiesto formalmente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e a tutti i soggetti coinvolti una serie di incontri (l’ultimo si è tenuto il 10 giugno) per ottenere la pronta restituzione del giardino e discutere degli altri aspetti rimasti aperti.
Silvio Nobili