Un intervento spontaneo di cittadini ed artisti sta trasformando un angolo del rione in una piccola galleria d’arte a cielo aperto
(Numero 5 – Bimestre gen-feb 2016 – Pagina 5)
Tutto è iniziato lo scorso novembre nell’ambito di Esquilindo, iniziativa coordinata da Progetto Mediazione Sociale insieme ad associazioni e cittadini che con attività culturali e di pulizia delle strade hanno voluto ricordare a tutti che la bellezza del rione ha bisogno di una cura quotidiana con il contributo di ogni cittadino. Quindi l’idea di regalare all’Esquilino una nuova opera d’arte, un murales ad opera dell’artista Mauro Sgarbi, in uno dei suoi angoli più frequentati ma al contempo dimenticati, quello tra via Giolitti e via Cappellini. L’autore descrive la nascita del progetto e la relazione sorta con il rione nei giorni di creazione.
Com’è nata la collaborazione con Esquilindo?
Alessio Brugnoli (artista contemporaneo, ndr), tramite la nostra amica artista e curatrice d’arte Rosy Togaci Gaudiano, mi ha contattato sottoponendomi il progetto che prevedeva la realizzazione del primo murales del rione sui muri adiacenti la Casa dei Diritti Sociali. L’opera sarebbe stata poi inaugurata durante le giornate di Esquilindo.
Come hai scelto il soggetto?
L’ispirazione mi è venuta proprio dalla Casa dei Diritti Sociali, un’associazione laica di volontariato che insegna gratuitamente la lingua italiana a persone che hanno bisogno, migranti che non hanno possibilità di pagarsi gli studi. Affascinato dal meraviglioso lavoro dei volontari, ho voluto rappresentare Dante Alighieri che guarda faccia a faccia una studentessa della scuola. Mi sono ispirato al quadro rinascimentale “I Duchi di Urbino” di Piero della Francesca. Al posto del duca ho messo Dante, padre della lingua italiana, esiliato e migrante egli stesso, che accoglie con il suo sguardo Dibore, studentessa Senegalese della scuola, che veste i panni della duchessa. Un italiano del passato che prepara e accoglie un’italiana del futuro. L’opera è anche auspicio per una nuova rinascita per tutti.
Hai incontrato particolari problematiche nella realizzazione dell’opera?
Per niente. Sono stato anche aiutato da alcuni volontari. Utilizzavo una scala traballante per arrivare in alto e mi ricordo una ragazza in particolare che mi teneva la scala ferma mentre dipingevo. C’era anche il mitico Gaetano, punto di riferimento di via Giolitti, al quale ho scroccato più di una sigaretta.
E i passanti come reagivano?
Era un continuo passaggio di persone, quasi tutte straniere. Ricevevo complimenti in continuazione. C’era chi fotografava il mio lavoro e chi si è voluto fotografare insieme a me. Mi piace pensare che ora sparse nel mondo ci sono persone che hanno foto del mio murale. C’è chi mi ha anche chiesto di dipingere una parete di casa, chi mi ha abbracciato e ringraziato per il lavoro che stavo facendo. È stata una bellissima esperienza che mi ha fatto sentire un grandissimo calore da parte degli abitanti del rione e dei semplici passanti, ripeto, al 90% stranieri.
Quali sono i valori che ispirano la tua arte?
Nasco come pittore tradizionale, da “cavalletto”, e sono prettamente un artista surrealista anche se non disdegno l’astrattismo o il figurativismo. Dal 2014 ho cominciato a portare la mia arte sulle strade e ora non riesco più a farne a meno, anche se al contempo continuo a realizzare opere in studio. Quando si fa un murales, si entra in contatto forzoso con il territorio e con le persone che orbitano attorno a quel muro e si può stare sicuri che non si passerà inosservati e privi di giudizi.Giustamente dico, perché in qualche modo si sta imponendo la propria opera e il proprio segno in modo assolutamente coatto. Il giudizio delle persone comuni che guardano la tua opera sarà sicuramente onesto. Se stai facendo qualcosa che non piace te lo diranno, come ti diranno se gli è indifferente o se gli piace. E quando piace, verrai ripagato per tutto lo sforzo che ci hai messo. Ecco, io amo poter fare qualcosa di bello per le persone, questo è il valore più grande per me. Durante l’ultimo lavoro realizzato in via di Pineta Sacchetti, una signora mi ha portato dei cioccolatini e delle caramelle per dimostrarmi il suo apprezzamento. Io mi sono letteralmente sciolto.
Progetti per il futuro?
È in corso “Pinacci Nostri”, a cura di Lello Melchionda, per la riqualificazione del quartiere di Pineta Sacchetti, un progetto che vede giorno dopo giorno l’avvicinarsi di un numero crescente di artisti di livello. Anche in quel quartiere il primo murales, quello che ha aperto le danze, è stato il mio e ne vado molto fiero. I colori sono finanziati dagli abitanti che considerano le opere realizzate un patrimonio collettivo e le difendono come proprietà e bene di tutti. Qui all’Esquilino, invece, siamo in contatto con l’amministrazione anche per un progetto che vedrebbe coinvolte le strutture del mercato, ma ad oggi ancora non si sa nulla. Se in futuro mi ritroverete da quelle parti in cima ad una scala a dipingere, vuol dire che il progetto sarà andato in porto!
[BOX]
E mentre era in lavorazione questo numero del giornale è stato ultimato anche il secondo murales su via Giolitti. “Trilussa torna all’Esquilino” è il titolo dell’opera di Riccardo Beetroot, che riportato il poeta romanesco nel nostro rione con la sua poesia “Felicità”, ricordandoci come spesso la bellezza stia nelle piccole cose.
Antonia Niro