Sosta al fast food più amato e odiato del mondo
(Numero 27 – Bimestre set-ott 2019 – Pagina 15)
Nell’era del cibo gourmet, io tifo per Mc Donald’s. Questo fa di me un miserabile agli occhi di molti, lo so.
Una proposta indecente. Tornavo dal mare, Lavinio per la precisione, insieme alla persona che mi rende la versione migliore di me. Ma che mangia peggio di me. Almeno così credevo.
“Ho fame.” Mi dice. “Io pure.” Le rispondo. È quasi ora di cena, la Cristoforo Colombo è intasata e a casa il frigorifero è vuoto.
“Potremmo cenare da Sonia, ti va?” Le chiedo.
“Mmmm. Non senti che profumo?” Bè qui intorno non c’è nulla, penso. L’unico odore che sento è di patatine fritte. La guardo. Gli occhi le si illuminano dal fondo, brillano più di prima. Sembrano due lucciole.
“No no!” Dico. Le due lucciole scintillano, le palpebre dalle ciglia lunghe sbattono morbide come ali. Segue qualche attimo di silenzio.”No. Mc Donald’s no e poi no, scordatelo.” Dico deciso.
Sorride. E se per le lucciole posso gestire il brivido, per il sorriso no. Sterzo ed esco nel viottolo verso l’enorme e sinuosa M. La mia fermezza sbriciolata in otto secondi.
Entriamo. L’aria condizionata cede a odori irresistibili. Fritto. Quel fritto che scorre nelle vene e ti fa innamorare ungendoti il cuore.
“Posso ordinare io? Che tu sei una femminuccia?” Dice.
“Fai pure, figurati.” Sorrido. Il menu-board alle spalle dei cassieri parla chiaro. Risplendono panini soffici e gustosi, insalata verde fresca di rugiada, patate dorate e brillanti, polletti custoditi in una crosticina fritta grassa grassa e splendente.
Poi c’è il King, il vero re: l’imponente doppio Crispy Mc Bacon. Il mio pensiero vola alla famosa scena di Michael Douglas in ‘Un giorno di ordinaria follia’. Se le foto non rispecchiano la realtà, faccio una strage. Mi aumenta la salivazione ma non posso ammetterlo.
“Io ho ordinato oh, sveglia che ho fame! Tu che vuoi?” Inebetito la guardo. È bellissima. Più di un Crispy Mc Bacon doppio, triplo, quadruplo. Tanto di più. “Ehm sì, scusa. Tu che hai preso?”
“Quattro hamburger normali, una patatina grande, 8 polletti, coca maxi.”
“Ammazza. Senti ma i polletti li dividiamo?”
“Sei scemo? No!”
“Ah!” Sublimo il momento con un doppio Crispy Mc Bacon, un Cheeseburger e una Coca Cola.
“Stai a dieta?” Ride.
“Volete altro, ragazzi?” Chiede il tipo alla cassa guardandomi e smorzandole la risata.
“No gra..”
“Sì! Salsa barbecue, ketchup e maionese!” È la donna della mia vita, penso.
Ma cosa ne sanno gli chef? Prendiamo i due vassoi colmi e ci sediamo nel giardino esterno. Leggo su un cartello di un hamburger con carne chianina e formaggi stagionati, c’è pure la foto di Joe Bastianich. Anche Mc Donald’s si è piegato alla necessità di dover improvvisare qualche scelta di marketing per contrastare l’onda gourmet che tutto travolge. Ma noi tutti, nel nostro cuore unto, ci fidiamo ciecamente di Ronald Mc Donald anche senza Bastianich.
Mentre addento il doppio Crispy Mc Bacon, lei ha già spazzolato due hamburger. “Ma senti che roba?” Dice.
Mi mancava Mc Donald’s. Erano anni che non ci andavo. Affondo una patatina salatissima nella salsa barbecue. “Noo. La patata nella salsa barbecue no! Quella va nel Ketchup, la salsa barbecue è per i miei polletti!” Grida difendendo con le braccia i Chicken Mc Nuggets.
La patata mi cade. Accanto a me è pieno di ragazzi che mangiano e giocano con i telefoni. Mi ricordo di quando ci venivo da piccolo, era una trasgressione Mc Donald’s. Mi portava mio padre dopo il cinema. “Ma non dirlo a mamma!” Diceva sempre. Ho scoperto anni dopo che lei lo sapeva eccome. Il sapore è sempre uguale. Identico. Come il gelato da me al Palazzo del Freddo, non è mai cambiato negli ultimi decenni. Vallo a spiegare che siamo noi a cambiare.
La qualità di un prodotto passa anche attraverso le emozioni che è in grado di seminare e Mc Donald mi ricorda quando ero bambino. E poi è così saporito. È buono e basta, senza bisogno di spiegazione alcuna.
Ora vedo lei. Gli occhi scintillano, ha i denti piccoli e perfetti, i lati della bocca impiastricciati di ketchup e penso che in fin dei conti a me di cene gourmet e raffinatezze varie non è mai interessato davvero se non fosse per gli esseri umani che ho incontrato, quello è l’unico valore che custodisco. Ma per il resto, è qui che mi sta bene stare, con mezzo Crispy Mc Bacon doppio in bocca.
“Madò quant’è bono.” Dice leccandosi le dita.
“Sì è pazzesco.” Confesso e cedo: “È na bomba.”
Paradiso e Inferno. Succhio dalla cannuccia mezzo bicchiere di coca cola godendo non poco.
Vini pregiati, carni scelte, D.O.P, gourmet, servizio eccellente. Se dietro la qualità di un ristorante vi è la mente sapiente di chef competenti, dietro questo doppio Crispy Mc Bacon dalla pancetta croccante, cheddar fuso di passione, hamburger speziato e spalmato di salse paradisiache, c’è il demonio.
Chiacchieriamo ancora un po’, ridiamo. Ci alziamo sazi dopo aver buttato i rimasugli dai vassoi; più di tanto da Mc Donald’s non resti seduto, non serve. E poi vogliamo andare a casa.
La bacio, sa di barbecue, ride di nuovo. Non mangeremo fino al pranzo del giorno dopo ma non importa, perché l’amore da Mc Donald’s sazia pancia e cuore.
Andrea Fassi