Domenico Fontana è l’architetto che ha legato maggiormente il proprio nome all’Esquilino. A suo ricordo è stata intestata una delle strade del rione, una via breve ma di frequente passaggio, che costeggia l’acquedotto neroniano e collega via Emanuele Filiberto con piazza di San Giovanni in Laterano
(Numero 53 – Bimestre mag-giu 2024 – Pagina 6)
Domenico Fontana (1543-1607), cavaliere dell’Ordine dello Speron d’oro, è stato il primo dei valenti architetti ticinesi (prima di Maderno, di Borromini e altri) che a partire dagli ultimi decenni del ‘500, con le loro maestranze di stuccatori, lapicidi, intagliatori e muratori, si sono imposti per quasi due secoli come protagonisti nella costruzione della Roma barocca. Domenico Fontana, soprattutto, è stato l’architetto preferito del marchigiano Felice Peretti – il cardinale salito al soglio pontificio il 24 aprile 1585 come Sisto V – che proprio all’architetto ticinese ha voluto commissionare la sua cappella funeraria all’interno di Santa Maria Maggiore.
Roma: una stella al cui centro
c’è Santa Maria Maggiore
Durante il suo breve pontificato (1585-1590) Sisto V – che il Belli definirà il ‘papa tosto’ – promuove un ambizioso programma di riorganizzazione dello Stato Pontificio, sia in ambito liturgico che urbanistico. Il piano sistino assegna a Santa Maria Maggiore un ruolo assoluto di centralità, con la basilica al centro di una ideale stella formata da cinque vie dirette rispettivamente verso Trinità dei Monti, la Colonna Traiana, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme e San Lorenzo fuori le Mura. E per unire simbolicamente i quattro angoli della città, fa innalzare da Domenico Fontana altrettanti obelischi antichi: l’obelisco Vaticano in piazza San Pietro, l’obelisco Flaminio in piazza del Popolo, l’obelisco Esquilino in piazza di Santa Maria Maggiore e l’obelisco Lateranense in piazza San Giovanni in Laterano.
Grazie a papa Sisto V e a Domenico Fontana, tutto il territorio sud-orientale della città ritorna agli antichi fasti dei tempi imperiali, dopo un secolare abbandono che risaliva ai tempi dell’alto medioevo.
L’acquedotto Felice, che adduce l’acqua dal feudo dei Colonna a Palestrina sino alle colline orientali
dell’Esquilino, riporta abbondanza di acqua rendendo il territorio, già favorito per la posizione di
altitudine, il principale luogo di ville aristocratiche, splendidamente adornate di ninfei e fontane monumentali, che in pochi decenni sostituiscono orti e vigne.
Non ancora pontefice, il cardinale Peretti organizza la sua tenuta alle Terme di Diocleziano – tra Santa
Maria Maggiore e Porta San Lorenzo – che si amplia nel tempo sino a diventare la villa più grande entro le Mura Aureliane. Si deve alla maestria di Domenico Fontana l’organizzazione della villa, sia per l’impianto generale – delineato secondo una nuova poetica di giardino pittoresco, in parte geometrico e in parte naturalistico – che per i due edifici principali: il Casino Felice ed il Palazzo delle Terme.
Il Casino Felice è progettato in stretto rapporto con il giardino – con un viale principale di accesso porticato e grandi giardini segreti laterali – ed il Palazzo delle Terme, imponente costruzione aperta sulla piazza di Termini, articolata su più piani per superare il dislivello tra il colle Esquilino ed il colle Viminale, con il piano terreno loggiato ed il tetto spiovente collegato alla torretta belvedere.
Delle magnificenze di villa Peretti non resta più nulla, tutto è scomparso per la costruzione dell’Esquilino moderno.
A Domenico Fontana si deve il riassetto
di piazza San Giovanni in Laterano
Più rilevanti ed ancora evidenti sono invece i cambiamenti che Domenico Fontana, per volere di Sisto V, apporta a San Giovanni in Laterano, tra il 1586 ed il 1589, ristrutturando tutta l’area intorno al Patriarchio ed alla basilica – residenza dei papi dal IV al XIV secolo caduta in rovina negli anni del papato avignonese (1305-1377) – ricostruendo il palazzo apostolico lateranense, un grande edificio a tre piani con loggetta belvedere addossato all’organismo basilicale, sul luogo della prima sede episcopale, e sostituendo con un unico complesso il primitivo Patriarchio, risalente agli anni di Costantino, che si estendeva sul lato destro della basilica. Per salvaguardare e conservare l’antica cappella pontificia – il Sancta Sanctorum -viene eretto poco distante l’edificio della Scala Santa con la chiesa del Salvatore. Per consentirne l’accesso viene collocata la scala in marmo bianco di 29 gradini, già nel Patriarchio, che una tradizione medievale identifica con quella del Praetorium di Ponzio Pilato, portata da Gerusalemme da Sant’Elena, madre di Costantino.
Dopo la morte di Sisto V, nel 1590, papa Clemente VIII non si dimostra altrettanto disponibile e Domenico Fontana, nel 1592, si reca a Napoli chiamato dal viceré spagnolo Conte di Miranda, che gli assegna il prestigioso incarico della progettazione del Palazzo Reale. Alla sua morte, l’architetto viene sepolto nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, ma il suo sepolcro, dopo il crollo della chiesa nel 1805, verrà poi traslato nella chiesa di Monteoliveto.
Carmelo G. Severino