Continua il viaggio del Cielo per allargare lo sguardo al di fuori del rione e confrontarci con realtà simili alla nostra, per trovare nuovi spunti e soluzioni, imparare qualcosa o ricordarci che qui da noi non va poi tutto così male. È la volta del quartiere San Salvario di Torino, a due passi dalla stazione Porta Nuova
(Numero 47 – Bimestre mag-giu 2023 – Pagina 8)
Spesso mi trovo per lunghi periodi nel Nord Italia e così ogni tanto mi manca casa. Un giorno ho deciso di cercare qualcosa che si avvicinasse almeno all’apparenza a casa mia, un luogo dove mi sarebbe sembrato di poter intravedere le facce familiari di amici, parenti e conoscenti.
In un giorno nuvoloso mi ritrovai a passeggiare per Torino, alla ricerca di una casa o meglio di casa mia. Camminando per la scacchiera torinese mi sorpresi per quanto l’architettura della città somigliasse a quella del rione Esquilino (o viceversa), certo con strade più ampie, con piste ciclabili (lo so che sembra assurdo, ma le trovo belle da vedere), ma con quelle facciate geometriche che ti guardano dall’alto, tanto che sono certo che anche gli esquilini passeggiando per quelle strade si sarebbero aspettati di vedere piazza Vittorio sbucare da sotto un portico.
Ho subito pensato che in Torino, città in cui ho radici e in cui mi trovo adesso per proseguire la mia formazione, potessi incontrare un luogo simile al rione che conosco da sempre e dove vivo. Così dopo una mattinata di ricerca arrivai a San Salvario. Alla ricerca del sentimento di trovarmi a casa ho finito per scovare un Esquilino ma sotto la Mole.
Un quartiere delimitato dalla stazione,
è oggi uno dei centri della movida torinese
Come l’Esquilino, il quartiere San Salvario è delimitato dalla ferrovia e dalla stazione di Torino Porta Nuova, e ricopre una posizione centrale nella città. Partendo dalla stazione mi sono diretto verso il lato opposto del quartiere, cioè verso il fiume Po, attraverso le arterie rigorosamente dritte della città torinese, permettendomi il lusso di perdermi lo stesso!
San Salvario è un mix di culture, di età, di facce e di vite diverse. È un quartiere multietnico che lascia spazio a commerci e novità di ogni genere, ristoranti di ogni cucina. Si tratta anche di un quartiere pieno di giovani, che ospita alcune facoltà dell’Università degli studi di Torino e del Politecnico. Il frutto della diversità del quartiere risulta in un qualcosa di bellissimo che ti sorprende a ogni incrocio.
Il parco del Valentino, luogo di sport e passeggiate
Dopo alcune bellissime chiese, tra cui una valdese molto austera, mi ritrovo di fronte alcuni esempi di street art e poi, dopo poco ancora, mi imbatto in una macchia verde incredibile: il parco del Valentino. Si tratta di un parco lungo diversi chilometri, disteso lungo la riva sinistra del Po, da cui si possono osservare, sulla riva opposta, le colline del Po e la Chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini. In mezzo al parco si erige il magnifico Castello del Valentino.
Oltre che uno spazio verde urbano importante (il più importante della prima storica capitale del regno d’Italia), il parco del Valentino è punto di riferimento e luogo di ritrovo per le tante persone che fanno attività fisica all’aperto. Sono presenti sia campi da calcetto e da basket da strada, sia veri e propri impianti sportivi coperti, oltre che alcuni storici circoli di canottaggio.
[BOX] Da borgo a ‘cerniera’ multiculturale
Quello che prima era un borgo di fine Settecento, è diventato uno dei quartieri giovani della città, nato appena 10 anni prima dell’Unità d’Italia, nel 1851. Fino alla metà del Seicento c’erano solo campi interrotti dalle uniche due costruzioni esistenti: il Castello del Valentino e il convento di San Salvatore e quest’ultimo fungeva da cappella per la regina Maria Cristina. E proprio da questo santo il quartiere prende il nome diventando ‘San Salvari’, dal dialetto locale.
Quando Torino pensa ad espandere i confini della città, la cerniera naturale è la creazione del parco del Valentino a ridosso del fiume Po e la destinazione del resto all’edificazione. In seguito, vennero erette la chiesa valdese e la sinagoga, prima pietra della multietnicità e multiculturalità del luogo e, ancora oggi, San Salvario è l’unico quartiere a racchiudere a pochi metri di distanza le tre maggiori confessioni religiose.
Accanto ad eleganti palazzi borghesi sorgono anche case popolari e di ringhiera. Elementi liberty successivi e la speculazione edilizia nella ricostruzione post-guerra lo rendono forse meno omogeneo dell’Esquilino dal punto di vista architettonico. Elemento comune è invece l’immigrazione, prima dal meridione d’Italia e poi dai paesi extracomunitari.
Luca Marengo