Da tempo, ormai, esistono soluzioni tecniche finalizzate a migliorare il comfort e la sicurezza delle nostre strade. Ma a Roma, vengono applicate in maniera frammentaria o risultano ancora sconosciute
(Numero 22 – Bimestre nov-dic 2018 – Pagina 2)
Chi cerca casa ha uno schema dei suoi bisogni: zona, numero delle stanze, un balcone per piantine e fiori, ascensore e riscaldamento, TV centralizzata e prese per internet. Non ultimo, la categoria catastale: A/1 (abitazione signorile), A/3 (economica), A/4 (popolare), A/8 (villa). È naturale che sia così: in casa passiamo molto tempo, questa quindi deve rispondere il più possibile alle nostre esigenze.
L’importanza della classificazione. Le strade invece devono rispondere a esigenze di movimento e lo spazio strada va condiviso con altri. Nella strada c’è un via vai di spostamenti per lavoro, per acquisti, per rifornire i negozi, per guardare le vetrine, per turismo e svago. Le case sono classificate in categorie catastali, le strade sono classificate in quattro tipologie: autostrade, di scorrimento, di quartiere e locali.
Semplificando, tutta la rete è divisa in viabilità principale e locale. L’importanza della classificazione sta nel fatto che la competenza e la gestione, ossia manutenzione, sorveglianza e pronto intervento, è responsabilità del Comune per la viabilità principale e del Municipio per la secondaria. Purtroppo, il Municipio non ha entrate proprie e può intervenire solo con le risorse economiche che gli assegna il Comune. Anche la progettazione e la priorità degli interventi è subordinata a questo dualismo. Per non parlare della sovrapposizione o non chiarezza di responsabilità in vari casi: tipico la pulizia e manutenzione delle caditoie. Le caditoie sono lo sfogo dell’acqua piovana verso la fogna. Molte volte sono intasate da foglie e robaccia o hanno pendenze non ben fatte.
E allora non smaltiscono l’acqua e tratti di strada, specie in corrispondenza degli attraversamenti, risultano allagati: il pedone che vuole attraversare deve guadare un fiume e sottoporsi alla doccia provocata dagli schizzi delle auto.
Questione di spazio. Vie dell’Esquilino quali Viale Carlo Felice, via Emanuele Filiberto, via Labicana, via di Porta Maggiore, via Santa Croce in Gerusalemme ed altre, per un’estensione di poco più di 5 km, sono viabilità principale, quindi gestite dal Comune, tutte le altre sono gestite dal Municipio.
L’appartenenza alla viabilità principale o alla secondaria è basata su caratteristiche geometriche e sulla capacità di reggere il traffico automobilistico. Per carità, si tratta di una classifica oggettiva, ingegneristica, ma le strade si riempiono di gente e mezzi di trasporto e… incidenti. Ci vorrebbe molto più spazio di quello disponibile!
Non potendo allargare le strade per dividere lo spazio tra i flussi di traffico, in alcuni punti si divide il tempo mettendo un semaforo: un po’ a te e un po’ a me. E per la sicurezza che si fa? Si limita la velocità: 50 km/h per la viabilità principale e 30 km/h per tutte le altre strade.
Per rendere evidente la separazione delle due viabilità, ben vengano gli orecchioni, ossia quegli allargamenti dei marciapiedi nei tratti iniziali delle strade con limite dei 30 km/h. E invece di fare gli scivoli per le carrozzine, nei marciapiedi delle strade principali quando incrociano una secondaria, si rialzi l’inizio della strada secondaria con un dosso importante, portandolo al livello del marciapiede e con le dimensioni delle zebre pedonali. Se poi le zebre fossero a colori e sull’asfalto fosse disegnato il limite di velocità consentito, sarebbe tutto più evidente. Purtroppo, in strade dove c’era un po’ di spazio per camminare, malvagi disegnatori l’hanno eliminato. In viale Manzoni, dall’uscita della metro andando verso via di Santa Croce in Gerusalemme, è stata tolta una bella fetta di marciapiede per farne una guida di terra ricoperta di ghiaia: non per una pista ciclabile o per aumentare i posti di parcheggio, bensì una striscia sterrata, fangosa quando piove e ricettacolo di immondizia e di cacche di cani gli altri giorni, che restringe lo spazio per i pedoni: due carrozzine in senso opposto passano una alla volta, in due non entrano.
Un’altra occasione mancata. Sono appena finiti i lavori per i nuovi cordoli su via Emanuele Filiberto, da viale Manzoni a piazza San Giovanni in Laterano. Sarebbe potuta essere l’occasione per mettere mano a tutta la strada e adottare in maniera sistematica varie soluzioni che a Roma si conoscono solo per microscopiche applicazioni: pavimentazioni antirumore (presenti in via Prenestina), zebre pedonali luminose a led (a Porta Metronia), sensori a terra per riservare il parcheggio alle auto dei disabili (sistema Tommy in via Machiavelli), disegno e cura delle zone pedonali (tipo Largo Leopardi) protezione delle corsie riservate (come in via di Porta Maggiore), comando dei tempi dei semafori in funzione del traffico, precedenza dei mezzi pubblici agli incroci, illuminazione notturna studiata per il traffico e la sicurezza personale, arredo delle fermate dei mezzi pubblici con ridisegno di pensiline e tabelle, che diano una reale indicazione dei tempi di attesa.
È avvilente constatare come all’Esquilino, dove sono presenti scuole tecniche e d’ingegneria robotica di livello, soluzioni pratiche da tempo disponibili non vengano adottate. Ma in tutta Roma, ormai, l’innovazione ha perso la strada.
Carlo Di Carlo