I limiti di velocità in ambito urbano creano equivoci e i dispositivi preposti ai controlli sono spietati
(Numero 21 – Bimestre nov-dic 2018 – Pagina 2)
D’estate, i giornali sono pieni di notizie d’incidenti d’auto. La maggior parte attribuiti alla velocità, alle condizioni psicofisiche del conducente del veicolo, e alla distrazione provocata dall’uso del cellulare durante la guida. Ma le chiacchiere che si fanno d’estate non riguardano tanto gli incidenti quanto le contravvenzioni. Quelle che fanno più discutere sono relative alla velocità, e non tanto le multe prese in tratti rettilinei o in strade extraurbane (quasi quasi queste sono accettate), bensì quelle prese in città o nelle strade che attraversano i paesi. Insomma, non tanto quelle elevate dalla polizia stradale, quanto quelle elevate dai vigili urbani.
Ad ogni strada il suo limite. E’ vero che il Codice della Strada fissa il limite di velocità in 50 km/h in città, ma una piccola frase (art.142, comma 2) permette una certa flessibilità: “gli enti proprietari della strada possono fissare, provvedendo anche alla relativa segnalazione, limiti di velocità massimi diversi da quelli fissati dal comma 1 in determinate strade e tratti di strada, quando l’applicazione al caso concreto renda opportuna la determinazione di limiti diversi”. Le giustificazioni dei comuni per fissare limiti diversi sono tante: strade con molti pedoni o ciclisti, o con molte buche, o con alberi dalle radici affioranti e così via. Ma c’è anche, sebbene non esplicitata, l’occasione per molti comuni di fare cassa. I cartelli della segnaletica certo ci sono, spesso coperti da alberi o vicino agli incroci, quasi invisibili.
La prudenza talvolta è troppa. A molti comuni converrebbe assumere, facendoseli pagare dagli automobilisti, giovani che con una bandiera rossa di giorno o una lanterna la sera, camminino una cinquantina di metri davanti ciascun veicolo in modo da imporre una marcia a passo d’uomo, cioè a 4-5 km/h, come prescriveva nel 1865 il Locomotive Act inglese.
In questo modo, diminuirebbero le contravvenzioni? Ma no, si potranno sempre fare per circolazione a velocità inferiore alla minima prescritta. È successo sulla Cristoforo Colombo dove i vigili hanno sanzionato un automobilista che “manteneva una velocità ridotta tale da costituire intralcio e pericolo per la circolazione”. In questi casi la sanzione non è alta, solo 35 euro, che però con la notifica diventano 47.
Districarsi nella giungla. Come regolamentare la velocità in ambito urbano senza provocare un fiorire di cartelli di inizio strade di velocità superiori o inferiori ai 50km/h e della loro fine? Senza complicare, strada per strada, si potrebbero adottare tre velocità massime: i 50 km/h, i 30 km/h e, per le isole pedonali, gli 0 km/h, senza stiracchiamenti dei limiti di velocità superiori o inferiori. Questo significa gerarchizzare le strade in funzione del traffico prevalente: una rete principale (destinata ai veicoli pubblici e privati), una rete viaria locale (destinata ai pedoni e alla sosta) e una rete di zone pedonali (costituita da strade di scorrimento, da strade interquartiere, e da strade interzonali). Ogni strada dovrebbe avere al suo inizio una segnaletica orizzontale, in terra, che richiama il limite di velocità permesso. Se poi la segnaletica non dovesse essere sufficiente a far rispettare i limiti, si potrà ricorrere a disegnare sulla carreggiata curve e controcurve, e parcheggi un po’ da un lato e un po’ da un altro. Se anche questa calmierazione del traffico fosse disattesa da più del 10% degli automobilisti, bisognerà ricorrere alle multe.
Multe super tecnologiche. Nel 1928, quando non c’era una tecnologia adeguata, il limite di velocità per i centri abitati, era il “criterio prudenziale soggettivo”, criterio apparentemente liberalizzatore, che invece conferiva una grande discrezionalità alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura nella valutazione dei comportamenti e responsabilità degli automobilisti. Solo nel 1959, con la disponibilità di dispositivi di controllo, fu possibile introdurre il limite unico dei 50 km/h nei centri abitati. I primi furono gli apparecchi Multanova e una specie di pistola che si vede in alcuni film americani, usata dagli agenti quando inseguono una vettura. Oggi la tecnologia del rilievo della velocità è molto evoluta ed è integrata da foto che documentano l’infrazione. Addirittura gli apparecchi attuali rilevano anche se le cinture di sicurezza sono allacciate o se si sta usando il telefonino, e hanno collegamenti in tempo reale che permettono di sapere se il veicolo è in regola con l’assicurazione, la revisione e il pagamento del bollo. Ma è possibile “difenderci” da tutti i radar utilizzati oggi? Alcuni automobilisti ricorrono ai sistemi COBRA, che accecano i vari velox, ma sono vietati.
Forse è più semplice e sicuro muoversi rispettando le regole e la prima è andare più piano.
Carlo Di Carlo