Una visita ai numerosi laboratori artigiani, amore per il fare e sapere delle mani
(Numero 38 – Bimestre nov-dic 2021 – Pagina 8)
Conoscete nel rione qualcuno bravo a fare riparazioni di sartoria? E qualcuno che aggiusta scarpe? E ancora, un bravo falegname? E qualcuno che ripara orologi antichi?’ Queste e molte altre domande si sentono spesso all’Esquilino. Ebbene, nel nostro rione molte botteghe tramandano ancora con passione e sapere i vecchi mestieri. Accanto ad una generazione che opera qui da molti anni, si è sviluppata la presenza di artigiani provenienti da paesi lontani che preservano le tecniche di lavorazione di una volta e soprattutto l’amore per il fare e il sapere delle mani.
Tra le tante botteghe esistenti, orologiai, corniciai, orafi, falegnami, sarti, calzolai, tappezzieri, ne abbiamo visitate alcune che ci hanno parlato del loro lavoro.
Il piacere del lavoro manuale
e la fiducia dei clienti gratificano
i depositari di queste antiche arti
Amin Nurul, sepolto da stoffe, vestiti e camicie, ci accoglie con un sorriso nel suo negozio di sartoria di via Emanuele Filiberto. Amin, bangladese di origine, é arrivato in Italia otto anni fa, dopo alcuni anni passati tra Dubai e Arabia Saudita, dove ha seguito dei corsi di cucito. Ci racconta: «Sono due anni che ho aperto questa attività ed è andata subito bene. I miei clienti sono per lo più italiani, ma anche di altre nazionalità. Faccio sia riparazioni che vestiti ex novo. Mi piace questo mestiere. Cucire, oltre a garantirmi un buon introito, mi permette di lavorare con le mani ed usare la mia abilità. E poi ormai conosco la gente del rione che mi apprezza e mi fa sentire bene».
Il falegname è un mestiere raro perché la gente oggi preferisce gettare più che riparare. Però ci sono anche persone che cercano un mobile su misura, più accurato e più rispondente alle proprie esigenze. Giacomo Caviglia, che gestisce una bella bottega di falegnameria in via Ferruccio, si è costruito una numerosa e affezionata clientela. La sua attività non conosce soste: «Ho cominciato questo lavoro nel 1999 insieme a mio suocero, proprio in questo locale. Lui mi ha insegnato il mestiere con il sapere e la manualità di una volta: l’uso degli strumenti, la scelta dei colori, la lucidatura,
il restauro dei mobili antichi. E dopo la morte di mio suocero ho continuato da solo, facendo leva su quanto avevo imparato. Mi piace questo lavoro perché non ti annoi mai e con la tua abilità lavori il legno e crei tante cose diverse. Inoltre con i clienti si instaura un rapporto di fiducia che spesso si trasforma in amicizia».
Il piccolo esercizio di calzoleria di via di San Vito è gestito dal peruviano Miguel de Meza Bellotta, che aggiusta scarpe tutto il giorno con abilità e rapidità. Miguel è arrivato dal Perù nel 2009. All’inizio ha lavorato come dipendente, poi, quando il titolare ha lasciato il negozio, ha deciso di prenderlo in proprio accendendo un mutuo. «Già sapevo fare le scarpe – ci racconta – perché in Perù lavoravo in una fabbrica del settore. Qui invece mi sono dedicato più alla riparazione. Il lavoro mi piace molto e, per rispondere a tutte le richieste, sono aperto tutti i giorni fino alle otto-nove di sera. È un piacere risistemare le scarpe e farle diventare come nuove. Grazie a Dio questo lavoro mi ha permesso di avere un buon reddito e di far star bene la mia famiglia. Il rione mi piace, non ho fatto fatica ad integrarmi».
Lavori che rischiano di scomparire,
ma c’è ancora chi sogna di riparare orologi
Attraverso una scaletta si scende nel piccolo laboratorio di Luciano Meloni, e ci si ritrova tra strumenti di lavoro ricchi di sapere e manualità, immersi in una miriade di orologi, antichi e non, di diverse tipologie, a pendolo, a cucù, da polso. Qui Luciano, anni 83, ci racconta il lavoro della sua bottega, aperta in via Buonarroti dal 1989. Come vanto ci mostra le foto dell’antico orologio di piazza Trinità dei Monti: «Ho cominciato a lavorare a 13 anni con mio nonno. Riparo tutta l’orologeria di grandi marche, orologi antichi e moderni, e ormai ho una numerosa clientela che proviene dal rione e da altre parti della città».
Il lavoro di orologiaio è un mestiere difficile da tramandare e rischia di scomparire. Spesso i figli dei titolari preferiscono prendere altre strade. Ma Luciano è stato fortunato: ha trovato un giovane collaboratore per il suo laboratorio. Per Filippo è un sogno che si realizza: «Più che un lavoro per me questa è una passione. Tutti i giorni mi svegliavo e pensavo agli orologi, poi un giorno ho conosciuto Luciano che mi ha dato questa grande possibilità. Sono stato fortunato».
Maria Grazia Sentinelli