Nel nostro rione ha sede uno dei pochi soggetti in Italia che realizzano giornalismo basato su dati ed evidenze.
Da ‘Open parlamento’ a ‘Open municipio’ fino all’ultima analisi, centrata sul coronavirus
(Numero 31 – Bimestre giu-lug 2020 – Pagina 4,5)
I dati per offrire trasparenza, i dati per monitorare l’attività del Parlamento, i dati per fare inchieste e aprire osservatori su tematiche sociali e innescare in questo modo un processo informativo e di mobilitazione civica. Openpolis è questo e molto altro. Nata come associazione, oggi fondazione, con sede in via Merulana 19, ha fatto della raccolta, rielaborazione, messa a disposizione e racconto delle banche dati la sua bandiera da oltre 15 anni. Abbiamo intervistato il suo presidente e uno dei fondatori, Vittorio Alvino.
Come nasce Openpolis?
Nasce da un’idea e da un gruppo di amici che aveva voglia di mettere insieme la passione per la politica con quella per la tecnologia e la rete. La spinta iniziale è venuta dall’intuizione e dalla consapevolezza che il web avrebbe potuto modificare in maniera importante lo scenario dell’informazione e della politica, la gerarchia delle fonti, soprattutto in un Paese come il nostro in cui è sempre prevalso un certo tipo di giornalismo molto televisivo e basato molto spesso sulle opinioni più che sui dati, sulle fonti. Noi abbiamo voluto invertire il paradigma e rifarci a un giornalismo più di matrice anglosassone, più impegnato nella faticosa ricerca delle evidenze.
Il cosiddetto ‘data journalism’, produce informazione principalmente a partire dalla raccolta e elaborazione dei dati…
Volevamo rendere visibile ciò che già esisteva, raccogliendo informazioni pubbliche e aggregandole per dargli una forma e migliorare la trasparenza verso i cittadini, e diffondere tale cultura nei processi comunicativi e politici. Con tutte le difficoltà di chi porta avanti progetti che non hanno come obiettivo primario il profitto, ma che necessariamente deve trovare i mezzi e le risorse per restare sostenibile nel lungo termine ma anche indipendente.
Come lavora la fondazione?
Siamo una decina e al nostro interno raccogliamo tutte le competenze necessarie: di programmazione e sviluppo software, oltre che di produzione dei contenuti e di comunicazione.
Che obiettivo vi ponete?
L’informazione affidabile e di qualità, importante per il cittadino ma anche un’opportunità per chi fa politica e i suoi rappresentanti. Senza questo è impossibile ricostruire una relazione di rispetto e di fiducia tra politici e cittadini. Noi lavoriamo sul fronte pubblico, perché lì ci sono dei dati che le amministrazioni raccolgono quotidianamente sui cittadini e sulle imprese, e questi dati devono essere restituiti ai cittadini, sia per creare consapevolezza, sia perché è una ricchezza a favore delle imprese. Siamo stati tra i promotori della campagna che ha portato all’approvazione della legge per il diritto di accesso agli atti pubblici in Italia, il cosiddetto FOIA (Freedom of Information Act).
Da quando avete cominciato, il cittadino è più attivo o più attento?
Ci saremmo immaginati maggiore attivismo e verifica da parte dei cittadini o del giornalismo in generale. È necessario per questo che tutti i dati pubblici siano accessibili facilmente e direttamente. Su questo abbiamo fatto diverse campagne, perché spesso i dati sono parziali, non facilmente fruibili o presenti ma nascosti.Invece, tutte quelle informazioni che riguardano il potere politico, le attività delle pubbliche amministrazioni, la gestione delle risorse, devono essere pubblicamente accessibili. Crediamo che i dati debbano essere considerati beni comuni che appartengono a tutti e da tutti debbano potere essere utilizzati.
La trasparenza a quale livello deve arrivare?
A tutti i livelli, il cittadino/lettore/elettore deve sapere da dove vengono i soldi che sono gestiti dall’amministrazione e dove vanno a finire; chi prende le decisioni, in che maniera le prende e a vantaggio di chi? Con Openpolis puoi conoscere meglio chi ti rappresenta dal Comune al Parlamento Europeo. Abbiamo informazioni su tutti i 151.000 politici che sono in carica in Italia.
Gestione dei soldi pubblici e produttività dei politici: dare questo tipo di informazione vi avrà creato non pochi problemi…
Attraverso la piattaforma ‘Open Parlamento’ abbiamo costruito degli indici che aiutano a valutare la politica, a fare una classifica dei politici più produttivi e di quelli che lo sono meno. C’è stata un’iniziale reazione di diffidenza, molti hanno provato a dire che il nostro lavoro non valeva niente. Alla fine però da parte dei media e da parte del ceto politico abbiamo assunto questo ruolo di credibilità come organismo indipendente. Questo è proprio ciò che ci contraddistingue, ma che allo stesso tempo ci mette in difficoltà per quanto riguarda la sostenibilità del progetto. Perché se non sei ‘di qualche parte’ in questo Paese è anche difficile che tu ottenga un sostegno economico, ed ecco perché la richiesta che facciamo è rivolta principalmente ai cittadini o i politici che sposino questa filosofia.
Con un altro progetto avete anche aiutato la politica a spiegarsi meglio.
‘Voi siete qui’ che per diversi anni ha spopolato in ogni tornata elettorale. Da un po’ accantonato, era una sorta di bussola per l’elettore: in pratica, incrociavamo i programmi elettorali e le posizioni pubbliche dei partiti su 25 tematiche. Gli user facevano un test rispondendo a 25 domande e per risultato venivano collocati su un grafico più o meno vicini a un partito in base alle risposte, capendo chi li avrebbe rappresentati meglio.
Dalla politica alle amministrazioni, c’è voglia di capire di più?
Con ‘Open Municipio’ abbiamo creato una piattaforma che metta on line anche tutta l’attività del Comune, della Provincia e della Regione. In base ai dati sui centri di accoglienza dei migranti si può capire meglio come vengono accolti gli stranieri e dove ci sono più problemi (vedi i report ‘Centri d’Italia’) o attraverso i dati su scuole e asili si può analizzare come si distribuisce la piaga della povertà educativa tra i comuni e all’interno della stessa città dove si registrano anche grandi differenze, come nel caso di Roma.
Parlando di municipio, le chiedo: che rapporto avete con l’Esquilino?
Siamo partiti da San Lorenzo e oggi abbiamo sede nel rione. Abbiamo il privilegio di essere in una bella strada, piena di negozi, ben situata logisticamente, un rione culturalmente vario. A tratti è decadente e purtroppo segue né più né meno le sorti della città, pagando la presenza di molti esercizi che sono meri espositori, scatole vuote che non danno il giusto apporto alla vita e all’economia rionale. Il potenziale c’è ma non è sfruttato.
[BOX] Chi è Openpolis
Prima associazione ora fondazione, Openpolis si occupa di design, sviluppo, creazione e mantenimento di piattaforme per la visualizzazione di dati. Gli ambiti sono quelli della raccolta, cura, aggiornamento e distribuzione e rappresentazione dei dati attraverso applicazioni che li rendano comprensibili ed esplorabili. I suoi progetti più famosi sono Openparlamento, che monitora l’attività parlamentare e dei parlamentari, Openbilanci, che analizza i bilanci di tutti i comuni italiani degli ultimi 15 anni, Povertà educativa, per raccontare l’istruzione in Italia e, in collaborazione con ActionAid Italia, Accoglienza migranti, una mappatura delle strutture di accoglienza per migranti nel nostro paese, le spese dello Stato e i contratti pubblici alle realtà private che operano nel campo. L’ultima analisi, realizzata con la trasmissione di Raitre Report, è sul Coronavirus, dove si ricostruisce la fase di gestione dell’emergenza (sanitaria, economica, costituzionale sui diritti fondamentali) tra i vari decisori politici e amministrativi, la trasparenza per evitare inefficienze e abusi: in circa tre mesi dallo stato di emergenza, erano stati emanati ben 271 atti tra decreti, ordinanze, circolari etc.
Silvio Nobili