Numero 34 – Bimestre gen-feb 2021 – Pagina 3
Palmira Pregnolato e Andrea Marcelloni ci raccontano come dall’amore per l’Oriente sia nata la loro casa editrice, che ci permette di conoscere e apprezzare una realtà lontana ma sempre più vicina
Palmira Pregnolato, Andrea Marcelloni, da cosa è nata la vostra passione per l’Oriente?
Palmira Pregnolato: Sono stata sempre affascinata da tutto ciò che è altro da me. Dopo aver studiato lingue alle scuole superiori, ho deciso di studiare lingue orientali all’università. Il professore di cinese ha letteralmente stregato me e i miei compagni di corso.
Andrea Marcelloni: Dopo le scuole superiori, ho pensato di continuare con qualcosa di diametralmente opposto a quanto avevo studiato fino a quel momento. Ho iniziato per gioco e senza quasi rendermene conto ero arrivato al giorno della laurea. È proprio all’università che Palmira ed io ci siamo conosciuti…
Come e quando è nata l’idea di dare vita ad una casa editrice?
Andrea Marcelloni e Palmira Pregnolato: Quasi subito dopo l’apertura della nostra libreria, Orientalia, circa 10 anni fa. In seguito la casa editrice si è sviluppata talmente tanto da diventare la prima attività, ma avendo sia la libreria che la casa editrice, non era facile gestire entrambe. Quindi da un paio di anni la casa editrice è la nostra attività principale e, concentrando le energie solo su di essa, la tabella editoriale è bella densa.
‘Storie Esquiline’, un concorso letterario, diventato poi una raccolta di racconti, è stato il titolo che ha segnato l’inizio della nostra attività esclusivamente come editori ed è stato un piccolo successo, sia a livello di partecipazione sia di vendite. È un omaggio al rione, perché lavoriamo e viviamo qui, quindi abbiamo pensato di fare qualcosa con e per l’Esquilino. L’Esquilino è un po’ come la Cina per noi: ci ha stregati.
Quali sono stati i vostri progetti editoriali di maggior successo? E quali progetti avete per il futuro?
Palmira Pregnolato e Andrea Marcelloni: I successi maggiori, dal punto di vista commerciale, sono i volumi adottati dalle università. Le pubblicazioni che ci hanno dato maggior soddisfazione, invece, sono quelle legate alla narrativa contemporanea – ad esempio lo scrittore contemporaneo Su Tong – e il testo ‘Cinese da Strada’, un manuale di slang cinese, adottato in vari atenei e molto apprezzato da studenti e docenti. Un discreto successo lo ha ottenuto anche ‘Cinarriamo’, un concorso letterario, organizzato da Orientalia e Associna, a cui hanno partecipato italiani di origine cinese, e che ha dato vita ad un volume di racconti da noi pubblicato. È stata una grande gioia dare voce alle seconde generazioni, soprattutto perché ci fanno scoprire tanto su un mondo, quello cinese, su cui c’è ancora molto pregiudizio. È stato un bel progetto perché i ragazzi hanno dato voce ai sentimenti che la dicotomia tra il paese in cui nascono e vivono e la propria cultura d’origine suscita. Abbiamo inoltre scoperto un nuovo scrittore: un ragazzo dell’Esquilino, autore di due racconti pubblicati nella raccolta; a breve pubblicheremo un suo romanzo.
Siamo anche molto soddisfatti dei rapporti allacciati con editori, traduttori e autori cinesi. Gli editori sono molto interessati acché i propri autori vengano conosciuti in Italia, paese ritenuto culturalmente importante.
In futuro pensate di dare spazio ad altre lingue oltre il cinese?
Andrea Marcelloni e Palmira Pregnolato: Perché no? Ci chiamiamo Orientalia perché siamo interessati a tutto l’Oriente e l’Estremo Oriente. Nel 2010 abbiamo pubblicato una raccolta di saggi sulla letteratura femminile dello Yemen, per il quale ci eravamo affidati a Isabella Camera d’Afflitto, una delle maggiori arabiste italiane. Ma il limite che abbiamo è quello di essere solo in due ed entrambi sinologi, quindi il nostro contributo può andare solo in quella direzione. Vorremmo ampliare lo staff, in modo tale che ognuno possa occuparsi di un settore specifico.
Perché oggi un italiano dovrebbe studiare il cinese? È una lingua per tutti?
Andrea Marcelloni: Oggi il cinese è una lingua che viene studiata soprattutto per motivi economici, ma anche per moda. Chi la studia solo per moda, dopo un po’ abbandona. Spesso sono i genitori dei ragazzi che spingono allo studio di questa lingua, la lingua del futuro e, comunque, quella più parlata al mondo. Ma per avere maggiori opportunità dal punto di vista lavorativo, sarebbe utile affiancare lo studio del cinese ad altre discipline, ad esempio architettura, ingegneria, eccetera…
Palmira Pregnolato: Il cinese non è una lingua per tutti. È una lingua piena di meandri ed è in continua evoluzione. I cambiamenti sono repentini, perché si lavora molto con internet e i social. Quindi, anche mentre si studia, si scopre sempre qualcosa di nuovo. Bisogna inoltre avere una grande passione e molta curiosità per scoprire una lingua e un modo di pensare diametralmente opposti rispetto al nostro.Studiare il cinese, la cultura della Cina, al di là dello sbocco lavorativo, è sicuramente una fonte di arricchimento personale e porta ad ampliare i propri orizzonti culturali.
Antonia Niro