Nel 1870 Roma diventa capitale del regno d’Italia e nasce ufficialmente il XV rione della città, l’Esquilino. Da zona periferica, di ville aristocratiche, orti e conventi si trasforma nell’area deputata ad ospitare i nuovi funzionari e le loro famiglie
(Numero 55 – Bimestre set-ott 2024 – Pagina 1,4)
Il 20 settembre 1870 i bersaglieri del generale Cadorna, dopo un cannoneggiamento di ore, entrano in città dalla breccia di Porta Pia senza trovare resistenza. Alle due del pomeriggio il generale pontificio Kanzler firma a villa Albani la capitolazione della città. Pio IX ha ceduto alla violenza delle armi e dopo un’opposizione puramente simbolica si è ritirato in Vaticano. Roma è conquistata alla causa italiana e inserita nella struttura istituzionale dello Stato con il ruolo di città capitale. Il sogno risorgimentale di tanti patrioti si è finalmente avverato.
Roma al 1870 è una città con più di 220 mila abitanti e, al momento del passaggio da capitale dello Stato pontificio a capitale del regno d’Italia, si presenta come una modesta realtà di provincia, con qualche servizio pubblico e poche infrastrutture. Roma è comunque una città fortemente connotata, organizzata secondo un’ottica policentrica: al Laterano, Vaticano e Campidoglio si sono aggiunti successivamente il Quirinale e Castel Sant’Angelo, espressioni di un potere pontificio diversificato tra ecclesiastico e religioso, governativo e municipale, militare e giudiziario. Gli assi sistini – i viali rettilinei che a partire dalla fine del Cinquecento collegano in un intreccio strutturato le polarità urbane – ne innervano il territorio con la loro particolare e caratteristica spazialità barocca.
Per adeguarsi al nuovo ruolo di capitale d’Italia e accogliere le migliaia di famiglie che da Firenze si trasferiranno a Roma, il 6 marzo 1871 viene deliberato l’ampliamento della città verso le alture orientali, sui colli esquilini in parte urbanizzati e definiti strutturalmente già dalla fine del Cinquecento. La parte edificata dentro le Mura Aureliane occupa appena 400 ettari ed è localizzata soprattutto nell’ansa del Tevere, al Campo Marzio e nel tridente barocco, in un’area pianeggiante stretta tra il fiume e le colline del Pincio, del Quirinale e del Campidoglio. A partire dalla fine del Cinquecento si è estesa anche verso le colline orientali, alle pendici dell’Esquilino, le cui sommità – i colli Cispio, Fagutale e Oppio – ‘si allargano come le dita di una mano’.
Il 14 settembre 1871 il Consiglio comunale approva il piano urbanistico dell’Esquilino tra via del Viminale e viale Manzoni, che prevede 24-28 mila abitanti con una densità di 600-700 abitanti per ettaro. L’area si presenta orograficamente mossa con pendenze fra l’1% ed il 3% e dispone di riserve idriche in abbondanza con ben ‘due qualità di acque’: l’acqua Felice e l’acqua Marcia. Il piano prevede una grande piazza sul lato arrivi della stazione Termini, assunta a porta di accesso alla nuova Roma, con l’innesto di un tridente verso la basilica di Santa Maria Maggiore, formato da tre grandi arterie, verso il nuovo ‘quartiere’ Esquilino, verso via del Viminale e verso il centro (via Cavour) come primo tratto di una grande strada che deve congiungersi con la vecchia Roma. Facendo riferimento alla viabilità esistente, il piano di Esquilino conferma alcuni elementi strutturanti della Roma barocca voluta dai pontefici. Via di Santa Croce in Gerusalemme stabilisce infatti l’andamento della scacchiera di piano diventandone l’asse portante mentre via Merulana genera il proprio raddoppio con la parallela via Emanuele Filiberto, la quale, partendo da piazza San Giovanni in Laterano, ne definisce il baricentro con una nuova grande piazza, a quasi metà del percorso tra Santa Maria Maggiore e Santa Croce in Gerusalemme, dedicata a re Vittorio Emanuele II. Piazza Vittorio, quindi, come cuore del nuovo Esquilino, con al centro il monumento ‘al gran re’, raccordo tra la città vecchia e la città nuova.
Il 26 marzo 1872, la Giunta comunale stipula con l’Impresa dell’Esquilino una Convenzione urbanistica relativa alla prima zona (circa 22 ettari, poco più della metà dell’intero ‘quartiere’) e pochi mesi dopo, il 19 ottobre, l’impresa inizia i lavori per i primi sette grandi corpi di fabbrica tra via Cavour e piazza dell’Esquilino e via Principe Umberto, via Principe Amedeo e viale Principessa Margherita (oggi via Giovanni Giolitti). Successivamente, nel corso del 1873, avvia una seconda tranche relativa ad altri 26 caseggiati per 2.500 vani, interessando nuovi isolati, tra via Principe Amedeo, via Gioberti, viale Principessa Margherita e via Carlo Cattaneo e tra via Cavour, via Principe Amedeo, via Manin e via Farini.
Contrassegnato negli atti ufficiali,
statistici e toponomastici,
con la sigla rione I/E
Via via che i fabbricati vengono ultimati ed abitati (sono tutti edifici di sei piani fuori terra) nasce l’esigenza di rendere autonomo il rione Esquilino – che all’epoca comprende anche Castro Pretorio e Viminale – staccandolo dal rione Monti. Nel corso del 1874 in occasione della ripartizione del territorio comunale in più circoscrizioni giudiziarie, viene data ufficialmente vita al nuovo rione Esquilino (il n. 15) contrassegnato negli atti ufficiali, statistici e toponomastici, con la sigla rione I/E. Il nuovo rione, di quasi 3 milioni di metri quadri, comprende tutto il territorio posto tra via XX Settembre, le Mura Aureliane (da Porta San Lorenzo a Porta San Giovanni), la basilica di San Giovanni, via Merulana e via Quattro Fontane (lato destro) ed è quindi costituito dai nuovi quartieri ancora in costruzione del Castro Pretorio, Viminale ed Esquilino.
Nel 1921 l’Amministrazione comunale, creando il nuovo rione di Castro Pretorio, che include anche Viminale, ridimensionerà notevolmente l’Esquilino che rientra così in confini più ridotti, gli stessi che lo delimitano tutt’oggi.
Carmelo G. Severino