Prima della bomba

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Il recente e acclamato film ‘Oppenheimer’ e i conflitti in corso hanno riportato interesse sulla realizzazione dell’atomica. Uno dei protagonisti di questa storia fu il Nobel italiano per la fisica Enrico Fermi, ex alunno di quello che poi diventerà il Liceo Pilo Albertelli. La sua vita e i suoi esperimenti sono raccontati in modo sorprendente nel laboratorio-museo con sede nel complesso del Viminale, che Il Cielo ha visitato per voi
(Numero 54 – Bimestre lug-ago 2024 – Pagina 1,3)

Nel pluripremiato film Oppenheimer viene dato un ruolo marginale a un personaggio chiave della vicenda interpretato dal poco conosciuto attore Danny Deferrari. Il maestro del cinema britannico Christopher Nolan ha scelto di dare un ruolo secondario a un genio italiano della fisica dal nome di Enrico Fermi, seppure la storia del progetto Manhattan inizi proprio con lui.
La storia di Enrico Fermi comincia a Roma dove nacque e lavorò per un lungo periodo dopo i suoi studi alla Normale di Pisa. Nel 1927 si iniziò a costituire un gruppo che fece la storia della fisica italiana, si chiamavano i ragazzi di via Panisperna’, dal nome della via dove Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo, Franco Rasetti, il chimico Oscar d’Agostino ed Ettore Maiorana effettuavano i loro esperimenti. Fecero importanti scoperte, in particolare studiarono la radioattività con apparecchiature basilari e materiali che compravano al mercato rionale, e furono i primi a realizzare la fissione nucleare, senza neanche accorgersene. Ciononostante, con un lavoro meticolosissimo, riuscirono a valorizzare il centro di ricerca che speravano e a ritagliarsi una posizione centrale nel mondo della fisica nucleare.
Un modo per conoscere meglio il lavoro e la vita di Fermi e di questi ‘Avengers della fisica’ lo abbiamo a pochi passi dall’Esquilino, al Museo Storico della Fisica Centro Studi e Ricerche ‘Enrico Fermi’, in via Panisperna 89/A, con accesso su prenotazione da piazza del Viminale. Il museo offre percorsi interattivi per scoprire l’incredibile mondo della fisica, reso a portata di tutti. È frutto di un duro lavoro di semplificazione di concetti molto complessi, attraverso sistemi immersivi che permettono sia una rapida comprensione, sia uno sbalordimento legato alla componente visiva che ne deriva. È adatto a tutti, bambini, ragazzi o adulti senza conoscenze pregresse e cattura lo sguardo.
Fermi non era solo un grande scienziato, era anche consapevole dell’importanza della dimensione comunitaria della scienza. Riuscì a creare un contatto tra i più importanti fisici dell’epoca, da cui nacque un dialogo propedeutico alle scoperte scientifiche che ne seguirono.

La miopia e l’odio fascista
privano l’Italia di Fermi
e del suo primato
nella fisica nucleare

In quegli anni la storia della politica fascista finisce per intrecciarsi inestricabilmente con la vita dello scienziato romano, ed è qui che possiamo trovare l’origine della storia della bomba atomica. Per una strana coincidenza, il giorno in cui in Italia venivano annunciate le leggi razziali fu lo stesso in cui veniva comunicato a Enrico Fermi che aveva vinto il Nobel, il più ambito riconoscimento del mondo scientifico, istituito dall’inventore della dinamite. In quel giorno Enrico Fermi decise che in Italia non sarebbe più tornato. Era il 10 novembre 1938.
Fermi non era ebreo e scappare dall’Italia fascista non sarebbe stato facile, soprattutto per uno tra i più noti scienziati al mondo. Sua moglie invece, ebrea, voleva rimanere in Italia. Era la figlia dell’ammiraglio Augusto Capon e pensava che ciò potesse proteggerla. Fu una decisione difficile ma dettata dalla necessità di proteggere la propria famiglia dagli orrori che l’Italia avrebbe vissuto. Da Stoccolma partirono per l’America. Enrico Fermi, la moglie Laura e i giovani Giulio e Nella sbarcarono a New York il 2 gennaio 1939.
Un altro fattore fondamentale per comprendere questa partenza fu la scarsità dei fondi che l’Italia riconosceva alla ricerca scientifica. Da diversi anni Fermi cercava i finanziamenti necessari per proseguire i suoi studi, ma l’intero gruppo di ricerca veniva costantemente affossato dal partito fascista, interessato soprattutto a destinare maggiori risorse in funzione bellica (ironico e miope, visto che le ricerche di Fermi portarono alla realizzazione dell’arma per eccellenza). Gli Stati Uniti invece – come mostrato nel film di Christopher Nolan – erano terreno fertile per la ricerca e in particolare per la fisica nucleare.
Il 2 dicembre del 1942 alle 14:20 fu pronunciata la famosa frase che comunicava un’importante scoperta, intercettata dai nazisti ma fortunatamente mai decifrata: ‘Il navigatore italiano è giunto nel nuovo mondo’. All’Università di Chicago, Fermi e il suo gruppo di studio avevano infatti attivato la Chicago Pile 1, cioè il primo reattore a fissione nucleare autoalimentato, una pila radioattiva che diede il via a un’era, a un ‘nuovo mondo’. Dalle basi gettate da questo reattore iniziò il progetto Manhattan e fu proprio per la capacità del reattore di autoalimentarsi che si pensò che l’esplosione della bomba nucleare potesse bruciare uno stato intero se non l’intera atmosfera terrestre. Col senno di poi, quella famosa frase sembra raccontare una storia diversa: quella di un salvatore, di un eroe, di un esploratore oppure quella di un immigrato, di un cervello fuggito. Tematiche tutt’ora attuali e controverse.
Fermi venne incluso in tutti i progetti americani in materia di nucleare. Anche nel progetto Manhattan fu incaricato di gestire il gruppo F, che tentò di realizzare la prima fusione nucleare ma fu poi accantonato prima del raggiungimento del suo obiettivo. Enrico Fermi rimase comunque una figura fondamentale del progetto Manhattan.
La carriera e le pubblicazioni di Fermi non si fermano al nucleare e le sue ricerche sono continuate in altri campi dopo la fine della guerra. Morì giovane nel 1954, a 53 anni, probabilmente per ragioni correlate agli effetti dei suoi esperimenti. Prima di morire tornò in Italia due volte, la prima nel 1949 per partecipare a un convegno sui raggi cosmici. La seconda visita la fece quando la sua malattia era già critica e si recò nel nord Italia nel 1954 per una serie di lezioni.

Nucleare è pregresso, non è solo bomba

Lo avrete capito, se Oppenheimer è il genitore uno della bomba atomica, il genitore due è Enrico Fermi. Uno e due non sono un ranking, molto chiaramente, bensì una considerazione sul fatto che senza l’uno e senza l’altro la bomba nucleare non sarebbe esistita. Certo può sembrare non bello volersi attribuire la scoperta dell’arma più distruttrice di tutti i tempi ma non è importante l’appropriazione di per sé, bensì tutto l’iter di conoscenze che porta all’aver costruito un’arma (sfortunatamente viviamo in un mondo in cui molti finanziamenti per la ricerca vengono dal settore bellico).
Ma per fortuna la ricaduta di queste ricerche non sono solo in ambito bellico: senza queste scoperte oggi non parleremmo di energia nucleare o di altri elementi della vita quotidiana che neanche immaginiamo.
In conclusione, Enrico Fermi non fu un semplice personaggio minore di una trama cinematografica ma fu un protagonista nel mondo della fisica nucleare, così importante che Oppenheimer vinse nel 1963 un premio chiamato ‘Premio Enrico Fermi’.
È possibile visitare il Museo ‘Enrico Fermi’ prenotando una visita di gruppo o in uno degli open day previsti dal suo calendario.
Tutte le info per le visite https://museum.cref.it.

Luca Marengo